Il caso dei diavoli di Loudun: la possessione diabolica di un intero convento

Loudun è un piccolo centro abitato in Francia, a circa 315 chilometri a sud-ovest di Parigi, nell’attuale regione della Nuova Aquitania.

La localizzazione di Loudun (Immagine da Google maps)

Sede di un convento di suore, nel ‘600 fu teatro di uno dei casi di possessione diabolica più famosi nella storia. Nel processo per eresia che ne seguì, per bocca della sua ospite, si narra che testimoniò Satana in persona, di cui si conserva ancora la firma, vergata nel patto stipulato con l’imputato. La vicenda ebbe grande risalto anche negli anni a venire, tanto che grandi scrittori, autori teatrali e registi cinematografici l’hanno raccontata.
Vediamo cosa accadde.

Loudun, “zona di caccia” di padre Urbain Grandier, prete donnaiolo

Padre Urbain Grandier era uno strano prete. Curato a Loudun dal 1617, aveva fama di essere tutt’altro che un uomo di chiesa. Era in effetti un gran donnaiolo. Già nel 1630 era stato arrestato per varie denunce di seduzione da parte di fanciulle del paese e condannato alla penitenza e all’esilio dalla cittadina francese. La sua influenza presso l’arcivescovo di Bordeaux, Henri de Soublis, lo aveva però salvato una prima volta.

Padre Urbain Grandier in un’incisione dell’epoca (Immagine di pubblico dominio via Wikipedia)

Un anno dopo, Jeanne des Anges, madre superiora del locale convento di clausura delle Orsoline, cominciò ad interessarsi a lui. Anch’essa non era una donna molto propensa a faccende spirituali: voleva intessere una relazione carnale con lui. Ma padre Urbain, pur allettato dalla proposta di diventare direttore spirituale del convento, non accettò l’incarico, facendo gentile omaggio alla donna di un mazzo di rose scarlatte.

Essendo stato “pizzicato” un anno prima a condurre una vita contraria ai voti che aveva preso, forse temeva che un coinvolgimento del genere sarebbe stato fatale per la sua futura carriera. A quanto pare avrebbe deciso di entrare lo stesso nelle stanze delle suore, ma in un modo molto diverso, come vedremo.

Cominciano i guai

In quello stesso 1631, il re di Francia, Luigi XIII, influenzato in modo determinante dal suo ministro, il potente Cardinale Richelieu, volle abbattere la società feudale per instaurare un regime assolutistico. Per far questo doveva, anche fisicamente, rendere indifesi i signori e le autonomie locali: vale a dire demolire fortezze e mura che li potevano proteggere dal sovrano che intendeva minare la loro indipendenza. Loudun fu uno dei centri abitati interessati da questo provvedimento.

La Torre Quadrata di Loudun, probabilmente uno dei pochi resti delle antiche fortificazioni (Immagine condivisa su licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia)

Il barone De Laubardemont, incaricato di sovrintendere la demolizione delle mura della cittadina trovò l’opposizione proprio del curato Grandier, forse geloso del suo strapotere all’interno della comunità.

Il nobile, alla ricerca di un modo per sbarazzarsi di quel prete tanto insolente, venne a sapere da un suo rivale, il canonico Mignon, dei suoi trascorsi di vita, e decise di ingaggiarlo per farlo andare via, stavolta definitivamente, con la promessa di affidare a lui la cura delle anime di Loudun.

Mignon ben presto venne a sapere una storia davvero singolare: nel convento di clausura delle Orsoline la badessa era completamente impazzita, dando segni di isterismo e rifuggendo i doveri religiosi. Non solo: questo fenomeno stava ormai contagiando tutte le sue consorelle che davano segni di pesante squilibrio mentale.

Forse aveva trovato il modo di sbarazzarsi di padre Urbain. Dovendo aver cura delle anime del paese, infatti, poteva dimostrare la sua trascuratezza nella sua opera e farlo mandare via.

Padre Mignon era convinto che la cattiva influenza del curato fosse la causa delle stranezze del convento. Cercò di calmare gli animi ma non ci riuscì. Le suore erano come indemoniate. Non sentivano ragioni, rifuggendo la preghiera e la celebrazione eucaristica, offendendo o tentando di aggredire chiunque.

Per questo inviò padre Barre a Loudoun. Costui era un grande esorcista, famoso per aver risolto molti casi, insomma una specie di padre Amorth dell’epoca. Ma non era preparato, con ogni probabilità, a quello che accadde.

Il convento di Loudon indemoniato

Padre Barre focalizzò la sua azione sulla madre superiora. Suor Jeanne sembrava la fonte delle isterie delle altre consorelle. E agì come sapeva.  Il problema, però, era veramente duro da risolvere.

