Difficile immaginare la reazione degli antichi pretendenti a prestigiose eredità quando venivano privati dell’agognato sogno di tutta la vita. Questa storia affonda le radici a fine ‘800, e il suo protagonista è Luigi di Rovasenda, conte, che si vide negato l’accesso alla proprietà del Castello di Rovasenda, decidendo poi di costruirne uno uguale in proprio.
Era il 1170 quando Alberto di Rovasenda iniziò la costruzione di un favoloso castello, che aveva lo scopo di difendere la città dagli attacchi nemici, in un insediamento secolare. Negli anni la destinazione del castello mutò più volte: prima divenne un’abitazione signorile, poi il fulcro di attività economiche e agricole. Fu verso la fine del XIX secolo che Rovasenda vide la costruzione di un nuovo castello, identico a quello preesistente, grazie a un’idea che a molti apparve folle.
Luigi di Rovasenda era originario della zona di Ivrea, ma era imparentato con la famiglia dei Rovasenda, ed era convinto che un giorno avrebbe ereditato il castello della sua famiglia. Sfortunatamente per lui si scoprì che non era un discendente diretto di Alberto di Rovasenda, di conseguenza il castello tanto desiderato non sarebbe mai stato suo.
In quel periodo sono immaginabili violentissime dispute familiari, su cui oggi possiamo solo fantasticare. Il Conte Luigi voleva ottenere a tutti i costi il castello per dare alla promessa sposa, Caroline Ashburner Nix, figlia di un armatore inglese, una vita lussuosa degna di una regina. Ci mise probabilmente lo zampino anche Caroline nei fatti che seguirono, perché forse minaccio Luigi di lasciarlo qualora non avesse avuto un castello nel quale abitare.
Il conte diede inizio a una delle più strane idee costruttive mai partorite
Il nobile chiamò il famoso architetto torinese Carlo Nigra, e gli ordinò di progettare e costruire un castello identico a quello centrale, ma più bello e più grande dell’esistente. Inoltre, per far morire d’invidia i parenti, gli commissionò la costruzione nei terreni di sua proprietà più vicini all’altro castello. In questo modo, ogni giorno i suoi famigliari avrebbero dovuto osservare la sua nuova proprietà, molto più nuova e grande della loro.
Così, facendosi finanziare dalla ben più ricca moglie, il folle progetto del conte prese il via
Il castello gemello venne costruito tra 1901 e il 1904. Era bellissimo, al suo interno vi si potevano trovare splendidi affreschi e mobilio di pregio. Il conte e sua moglie passarono il resto dei loro giorni all’interno della loro bizzarra creazione, rintanandosi all’interno anche durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Il conte Luigi morì nel 1940, prima quindi che la Seconda Guerra raggiungesse queste zone, e fu seguito pochi anni dopo dalla moglie, che aveva abbandonato il castello durante la Seconda Guerra Mondiale. All’interno delle sue stanze vi trovarono rifugio alcuni partigiani, ospitati dalla moglie del Conte, ma venne abbandonato definitivamente nel 1955, quando il portone si chiuse per l’ultima volta.
Degli oggetti interni alla “meraviglia” fatta costruire dal Conte rimane ben poco. Ladri e vandali hanno nel tempo depredato un piccolo gioiello italiano, e a sparire è stato persino un pozzo, le cui pietre sono state asportate per costruirne un altro in un luogo diverso. Gli eredi del conte riacquistarono la proprietà alcuni anni fa ma, dopo aver rifatto il tetto, furono costretti a rivenderla per le elevatissime spese di gestione e ristrutturazione. Oggi il nuovo Castello di Rovasenda riposa sornione accanto al suo gemello di 900 anni più anziano, in attesa di conoscere il proprio destino.
Il castello è infatti finito all’asta nel 2018, a fine Settembre, con una base che partiva da 436.000 euro circa.
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Tutte le fotografie sono di Sonia Ricchetti, aiutata nell’esplorazione dall’amico Riccardo.