Ignác Semmelweis: il medico deriso perché voleva far lavare le mani ai suoi Colleghi

Non sempre porta bene arrivare a importanti scoperte che possono salvare migliaia di vite umane: c’è sempre qualcuno che per svariati motivi (economici, di prestigio personale, pregiudizi etc.) prova a distruggere professionalmente, e anche umanamente, chi compie studi che possano, in qualche modo, mettere in discussione l’ordine costituito.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Ignác Semmelweis

Questo è quello che successe a Ignác Semmelweis, un medico che morì in manicomio dopo aver fatto una rivoluzionaria scoperta, non digerita ma osteggiata dagli accademici del tempo: l’importanza di “disinfettare” le mani prima di procedere a una visita medica, perché lavarle con acqua e sapone non era sufficiente. Oggi appare come una cosa scontata, ma non lo era per niente fino quasi alla fine dell’800, quando gli studi di Pasteur dimostrarono la fondamentale importanza dell’antisepsi.

Effetto della disinfezione sul numero di microbi presenti sulle mani: A-senza lavaggio; B-lavaggio con sapone; C-disinfezione con alcol

Immagine di Pöllö via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0

E’ il 1846 quando, giovane medico chirurgo-ostetrico, Semmelweis inizia a lavorare come assistente del primario alla clinica ostetrica del più moderno nosocomio europeo dell’epoca, l’Ospedale generale di Vienna. Il dirigente, dottor Johann Klein, è fissato con le autopsie: ogni assistente deve eseguirne intorno alle 15/16 al giorno, prima di andare in corsia a visitare le partorienti e le puerpere. La mortalità delle neo-mamme si innalza spaventosamente rispetto a quell’accettabile (sempre per l’epoca) 1% raggiunto dal suo predecessore. Va diversamente nella seconda divisione della clinica, fondata dallo stesso Klein, ma destinata alla formazione delle ostetriche (specializzazione riservata solo alle donne), che ovviamente non effettuano autopsie.

E va diversamente anche tra le donne che partoriscono a casa. Allora perché così tante morti, un numero 10 volte maggiore rispetto ad altre realtà, tra le partorienti ricoverate nella prestigiosa clinica universitaria viennese, dove i neolaureati fanno a gara per formarsi?

La moglie del dottor Semmelweis, Mária Weidenhoffer:

In realtà accade lo stesso anche in altre cliniche universitarie europee e statunitensi, dove la “febbre puerperale” arriva a uccidere il 15/20% delle donne ricoverate.

Semmelweis è ossessionato da questa patologia, che la scienza ufficiale giustifica con svariate cause, come la putrefazione dell’utero a causa del ristagno di liquidi, la compressione dell’intestino e il conseguente imputridimento delle feci, gas venefici che respirati dalle donne provocano la putrefazione dei flussi uterini.

Il giovane medico formula varie ipotesi, che oggi possono sembrare anche fantasiose, ma che danno il metro di quanto la scienza dell’epoca brancolasse nel buio su certi argomenti.

Semmelweis ipotizza che la pessima qualità dell’aria, dovuta alla rivoluzione industriale, potesse essere una causa, ma i dati raccolti non portano a una conferma convincente, anzi. Il medico allora prende in considerazione l’idea che possa trattarsi di una malattia dovuta alla suggestione: le pazienti si fanno spaventare dalla campanella suonata dal prete che passa a dare l’estrema unzione. Ma anche eliminando l’inquietante suono non ci sono miglioramenti.

E poi c’è sempre quell’interrogativo:

Perché le partorienti ricoverate nella clinica delle ostetriche muoiono in misura così tanto minore?

Posto che i protocolli d’intervento sono gli stessi, e che le cause esterne sono ormai da escludere, l’unico fattore discriminante è la presenza degli specializzandi in ostetricia. Loro sono i futuri luminari, quelli che faranno partorire le donne di classe agiata, ma nel frattempo fanno pratica nella clinica universitaria che accoglie principalmente donne di bassa estrazione sociale, che decidono di partorire lì perché hanno la possibilità di lasciare il neonato all’annesso orfanotrofio.

