Le città fantasma sono da sempre nell’immaginario collettivo luoghi magici ed attrattivi. Il silenzio che domina tra le rovine, la natura che avvolgendo quel che resta delle opere umane riprende i suoi spazi, la storia che si affaccia ad ogni passo nella mente del visitatore hanno un fascino unico e inestimabile. Uno di questi luoghi fuori dal tempo è la città morta di Galeria Antica. Le sue rovine si ergono su uno sperone di roccia tufacea nella zona a nord di Roma, dominando dall’alto le sponde del torrente Arrone. Dichiarata monumento naturale nel 1999 dalla regione Lazio, Galeria Antica è sicuramente uno dei borghi abbandonati più suggestivi della regione, ricco di storia, immerso in una lussureggiante natura selvatica e denso di mistero.
La fondazione di Galeria ha le sue radici quasi sicuramente nel periodo della dominazione etrusca. Inizialmente era un piccolo borgo, incastonato tra le più famose Veio e Cerveteri. L’origine etrusca del paese è confermata dalla presenza sotto l’abitato di alcune tombe a camera, scavate nella roccia, costruzioni peculiari di questa antica civiltà.
Fotografia di Livioandronico2013 condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:
Alla dominazione etrusca seguì quella romana, che vide crescere l’abitato per importanza e per numero di residenti. Il paese fu poi spopolato all’epoca delle invasioni barbariche per tornare ad essere centro di aggregazione popolare durante il medioevo. Assediata e distrutta dalle incursioni dei saraceni, fu poi ricostruita dai Conti di Galeria e subì diversi passaggi di proprietà tra le più potenti famiglie romane come gli Orsini, i Colonna ed infine i Sanseverino.
Da qui in poi il paese fu progressivamente abbandonato, fino al 1700, quando una forte epidemia di malaria, malattia molto diffusa nella zona, ne decimò gli abitanti e portò al definitivo abbandono di Galeria nel 1800.
Dove termina la storia si infittiscono le maglie del mistero che aleggia intorno alla fuga repentina delle persone dal borgo.
Leggenda vuole che all’improvviso gli abitanti lasciarono in fretta e furia le case, abbandonando attrezzi, oggetti personali e, particolare raccapricciante, i morti all’interno delle abitazioni, senza una degna sepoltura. Considerando la povertà delle genti in questa epoca difficile, l’abbandono delle proprie cose e dei propri averi non è un fatto normale.
La mancata sepoltura dei defunti inoltre, in quei secoli fortemente impregnati di religiosità, era un fatto inspiegabile e assolutamente poco diffuso.
Fotografia di Livioandronico2013 condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:
Sembra ci sia stata una fuga precipitosa, immotivata nonostante l’epidemia, in quanto gli abitanti rimasti si trasferirono a solo un chilometro di distanza per fondare Santa Maria di Galeria Nuova. Uno spostamento troppo breve per metterli al sicuro dalla malattia.
Quale sia la reale motivazione di questa fuga precipitosa è ancor oggi un mistero. Cosa abbia spaventato gli abitanti a tal punto da costringerli a scappare resta un segreto nascosto nei meandri della storia, quella meno raccontata, di cui ormai si è persa la memoria.
Oggi visitare la città morta è come varcare un porta che fa immergere nel passato. Le case e le mura della città, ancora ben conservate, avvolte tra la fitta vegetazione e i rampicanti sono estremamente suggestive. Camminando nel silenzio delle sue vie, coperte di foglie, sembra di essere tra la sua gente che ancora anima il borgo.
Fotografia di Livioandronico2013 condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:
Questo ambiente quasi magico e i misteri che lo avvolgono hanno attratto nel tempo anche sette e appassionati di magia. Molti i simboli particolari che si incontrano durante la visita, alcuni di origine nordico pagana, altri di palese riferimento al satanismo, in particolare nelle grotte sotto il paese, presso le antiche sepolture. Quale sia l’utilizzo del borgo oggi da parte di queste sinistre figure non è noto, resta comunque impressionante l’aria di storia e di mistero che si respira tra queste rovine. Un viaggio nel tempo unico ed indimenticabile.