I “Secreti” di Bellezza delle Dame Medievali e Rinascimentali

Anche grazie alla diffusione della stampa, tra il ‘400 ed il ‘500, il mondo della cosmetica vide finalmente un barlume di modernità grazie alla diffusione di prescrizioni e ricette soprattutto tra i nobili.

A questo proposito, due erano le figure di riferimento nel settore beauty: il dottore e la dama. Il primo era riconosciuto come specialista scolarizzato, dispensatore di bellezza ed istruito secondo i dogmi medievali della Scuola Salernitana. La dama, invece, era una figura misteriosa ed ammirata che, in questo momento storico, viene incarnata proprio da Caterina Sforza e dai suoi Experimenta. La dama era infatti colei che confezionava di nascosto creme miracolose, elisir di giovinezza piuttosto che cure magiche, da distribuire quasi “sottobanco” ad amiche e conoscenti.

La Dama dei Gelsomini – Presunto ritratto di Caterina Sforza:

Le nobildonne rinascimentali, acute e bellissime, scrivevano e si scambiavano “Secreti”, ovvero  brevi testi e libretti riguardanti ricette di salute e bellezza. Le corti italiane, infatti, furono soggette ad un grande fermento di rinascita tanto che si discuteva continuamente riguardo consigli e rimedi per ottenere “imperitura salute e bellezza”.

Caterina Sforza, la dama rinascimentale per eccellenza, fu pioniera della cosmetologia come la conosciamo oggi. Essendo sempre stata curiosa sperimentatrice e virtuosa in tema di erboristeria, medicina, cosmesi ed alchimia, oltre che un’amante della scrittura, Caterina Sforza lasciò ai posteri un importante documento: “Experimenta della excellentissima signora Caterina da Forlì”.

Questo testo fa parte di quella branca rinascimentale che possiamo definire come la Letteratura dei “Secreti” ed è composto da 454 ricette che illustrano tecniche e rimedi per combattere malattie, inestetismi della pelle e per conservare la bellezza di viso e corpo. Caterina si dedicò ai suoi Experimenta per tutta la vita, intrattenendo un’enorme mole di corrispondenza scritta con medici, fattucchiere, scienziati e nobildonne al fine di ottenere un equo scambio di sapere da custodire e tramandare. La sua passione per la bellezza, la rese sperimentatrice dei suoi belletti in prima persona. In molte delle ricette da lei formulate, si trova infatti la dicitura “provata”, a testimonianza dell’uso personale.

Pare, tralaltro, che Caterina fosse una donna di rara bellezza e che, oltre ad una certa attitudine personale, i suoi esperimenti fossero dovuti proprio al suo desiderio di preservare questa virtù.

Per i suoi denti “di perla”, l’illustre dama, consigliava una pasta segreta. Sappiamo che era formulata con una base di verbena, betonica, mela ed estratto di rane vive, ma non ci è dato sapere la ricetta integrale. Una delle ricette per la cura dei denti, consigliate da Caterina, cita testualmente:

Piglia osso de seppia, marmo bianco, passato de ciascuno da essi con una polvere de coralli once 3. Allume de rocco brusato, mastice e canella once 1, e fa de queste cose sottilmente piste polvere poi componi con mele rosato quanto a te p’are bastante, che sia a modo de ontione, et con questo fregati benissimo li denti che veneranno bellissimi et eccelenti, et se incarnano et se conserva le gengive optimamente”.

La più famosa tra le ricette di Caterina, in realtà, è l’Acqua Celeste, una sorta di tonico che conteneva decine di ingredienti distillati e lavorati come: salvia, basilico, rosmarino, garofano, menta, noce moscata, sambuco, rose bianche e rosse, incenso e anice.

Una delle dame veneziane più importanti e forse poco conosciute, che si occupò di salute e bellezza nel Rinascimento, fu Isabella Cortese. Fu scrittrice e dottoressa, ma la ricordiamo soprattutto per la sua opera: “I secreti della signora Isabella Cortese né quali si contengono cose minerali, medicinali, arteficiose e alchimiche, e molte de l’arte profumatoria, appartenenti a ogni gran Signora”. In quattro volumetti, la Signora consigliava rimedi soprattutto salutistici, nella prima parte, e ricette cosmetiche nella parte finale. Secondo la concezione dell’epoca, l’olio di scorpione poteva curare molti mali e l’acqua di gallina bianca poteva mantenere la pelle giovane.

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Copertina del libro di Isabella Cortese:

Ancora, Isabella aveva elaborato una ricetta per fabbricare una particolare colla per “incollar gioie o cristallo sopra il legno” ma anche per pulire l’ottone e “trarzettarlo”. Soprattutto, si può dedurre, dalla lettura di quest’opera, quanto finalmente le donne fossero tornate padrone del loro corpo e sperimentassero su di esso ingredienti e ricette al fine di migliorarlo. Anche Isabella D’Este è un personaggio femminile degno di nota quando si tratta di cosmesi rinascimentale. Fu infatti una delle donne più autorevoli del tempo come mecenate, scrittrice ed icona di stile. Isabella si destreggiava, a Mantova, nel suo rinomato laboratorio di profumeria, dove creava varie miscele su una base di damaschina (acqua di rosa damascena o rosa rossa di maggio), oppure a base di acqua nanfa, che si ottiene dalla distillazione dei fiori di arancio.

A queste acque Isabella aggiungeva ingredienti naturali provenienti dalla Pianura Padana come la menta o la maggiorana. Inoltre, per aumentare il pregio delle sue creazioni, aggiungeva componenti esotici come l’ambra, il muschio indonesiano, il balsamo egiziano o l’incenso arabo. Alcuni profumi di Isabella d’Este erano considerati così preziosi, che ne faceva dono persino alla regina di Francia. La “prima Profumiera del mondo” era molto ricercata ed oltre ad essere una bellissima mecenate dell’arte, era anche un’astuta tessitrice di ragnatele di contatti regali. Le scrivevano, infatti, regine e principesse per ottenere in dono le sue ambite creazioni e per cementare poi regali amicizie “profumate”. Isabella era solita spedire le proprie creazioni all’interno di “bussoletti”, piccole sfere d’oro colme di paste profumate, da agganciare alla cintura.

Sotto, ritratto di Isabella d’Este di Tiziano Vecellio:

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Oltre ai profumi, l’eclettica Isabella sperimentò anche cosmetici per le unghie e tinture per capelli, con una smania di apparire sempre perfetta e competere con altre celebri dame (come Lucrezia Borgia, una delle cognate della Marchesa, che ne sedusse anche il marito scatenando molte gelosie). La rivalità e la gelosia, indussero Isabella ad imbellettarsi fino all’eccesso, errore spesso commesso da nobildonne rinascimentali prede della competizione.


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