Nella verde campagna della Scozia del sud, si alza per soli 300 metri la collina di Burnswark, un rilevo all’apparenza quasi insignificante, che però nasconde una realtà storica non ancora del tutto chiarita.
Sulla sommità della collina ci sono i resti di un insediamento fortificato degli antichi scozzesi, o più precisamente caledoni; sulle pendici nord e sud del rilievo ci sono i resti di due grandi accampamenti romani, capaci di ospitare circa 6000 soldati.
Cosa accadde sulla collina di Burnswark?
Fino a circa un anno fa, si pensava che i romani utilizzassero il forte abbandonato come campo di addestramento militare, oppure che avessero messo sotto assedio un sito ancora abitato, aspettando l’inevitabile resa dovuta alla fame.
Nuove scoperte, avvenute l’anno scorso, suggeriscono una storia più cruenta e sanguinosa: secondo l’archeologo Andrew Nicholson, qui avvenne la prima battaglia della campagna romana di invasione della Scozia. I Caledoni erano un popolo fiero e combattivo, tanto da indurre l’imperatore Adriano a costruire il famoso Vallo, per impedire le scorrerie degli antichi scozzesi nei territori della Britannia, assoggettata al dominio romano.
Fotografia di Michael Hanselmann condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Alla morte di Adriano, il nuovo imperatore Antonino Pio aveva bisogno di dimostrare il suo valore con nuove conquiste. La Scozia del sud, al di là del muro fortificato, divenne il suo obiettivo: ordinò al governatore Quinto Lollio Urbico, che aveva conquistato tutta la Giudea e sconfitto la tribù celtica dei Briganti, di marciare verso la Caledonia. I romani erano ben addestrati a combattere su terreni collinari, e molto meglio equipaggiati rispetto alle tribù scozzesi. Quella di Burnswark fu probabilmente la battaglia iniziale, combattuta intorno al 140 dC, che doveva aprire le porte della Scozia alle legioni romane.
A sostegno di questa tesi c’è un argomento pesante: una grande quantità di proiettili di piombo, trovati intorno al forte, che suggerisce un uso bellico e non da addestramento.
Molte di queste “pallottole”, che venivano scagliate con le fionde, sono forate: uno strano accorgimento che le rende balisticamente meno potenti, in confronto a quelle piene. I buchi però avevano una funzione di intimidazione psicologica: un esperto tedesco, Joerg Spave, ha dimostrato che l’aria, passando attraverso il foro, provoca un suono sinistro e sicuramente spaventoso quando ascoltato dal nemico.
I proiettili erano comunque già di per sé devastanti: del peso di circa 50 grammi, lanciati da una distanza di 120 metri, avevano una potenza di poco inferiore a quella di una pistola 44 Magnum. Anche se Antonino Pio riuscì a spostare più a nord il confine, costruendo un altro muro nel 142 dC, l’invasione romana della Scozia non ebbe successo: durante il regno di Marco Aurelio i romani dovettero ritirarsi nuovamente dietro al Vallo di Adriano, e anche i tentativi successivi si conclusero con delle dure sconfitte.
Gli antichi scozzesi erano troppo ostici, anche per i Romani