Il Cannibalismo “Medicinale” era comunissimo in Europa fino al XVII Secolo

La professoressa Louise Noble, docente di letteratura inglese presso l’Università del New England, in Australia, studiando dei testi del XVI e XVII secolo, ha fatto una scoperta sorprendente, e anche un po’ raccapricciante, almeno seguendo il metro di giudizio moderno. In tutta la letteratura europea di quel periodo, in opere di Shakespeare, John Donne, Edmund Spencer, compare frequentemente la parola “mummia”, perché resti umani conservati, ma anche freschi, erano ingredienti comuni nei rimedi medicinali di quel tempo.

In breve:

Non troppo tempo fa gli Europei erano necrofagi

Il libro in cui vengono affrontati questi argomenti, “Medicinal Cannibalism in Early Modern English Literature and Culture”, è disponibile su Amazon.

Louise Noble, ma anche il professor Richard Sugg, dell’università britannica di Durham, grazie all’approfondimento storico ha svelato questa consuetudine: per diverse centinaia di anni, con un picco nei secoli 16° e 17°, molti europei ingerivano regolarmente delle medicine contenenti ossa umane, sangue, grasso, come rimedi per molti malanni, dal mal di testa all’epilessia.

Cannibalismo Medicinale 1

Delle mummie furono rubate da tombe egizie per questo scopo, dei teschi furono rubati da cimiteri irlandesi, mentre i becchini asportavano e vendevano parti del corpo dei defunti.

Quale tipo di “materia prima” si doveva usare per ottenere dei risultati soddisfacenti?

In un primo tempo, secondo Sugg, si pensava che le mummie egiziane fossero la cosa migliore: venivano sbriciolate e mescolate a delle tinture per tamponare le emorragie interne. Poi seguirono altri ingredienti: i teschi polverizzati servivano per curare malattie della testa, il grasso umano veniva usato nei rimedi ad uso esterno, per curare le ferite, ma anche la gotta.

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L’ingrediente più pregiato era però il sangue, possibilmente fresco, perché “conteneva” la vitalità del corpo da cui era preso; anche il medico svizzero-tedesco Paracelso, vissuto nel 16° secolo, era convinto che fosse molto utile bere sangue umano. Coloro che non potevano permettersi i costosi composti preparati da medici e farmacisti, usavano presenziare alle esecuzioni per ottenere dal boia, pagando una piccola somma, una tazza di sangue ancora caldo del condannato a morte. “Il boia era considerato un grande guaritore nei paesi germanici” afferma il professor Sugg “Era un lebbroso sociale, ma con poteri quasi magici”.

Esiste perfino una ricetta, di un farmacista francescano, per fare una marmellata con il sangue umano

Cannibalismo Medicinale 7

Consumare resti umani era considerato utile anche perché si credeva che potessero contenere lo spirito del corpo da cui provenivano: ingerendo materiale cadaverico si otteneva il vigore della persona morta. Anche Leonardo da Vinci scrisse: “Conserviamo la nostra vita con la morte degli altri. In una cosa morta rimane una vita senza la ragione che, quando si riunisce con uno stomaco vivo, riprende la vita sensibile e intellettuale”.

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L’idea non era certo nata nel Rinascimento, i romani bevevano il sangue dei gladiatori uccisi per assorbire la loro forza, e in molte altre antiche culture questo tipo di necrofagia rituale era una pratica comune, diffusa anche fra i nativi americani. Una grande ipocrisia connotava il comportamento degli europei: consideravano selvaggi i Nativi Americani per il loro cannibalismo, senza rendersi conto che consumare medicine composte con resti umani era una pratica equivalente, spogliata però dalle implicazioni sociali e culturali che connotavano quasi tutte le forme di cannibalismo non occidentale. Nel contesto europeo, i corpi degli esseri umani erano semplicemente ingredienti, al pari di altri componenti delle medicine.

Cannibalismo Medicinale 2

L’uso di questi rimedi cominciò a diminuire nel 18° secolo, anche se non mancano testimonianze più recenti del perdurare di queste abitudini. E’ del 1908 l’ultimo tentativo conosciuto di bere sangue umano proveniente da una persona giustiziata, verificatosi in Germania. Ciò non significa che non si sia persa la pratica di utilizzare parti del corpo di una persona deceduta, per guarirne una viva, tutt’altro. La medicina moderna, grazie ai trapianti di organi, riesce a salvare molte vite umane. Il lato oscuro di questa pratica medica si concretizza nel commercio illegale di organi, un’eco inquietante di un lontano passato.


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