Poi, l’illuminazione. La lampadina si accende per Semmelweis a seguito di un evento luttuoso: muore Jakob Kolletschka, suo amico oltre che collega, che se ne va in pochi giorni dopo aver contratto una malattia che presenta gli stessi sintomi e gli stessi effetti della febbre puerperale. Dalla cartella clinica di Kolletschka, il medico scopre che il collega qualche giorno prima aveva effettuato un’autopsia, durante la quale si era ferito con un bisturi. Ecco il collegamento:

La patologia è dovuta a “particelle cadaveriche” che inducono la sepsi

Semmelweis intuisce allora che la febbre puerperale si diffonde nel reparto di ostetricia perché gli specializzandi passano direttamente dalla sala delle autopsie alle corsie dove visitano le partorienti, dopo un frettoloso lavaggio alle mani. L’ipotesi è inaccettabile per i baroni della medicina, ma facilmente dimostrabile: Semmelweis obbliga tutto il personale, dottori compresi, a disinfettare le mani con una soluzione peraltro molto economica, il cloruro di calce, oltre a ordinare il cambio delle lenzuola per ogni partoriente.

E’ il maggio del 1847, e l’adozione di quelle semplici misure abbassa la mortalità, nel giro di poco, all’incirca all’1%.

Grafico dove si mostra la differenza fra clinica di Dublino (linea scura), dove non si effettuavano autopsie, e quella di Vienna. A rimarcare la differenza le righe verticali grigie, e il risultato ottenuto da Semmelweis dopo il 1847.

Sarebbe lecito immaginare che quel risultato, al quale per decenni avevano tentato di arrivare i luminari universitari, venga accolto con entusiasmo. Tutto il contrario. Semmelweis viene deriso e osteggiato (come accettare che la malattia possa essere diffusa dagli stessi medici?), fino ad essere licenziato dall’ospedale viennese: il dottor Klein non sopporta quel giovane medico che sostiene le sue teorie con forza, rivolgendosi a muso duro al suo superiore, e si permette di dare disposizioni, come la disinfezione delle mani, senza chiedere il suo permesso. Oltretutto il focoso giovanotto è ungherese, e proprio in quegli anni l’Ungheria aspira a liberarsi dal giogo austriaco. La conclusione è una sola:

Semmelweis è un sovversivo

Ma non è solo Klein a prendersela con Semmelweis: a parte qualche caso isolato, la maggior parte degli accademici rifiuta la sua teoria. Il medico torna in Ungheria, e nell’ospedale San Rocco di Pest applica i suoi metodi, con il risultato di ridurre significativamente la morte tra le puerpere.

Semmelweis spiega l’importanza di lavarsi le mani – Robert Thom

Solo nel 1861 si decide a pubblicare i risultati delle sue ricerche, “Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale”. Ancora una volta gli esponenti della comunità medica lo tacciano di cialtroneria (nonostante gli evidenti risultati).

Alla fine, praticamente senza lavoro e in povertà, Semmelweis viene internato in manicomio, per una forma di psicosi indotta forse dalle persecuzioni subite a livello professionale, o forse da una malattia contratta durante il suo lavoro, la neurosifilide.

Comunque sia muore di setticemia, dopo un intervento chirurgico, solo e dimenticato da tutti. Dopo gli studi di Louis Pasteur e di Joseph Lister, che confermeranno quello che Semmelweis aveva intuito senza la possibilità di dimostrarlo, la figura del medico, chiamato il salvatore delle madri, viene rivalutata, e nel 2013 l’UNESCO ha inserito alcuni suoi scritti nel registro della Memoria del mondo.

La storia di Semmelweis, nonostante la tardiva ammenda, lascia l’amaro in bocca: l’ottusa conservazione del proprio potere produce innumerevoli vittime, e non solo in campo medico.


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