Il Caso Murri e il processo alla “Gente Perbene”

Augusto Murri fu uno dei medici più famosi del suo periodo, non solo in Italia ma in tutta Europa, un vero luminare della scienza medica. Il Dottor Murri era di Fermo e qui nacquero i suoi due figli, Teodolinda, detta Linda, e Tullio. Sia il padre sia il fratello adoravano Linda, che venne educata in modo estremamente laico e progressista. Linda aveva avuto una breve storia d’amore con un allievo del padre, Carlo Secchi, poi finita nel nulla, e aveva in seguito conosciuto il Conte Francesco Bonmartini di Padova, che le fece una corte serrata.

Dottor Augusto Murri:

Nonostante l’iniziale indecisione, Linda accettò di sposarlo nel 1892, all’età di 21 anni. Il marito si rivelò gretto e prepotente, non era ricco come aveva sostenuto e il palazzo di Padova, dove Linda doveva, secondo il marito, restare confinata, era un edificio tutt’altro che elegante e comodo.

Conte Francesco Bonmartini

Divenne abbastanza ovvio che l’interesse del conte non era tanto per la moglie quanto per il prestigio e la posizione del suocero. Bonmartini infatti non era neppure diplomato ma ambiva a laurearsi in medicina. Chiese quindi aiuto al dott. Murri per ottenere l’accesso all’università. Murri glielo negò, ma in qualche modo il conte riuscì a laurearsi.

La coppia nel frattempo si era trasferita a Bologna, dove il dott. Murri era rettore dell’università, e nel frattempo aveva avuto due figli. Il fratello di Linda, Tullio, avvocato di forti sentimenti socialisti, passava molto tempo con la sorella, la quale gli confidava le miserie del suo matrimonio.

Avvocato Tullio Murri:

I litigi fra i coniugi Bonmartini erano sempre più aspri, e nel 1899 Linda ottenne la separazione. Poco tempo prima aveva ritrovato il suo vecchio amore, il dott. Carlo Secchi, e i due erano diventati amanti.

Il matrimonio le era diventato intollerabile

Nonostante il tradimento i due coniugi si riappacificarono, probabilmente dietro forzatura del Dott. Murri, ma in verità ognuno continuava a fare la propria vita da separati in casa.

Dopo la laurea, Bonmartini aveva cominciato a fare pressioni su Linda affinché convincesse il padre a prenderlo come assistente. Quando, non riuscendo ad ottenere l’ambito incarico, arrivò a minacciare Linda di tornare a Padova e di portarle via i figli se il suocero non l’avesse accontentato, il fratello Tullio arrivò alla conclusione che l’unico modo per salvare la sorella fosse togliere di mezzo il Bonmartini.

Linda Murri:

Carlo Secchi, desideroso di tenere per sé l’amante, procurò a Tullio del curaro e il piano era tutto fuorché un omicidio silenzioso. L’idea era che Tullio iniziasse a lottare con Bonmartini e che Rosina Bonetti, governante di Linda e amante del fratello, gli iniettasse il veleno.

Il piano andò in fumo perché Bonmartini era molto più prestante di Tullio, ma questo non fece desistere la compagnia dal proposito di uccidere il familiare indesiderato

Tullio nell’agosto del 1902 cercò la complicità di Pio Naldi, giovane medico squattrinato, affinché lo aiutasse a uccidere Bonmartini. Il giovane non accettò, anche se non si preoccupò di avvisare la polizia dei piani di Tullio.

Dottor Carlo Secchi:

Il 2 settembre la portinaia dello stabile, sentendo un odore nauseabondo provenire dall’appartamento, contattò Tullio, dato che Linda e i figli erano in vacanza, ma l’uomo non aveva le chiavi. Sfondata la porta, la polizia ritrovò il cadavere di Bonmartini, già in avanzata decomposizione, ucciso da 13 coltellate. L’appartamento era sottosopra come se si fosse trattato di una rapina.