La madre superiora accusò apertamente padre Urban Grandier di aver fatto entrare il diavolo in lei. Fece anche il nome dello spirito che la possedeva: era Astaroth, potente signore delle legioni infernali, vicino a Satana in persona per autorità. La circostanza fu confermata dalle altre sorelle senza dare altre spiegazioni.

Dopo molti tentativi padre Barre, esorcista di chiara fama, si arrese. Non riusciva a scacciare i demoni. Furono interpellati altri sacerdoti specializzati in questo campo ma senza particolare successo. Le suore continuavano con il loro folle comportamento, accusando padre Urbain di aver praticato loro un maleficio.

Padre Mignon, vista la difficoltà, cercò di eradicare il problema alla radice. Le suore accusavano padre Urbain, e quindi era lui la causa di tutto. Fu processato da un tribunale ecclesiastico, ma le accuse mosse al curato erano troppo assurde e non avevano prove.

“Se ho fatto un patto col diavolo dov’è la prova? Dove sono i libri magia nera o le tracce di rituali satanici? Trovateli, trovate le prove.”

si difese Urbain Grandier, sfidando al contempo i suoi accusatori, che però perseveravano con la loro convinzione. Le suore, nel loro delirio, nominavano il sacerdote e un motivo doveva pur esserci, questa era la loro tesi.

Nel 1632 si mise di mezzo l’arcivescovo di Bordeaux, che già aveva salvato Grandier nel 1630: quel processo era costruito sul nulla ed era inutile celebrarlo. Anche se il problema del convento indemoniato permaneva, i guai per il curato erano dunque finiti. Forse.

Ancora guai per il curato di Loudun

Padre Urbain, curato di Loudun, era più che mai il signorotto di quella cittadina. Certo le suore Orsoline davano preoccupazioni, ma era una cosa che non lo riguardava: non c’erano prove a suo carico. Il suo potere era saldo, le belle fanciulle alla sua portata.

Non sappiamo per quale motivo decise di complicarsi la vita, forse per spavalderia forse per far carriera, ma decise di giocare una carta molto pericolosa, nel braccio di ferro contro il potere centrale francese.

Armand-Jean du Plessis, cardinale di Richelieu, dipinto di Philippe de Champaigne, 1640, National Gallery, Londra (Immagine di pubblico dominio via Wikipedia)

Nel 1634 arrivò ad accusare il cardinal Richelieu di aver architettato la faccenda di suor Jeanne e delle consorelle per screditarlo. Era una manovra politica, soltanto questo. Come abbiamo visto, non aveva tutti i torti. Il nemico che aveva scelto per il suo attacco, tuttavia, era fin troppo potente.
Di rimando, il cardinale lo accusò di stregoneria, facendo leva sul mai sopito isterismo delle suore di clausura, più che mai indemoniate.

Padre Urbain venne arrestato. L’accusa era la stessa di due anni prima: se le donne, oltre ai nomi dei demoni che le possedevano pronunciavano anche il suo, doveva per forza essere implicato nella vicenda.

Ormai con le spalle al muro, il curato di Loudun propose di fare un confronto con le suore. Si fece portare una bibbia, acqua santa, paramenti sacri. Alla presenza delle indemoniate avrebbe condotto lui stesso un rituale di esorcismo. Se fosse riuscito nel suo proposito sarebbe stato scagionato da tutte le accuse, avrebbe vinto la sua battaglia. Chissà, fantasticava, magari avrebbe anche ricevuto un premio, una nomina importante nelle gerarchie ecclesiastiche. Di sicuro, era il solo modo di aver salva la vita, poiché, se riconosciuto colpevole, sarebbe finita molto male per lui.

Nella chiesa di Saint-Croiz ci fu finalmente l’incontro.

Le donne, appena lo videro, si gettarono su di lui, aggredendolo. Urlavano parole senza senso, lo mordevano, lo graffiavano. Sembravano dotate di forza sovrumana, prese da un’indicibile collera contro il sacerdote.
Il confronto, come si può intuire, era andato decisamente male.

La fine di Padre Grandier

La sorte di padre Urbain era chiaramente segnata. Tuttavia provò ancora la carta della mancanza di prove. Che prova poteva essere il vaneggiamento di alcune suore pazze? Magari erano diventate folli per esser state troppo chiuse in convento a pregare. Fu torturato, ma senza successo: non aveva niente da confessare.

Durante un’udienza della madre superiora, suon Jeanne, la verità venne finalmente a galla. I verbali del processo ci indicano che fu Satana stesso a parlare per bocca della donna, da cui uscivano parole con uno strano tono, maschile e marcato, intervallato dal ringhiare come di una bestia.

Il maligno svelò di fronte ai giudici il suo orrendo maleficio.

