Tra i manufatti medievali più bizzarri, ma senza dubbio fra i più affascinanti, vi furono i “libri da bisaccia”, i quali si diffusero, tra gli uomini di chiesa e i nobili europei, a partire dal XIII fino al XVI secolo. I libri da bisaccia altro non erano che piccoli testi, solitamente di carattere religioso (bibbie, libri di preghiere) o giuridico (codici penali e simili), i quali venivano trasportati saldamente legati alla cintura stretta in vita.
Sotto, illustrazione di un monaco con in mano un libro da bisaccia (Immagine di Pubblico Dominio fonte: wikipedia)
Erano per lo più utilizzati durante i viaggi, da ecclesiastici o da uomini di legge, e il loro uso pare essere stato circoscritto a un’area ristretta dai Paesi Bassi alla Valle del Reno. I libri erano solitamente rivestiti da un lembo di pellame, più resistente di una comune nappa e più protettivo. I rivestimenti si estendevano quasi sempre oltre il perimetro della copertina del libro, in modo da contenere comodamente l’oggetto e far sì che fosse possibile annodarli alla cintura tramite i lembi, in quello che veniva chiamato “nodo a testa di turco”, per via della somiglianza col turbante.
Sotto, un libro da bisaccia di piccole dimensioni custodito all’Univeristà di Yale. Sotto di esso, la sua copertura, realizzata in stoffa rifinita per renderne la presa più salda tramite il nodo “a testa di turco”. La foto è stata estrapolata dall’opera “To minder fra de aabne Ting” di Sofus Larsen, a cura di Carl Dumreicher. (Fotografia di pubblico dominio. Fonte: wikipedia)
L’esigenza di legare i libri alla cintura nacque dal bisogno di poter avere le mani libere durante i percorsi a piedi, o di non usurare i margini delle pagine, ma non solo. Poiché alcuni, venivano riccamente decorati ed esibiti come veri e propri gioielli, soprattutto quelli collezionati dalle ricche signore della nobiltà (che li portavano legati alla cinta per via della moda allora diffusa), erano facili e desiderabili prede di ladri e malintenzionati, con le loro attraenti copertine decorate o incastonate di pietre.
Sotto, libro da bisaccia di Hieronimus Kress risalente al 1471 e custodito a Norimberga, Germania. (Fotografia con licenza CC BY-SA 3.0 fonte: Wikipedia)
Così, oltre che per protezione da agenti esterni, le ampie copertine in pelle entrarono in uso anche per nascondere e prevenire i furti dei preziosi manoscritti. Largamente diffusi a partire dal XIII secolo, così tanto da venire immortalati quasi 800 volte nei dipinti, i piccoli libri subirono una battuta d’arresto nella loro produzione verso la fine del XVI secolo. Secondo alcuni, ciò si verificò per via della penuria di artigiani in grado di realizzarli, e per via dell’introduzione della stampa, metodo di riproduzione più veloce e semplice della scrittura a mano.
Sotto, San Giacomo porta un libro da bisaccia in un pannello del “Trittico del Giudizio”, realizzato da Hieronimus Bosch nel XVI secolo. (Immagine di pubblico dominio. Fonte: Wikipedia)
Nonostante ne esistessero molti in circolazione, soltanto 26 libri da bisaccia sono arrivati più o meno intatti ai giorni nostri (di questi solo 23 con la loro rilegatura originale). I libri sopravvissuti sono stati studiati e catalogati da Margit J. Smith, autrice di “The Medieval Girdle Book” ed esperta rilegatrice, la quale ha misurato, fotografato e studiato la storia di ognuno dei testi a noi pervenuti, di cui Il più antico risulta originario di Kastl, in Germania, risalente al 1453 circa.
La Smith, in passato bibliotecaria a capo della catalogazione e manutenzione dei volumi presso la Copley Library dell’Università di San Diego, si interessò grandemente all’arte della realizzazione dei libri da bisaccia, tanto da partecipare a una serie di lezioni sulla loro creazione a Montefiascone, in Italia. Qui conobbe Jim Bloxam, curatore presso l’Università di Cambridge e uno degli insegnati del corso; riscontrando un vivo interesse comune per i piccoli libri portatili, decisero di avviare insieme il “Girdle Book Project”.
Esso si sarebbe occupato di “Portare il libro da bisaccia all’attenzione dei lavoratori professionisti in ambito librario, come bibliotecari, curatori, insegnati, commercianti di libri, collezionisti e rilegatori a mano, i quali potrebbero aumentare l’apprezzamento di un formato di libro che, nonostante le piccole dimensioni, ha una certa importanza, sebbene sia ora quasi dimenticato”.
Sotto, libro da bisaccia custodito presso la Kongelige Bibliotek di Copenhagen. La fotografia è stata estrapolata dall’opera “To minder fra de aabne Ting” di Sofus Larsen, a cura di Carl Dumreicher. (Fotografia di pubblico dominio. Fonte: wikipedia)
Quando però Bloxam abbandonò il progetto, la Smith non fermò la propria sete di curiosità e i suoi studi, continuando a viaggiare per l’Europa in cerca dei piccoli tesori. La studiosa, parlando del momento in cui i curatori le ponevano davanti un libro da bisaccia disse: “Quando inizi a guardarlo, ritrovi tutte le testimonianze di 500 anni fa. Ci sono polvere, capelli, unghie e macchie di cera delle candele, o cancellature.” (…) “Alcuni dei libri sono così fragili che necessitano di grande attenzione, specialmente quando si girano le pagine. Ma se inizi a misurarli, una volta che ti abitui, ti ricordi per che motivo sei lì, e superi il timore iniziale.”
Sotto, libro da bisaccia custodito presso la Küngliga bibliotket di Stoccolma, Svezia. La fotografia è stata estrapolata dall’opera “To minder fra de aabne Ting” di Sofus Larsen, a cura di Carl Dumreicher. (Fotografia di pubblico dominio. Fonte: wikipedia)
Durante le sue ricerche, la Smith ha scoperto altri due libri da bisaccia oltre quelli già esistenti. Uno di questi è il più piccolo mai rinvenuto, con i suoi 6.5 centimetri per 4.3: il salterio (libro biblico dei Salmi) di Neal McBeath custodito in Scozia. L’altro libro è stato rinvenuto a Vienna e la Smith suppone sia stato rivestito di pelle in un secondo momento, per via di “numerose protuberanze” da lei riscontrate nella zona della copertina. Dei libri da bisaccia già catalogati, uno ha suscitato nella studiosa particolare sorpresa; esso apparteneva a una suora tedesca, Katharina Röder von Rodeck, appartenente al Convento Frauenalb vicino a Karlsruhe.
Sotto, libro di preghiere di Katharina Roeder con Rodeck risalente al 1540, custodito in Germania alla Badische Landesbibliothek. (Fotografia con licenza CC BY-SA 4.0 Fonte: Wikipedia)
Risalente alla metà del 1500, al suo interno sono raccolte preghiere e annotazioni sulla vita della donna (come ad esempio quando prese i voti), mentre le prime cinque pagine sono state da lei decorate coi disegni degli stemmi delle famiglie dei suoi genitori, un gufo con un cuore rosso, uno scheletro con una clessidra, e vari motivi floreali, i quali sono presenti nelle altre pagine del libro.
Piccoli, ma di grande fascino, i libri da bisaccia sono una testimonianza della grande fantasia e dell’arte manifatturiera che ha caratterizzato i paesi dell’Europa Settentrionale agli albori del Rinascimento, e costituiscono un inestimabile tesoro per tutti coloro che tra le pagine dei libri antichi vogliono respirare l’aria di epoche ormai remote.