I Templi nella Roccia sono tutto ciò che rimane dell’Antica Società Buddista Indiana

Nell’ovest dell’immensa penisola indiana si estende per 1600 chilometri una frastagliata catena montuosa, i Ghati occidentali, una barriera naturale che fin dall’antichità era necessario attraversare per raggiungere, da est, le località costiere sul Mar Arabico. Da qui partivano merci pregiate, dirette verso tutti i porti dell’Impero Romano, con cui i commercianti locali intrattenevano lucrosi rapporti d’affari. Durante i lunghi viaggi necessari per oltrepassare montagne e vallate, era possibile trovare un rifugio spirituale nei numerosi Templi buddisti scavati nella roccia basaltica.

Questi straordinari luoghi di culto sopravvivono ancora oggi, come una reliquia di un tempo lontano, e allo stesso tempo testimonianza dell’architettura buddista, di cui rimangono poche tracce. “Sopravvivono pochi edifici e monasteri fuori-terra di questo periodo, e quindi queste grotte forniscono informazioni fondamentali su una tradizione architettonica quasi scomparsa.” dice David Efurd, professore di storia dell’arte che ha dedicato anni di studio ai templi rupestri dello Stato di Maharashtra, in India.

Efurd ne ha visitati circa settanta, metà dei quali appartengono alla sua sfera di ricerca: grotte scavate e utilizzate tra il II secolo aC. e il III secolo dC. Mentre alcuni siti sono facili da visitare, e rappresentano anche popolari mete turistiche perché vicini a grandi città come Mumbai e Pune, altri sono molto remoti, e per raggiungerli occorrono ore di cammino. In alcuni casi Efurd si è avvalso di mappe risalenti al XIX secolo.

La religione buddista è antichissima: nacque nel 6° secolo aC. nel nord-est dell’India (oggi Nepal), dove i monaci, per oltre due secoli, mantennero l’abitudine di vivere in semplici grotte, utilizzate sia come abitazione sia come luogo di culto. Con il tempo queste caverne furono trasformate in spazi dove è evidente un intervento di tipo architettonico. I templi rupestri del Maharashtra si ispirano a quei tipi di strutture, e non sono antecedenti al II° secolo aC.

La regione ha la più alta concentrazione di templi rupestri buddisti di tutta l’India, e si pensa che siano così numerosi proprio per servire una delle rotte commerciali più usate dell’epoca. Una delle caratteristiche più impressionanti di molti di questi templi sono le sculture che si trovano al loro interno: pareti e soffitti sono decorati con motivi e figure religiose, ricavate direttamente nella roccia. Impossibile quindi poter ammirare qualcuna di queste opere all’interno di un museo, dove forse non si potrebbe comprendere appieno la loro grandiosità.

L’ente governativo indiano che sovrintende la ricerca archeologica ha designato alcuni di questi templi come siti protetti, curando anche dei lavori di restauro. Ma altri sono rimasti inalterati nei secoli, grazie alla sapiente lavorazione dell’epoca, e alla resistenza della roccia basaltica.

Il buddismo fu praticato nel Maharashtra fino all’XI – XII secolo, e venne in seguito progressivamente abbandonato. I templi rupestri rappresentano l’unica forma di arte religiosa buddista di quell’epoca, senza i quali un importante pezzo di storia indiana sarebbe stato dimenticato per sempre.


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