Ignazio Paternò Castello: Archeologo catanese fu il Principe di Biscari

Come è successo per i grandi ducati e comuni del nord dell’Italia, anche Catania ha avuto la propria famiglia potente, che l’ha governata e l’ha resa celebre come “la perla nera” (a causa del colore della pietra lavica) del Mar Jonio. La famiglia dei Paternò Castello può essere facilmente paragonata alla ben più nota famiglia De Medici di Firenze. Uno dei membri più famosi, e a cui si deve la riscoperta del patrimonio archeologico della città e di buona parte della Sicilia orientale, è Ignazio Paternò Castello, V Principe di Biscari.

opnamedatum: 2017-10-04

Nato nel 1719 nella città etnea, fu un mecenate e un archeologo, molto prima di Heinrich Schliemann. Approfittando della ricostruzione della città dopo il terribile terremoto del 1693, il principe di Biscari si interessò personalmente a riportare alla luce alcuni dei monumenti più belli dell’epoca romana. A lui dobbiamo la riscoperta delle terme, del teatro, dell’anfiteatro e della curia romana, per quanto riguarda Catania. Si è poi occupato di guidare gli scavi a Lentini (paese in provincia di Siracusa, dall’altro lato della Piana di Catania), e di riportare alla luce, tra le altre cose, il teatro greco di Siracusa e il teatro antico di Taormina. Si deve a lui anche la costruzione del primo ponte sul Simeto, in modo da agevolare i collegamenti tra Catania e Siracusa.

Anfiteatro Romano di Catania, portato alla luce da Ignazio Paternò. Immagine via Wikipedia:

Il suo palazzo si trova a Catania, nei pressi del porto e degli Archi della Marina, ed è una delle perle più preziose del barocco catanese. Questo palazzo ospitò anche personalità illustri del Grand Tour, come Patrick Brydone, Johann Wolfgang von Goethe e Dominique Vivant, barone di Denon. Oltre i saloni riccamente decorati, dove un piccolo Vincenzo Bellini passava le serate con il nonno che suonava per accompagnare i balli organizzati dalla famiglia, la vera chicca all’interno del palazzo è la cosiddetta Nuvola, una scala decorata, appunto, come una nuvola, che porta alle stanze del principe senza passare dall’ingresso principale, e quindi passare indisturbati dalla consorte del principe. Sono state eliminate tutte le strutture architettoniche che sorreggevano la scala, in modo che la stessa sembra semplicemente librarsi in aria.

Il principe possedeva anche un giardino al centro della città, denominato il “Labirinto”, poi diventato il giardino Bellini, chiamato dai catanesi semplicemente “La Villa”. Il principe ha poi raccolto ed esposto le sue scoperte archeologiche nel volume “Viaggio per tutte le antichità della Sicilia”, pubblicato postumo a Napoli nel 1781. La sua fama si diffuse in fretta in tutta Europa, tanto che le più importanti accademie europee lo desideravano come proprio membro, una fra tutte l’Académie royale des sciences, belle-lettres et arts di Bordeaux, dove prese il posto del defunto Voltaire. Fu anche un massone, nella Loggia dell’Ardore. Morì a Catania nel 1786.


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