La polizia iniziò le indagini e scoprì che Linda aveva un appartamento nelle vicinanze, affittato sotto falso nome, dove si incontrava con l’amante Carlo Secchi. Dopo la scoperta del cadavere la donna fuggì in Svizzera con i figli.

Tullio confesso l’omicidio al padre, che lo denunciò

La lettera di confessione sosteneva che lui, insieme alla Bonetti e a Naldi, aveva ucciso Bonmartini durante un alterco e che le chiavi di casa le aveva fornite Linda alla Bonetti. Dopo aver scoperto i fatti, Augusto Murri si recò in Svizzera a riprendere la figlia e i nipoti, riportandoli in Italia.

La compagnia di omicidi fu tutta arrestata: Tullio e Linda Murri, Carlo Secchi, Pio Naldi e Rosina Bonetti

La sordida vicenda destò un enorme scandalo, sia per le persone coinvolte, la gente perbene, sia per la ‘amoralità’ della storia. Ne parlarono tutti i giornali italiani e anche la stampa estera.

Pio Naldi:

Incredibile pensare all’alta borghesia, laica e progressista, coinvolta in un omicidio terribile.

Si provò perfino a coinvolgere Augusto Murri, del tutto estraneo alla vicenda

Il processo da Bologna venne trasferito a Torino per legittima suspicione, ed iniziò nel febbraio 1905. Nella storia erano presenti tutte le componenti per far aumentare le tirature dei giornali:

Il veleno, le coltellate, gli amanti, il fratello con il suo attaccamento morboso alla sorella

I Murri erano già condannati dalla gente comune, quasi a dimostrazione della perversità della borghesia. Al processo parteciparono diversi staff di avvocati, centinaia di testimoni, e per la prima volta in Italia vennero interpellati persino i periti psichiatrici.

Il processo si concluse in agosto con la condanna di tutti gli imputati. Tullio Murri fu condannato a 30 anni per omicidio, Pio Naldi a 30 per complicità, la Bonetti a soli 7 anni per complicità mitigata dalla semi infermità mentale e finì in manicomio. L’amante di Linda, Carlo Secchi, fu condannato a 10 anni e morì in carcere.

Linda Murri fu condannata a 10 anni per complicità ma fu assolta dall’accusa di essere la mandante, e venne graziata dopo solo 8 mesi, nel 1906, da Vittorio Emanuele III, probabilmente per riconoscenza ad Augusto Murri che aveva salvato la Principessa Mafalda dal tifo. Linda si risposò, visse fra Porto San Giorgio e Roma e morì nel 1957. Tullio uscì dal carcere nel 1919 e morì nel 1930, due anni prima del padre.

Dalla vicenda venne realizzato il film “Fatti di gente perbene”, del 1974, con Giancarlo Giannini che interpreta Tullio, Catherine Deneuve nei panni di Linda per la regia di Mauro Bolognini.

Alla vicenda però c’è stato un seguito recente, riportato alla luce dalla figlia di Tullio, Gianna Murri, nel suo libro “La verità sulla mia famiglia”. Secondo Gianna, suo padre, dopo la scarcerazione, scrisse la storia della vicenda con istruzione di non renderla nota se non dopo la morte del padre.

Nelle sue memorie Tullio sostenne che non fu lui a commettere l’omicidio, ma che arrivò a casa Bonmartini quando il cognato era già morto. Il colpevole, che avrebbe confessato al prete il delitto prima di morire, era un tale, La Bella, ed era l’amante di una cameriera di Linda.

Essendo Tullio convinto che la mandante fosse la sorella, aveva confessato, prendendosi la responsabilità dell’omicidio, non tanto per salvare Linda quanto per evitare al padre un dolore così grande di sapere l’adorata figlia colpevole. Le memorie però non erano più disponibili dato che Gianna, in ristrettezze economiche, le aveva vendute alla zia Linda, la quale, se quanto scritto fosse stata la verità, avrebbe avuto tutto l’interesse a distruggerle.


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