La possessione, dichiarò lo spirito, era avvenuta tramite il mazzo di rose consegnato anni prima alla suora. Attraverso di esso il demonio era potuto entrare in quel luogo santo, assieme ad altri sette spiriti malvagi, per poi infestare le altre monache. Padre Urbain, grazie al loro apporto dei diavoli, riusciva a penetrare nottetempo nel convento passando attraverso i muri, per abusare delle povere abitanti del convento.

“Sciocchezze, non ci sono prove!”

protestò l’imputato.

Le due pagine del patto col diavolo di Padre Urbain, immagine tratta da un libro tedesco (purtroppo la prima parte si vede molto male, se ne trovano di migliori in rete) (Immagine di pubblico dominio via Wikipedia)

Il demonio in persona lo smentì, dando indicazione per trovare la pergamena con lo scellerato patto, firmato dall’uomo stesso, da Satana e da altri sette demoni (fra cui “Astaroth”, “Leviathan” e “Asmodeo”).

Tale testo, agli atti del processo, risulta essere uno dei più famosi documenti della demonologia. Anche se il linguaggio è incomprensibile (chi scrive ha provato anche a leggerlo allo specchio, ma con scarsissimo successo, complici anche le pessime copie a sua disposizione) le firme in calce alla seconda pagina erano chiare: era la prova regina. Il cardinale Richelieu aveva vinto.

Padre Urbain non confessò mai e si rifiutò ostinatamente di confermare quanto scritto nella misteriosa pergamena. Ma ormai la sua sorte era segnata: il 18 agosto 1634 morì arso sul rogo, condannato per stregoneria.

L’esecuzione di Padre Urbain Grandier, il 18 Agosto 1634, in un’incisione dell’epoca (Immagine di pubblico dominio via Wikipedia)

Sorprendentemente la possessione di suor Jeanne non morì con lui. Tempo dopo un gesuita, Padre Surin, sospettò che il demonio fosse entrato nella donna per un suo tentativo, chiaramente andato male, di irretire magicamente padre Urbain, che, ricordiamo, aveva rifiutato le sue avances.

In quest’ottica la pergamena del patto col diavolo sarebbe un falso costruito ad arte per incastrare il curato di Loudun e toglierlo di mezzo una volta per tutte. Nel caso sia un falso, va riconosciuto, è stato fatto molto bene: le firme dei diavoli sono complete dei sigilli che li contraddistinguono secondo i trattati di magia nera.

La seconda pagina del patto col diavolo di Padre Urbain, si notino le firme e i sigilli dei demoni (Immagine di pubblico dominio via Wikipedia)

Attraverso un percorso liberatorio, Surin fece uscire lo spirito malvagio dal corpo di suor Jeanne, che, ritrovata una certa lucidità mentale, scrisse un memoriale della vicenda intitolato “Il libro delle mie possessioni”, in cui confermò, però, l’accusa a padre Urbain.

Probabilmente non sapremo mai la verità sulla vicenda, certo è che anche la politica ci mise il proverbiale “zampino”.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_dei_diavoli_di_Loudun

de Certeau, Michel, La possessione di Loudun, CLUEB, 2012.

Sidky, H. Witchcraft, Lycanthropy, Drugs, and Disease: An Anthropological Study of the European Witch-Hunts. Peter Lang. 1997.

Bodin, Jean. The Witches and the Law. Witchcraft in Europe 1100-1700: A Documentary

History. Ed. Alan C. Kors & Edward Peters. University of Pennsylvania Press. 1991.

des Angesm Jeanne Storia delle mie possessioni, Castelvecchi, 2017

Lista parziale delle opere ispirate al caso dei Diavoli di Loudun

I diavoli di Loudun – romanzo di Aldous Huxley (1952)

I diavoli di Loudun – opera lirica in tre atti di Krzysztof Penderecki (1970)

I diavoli – opera teatrale di John Whiting (1961)

Madre Giovanna degli Angeli – film di Jerzy Kawalerowicz (1961)

I diavoli – film di Ken Russell (1971)

Les mystères de Loudun – film per la TV francese di Gérard Vergez (1976)

Loudun – fumetto di Paolo Armitano, Davide Furnò scritto da Hervè Rusign (2008, Editore Soleil)

Leonardo Conti

Informatico che combatte ogni giorno con i più strani problemi al pc dei suoi clienti. Ho perso il conto delle mie passioni, fra le tante: la lettura, la scrittura, la storia, la filosofia e, naturalmente, Siena, la mia bellissima città. Colleziono giraffe e penne stilografiche e vivo praticamente sommerso da fogli, blocchi degli appunti, libri (alcuni dei quali prima o poi li leggerò), in un ordine tutto mio (spiegazione di comodo), dove riesco (quasi sempre) a trovare tutto. Mi dicono che dormo poco, e io rispondo sempre che “dormo il giusto”.