I diorami di Frances Glessner Lee: Bambole che mostrano i Cold Case

Probabilmente nessuno si aspetterebbe di trovare nella sede di un istituto di medicina legale, dove si ricercano le cause di morti violente (omicidi e suicidi), delle graziose case di bambole, accurate nei particolari e perfettamente in scala, ricche di dettagli ed estremamente realistiche, dotate come sono di corrente elettrica, porte che possono aprirsi e chiudersi, e poi tappeti, giornali e libri in miniatura ma perfettamente identici a quelli reali, micro-sigarette fatte con tabacco vero, vestiti appesi nell’armadio…

Casa di Ruby Davis

Ad una prima occhiata, si potrebbero scambiare le case di bambole conservate nella sede dell’Office of the Chief Medical Examiner di Baltimora, per deliziose ricostruzioni di tranquilli ambienti familiari, se non fosse per un particolare inquietante:

In ognuna di esse c’è un cadavere, neanche a dirlo, estremamente curato nei suoi macabri dettagli

La morte di Ruby Davis, trovata morta sulle scale dal marito

Sono in tutto diciannove, chiamate dalla sua creatrice, Frances Glessner Lee, “Nutshell Studies of Unexplained Death” (Studi di poche parole sulla morte inspiegabile).

I diorami non nascono come passatempo o per assecondare un macabro voyerismo, ma rappresentano un innovativo metodo di studio nelle indagini forensi, ideato proprio da Glessner Lee, che sarà poi chiamata “madre della scienza forense”, e nominata, prima donna negli Stati Uniti, capitano della Polizia di Stato, nel New Hampshire.

Frances Glessner Lee

Immagine via Wikipedia – Giusto Uso – Fonte primaria Glessner House Museum di Chigaco

Non è più una ragazzina Frances, quando finalmente riesce a impegnarsi nella sua vera passione: trovare un metodo corretto per analizzare la scena di un crimine o di una morte non chiara (suicidio, incidente) per “condannare i colpevoli, scagionare gli innocenti e trovare la verità in poche parole”.

Morte della studentessa Dorothy Dennison

Proprio per aver iniziato il suo lavoro in un’età abbastanza avanzata, Frances Glessner Lee sarà da molti considerata una “nonna” bizzarra, con uno stravagante interesse per gli omicidi. Invece la sua passione per il crimine nasce molto presto, addirittura da bambina, quando inizia a leggere le avventure di Sherlock Holmes e impara ad apprezzare quel suo metodo di indagine non contaminato da pregiudizi.

Una passione che non può coltivare, perché da brava ragazza nata (nel 1878) in una ricchissima famiglia di Chicago, deve seguire una strada già scelta per lei dai genitori: educazione scolastica a casa e niente università, poi il matrimonio non proprio d’amore con un giovane avvocato, a 19 anni. Fosse stato per lei, sarebbe andata ad Harvard insieme al fratello, a studiare medicina…

Il tempo passa, Frances mette al mondo tre figli e nel 1914 divorzia dal marito, ma non conquista del tutto la libertà di seguire la “sua” strada, che arriva solo quando è vicina alla sessantina d’anni. Intanto coltiva anche la sua abilità manuale nei lavori di cucito e ricamo, che tanto le saranno utili in seguito, quando si dedicherà alla realizzazione dei diorami.

La vedova Rose Fishman, il cui cadavere fu scoperto a distanza di giorni dalla morte


Nel 1931, dopo la morte del fratello, tutta la fortuna della famiglia rimane a Frances, che usa i suoi soldi per fondare il Dipartimento di Medicina Legale ad Harvard, il primo negli Stati Uniti. Negli anni che seguono costituisce una biblioteca specializzata, il nucleo originario della Magrath Library of Legal Medicine.

Il presunto suicidio di Eben Wallace

Il contributo di Glessner Lee alla nascita della scienza forense non si limita a donazioni finanziarie, perché il suo è un interesse “personale”, che sviluppa frequentando i tribunali, l’ambiente investigativo, perfino le sale autoptiche (tutti ambienti non ritenuti adatti a una donna), e ascoltando le considerazioni di un amico del fratello, George Burgess Magrath, capo esaminatore medico nella contea del Suffolk.

Grazie a lui capisce che è la mancanza di metodo a compromettere spesso il risultato delle indagini: gli agenti di polizia contaminano la scena del crimine prima dell’arrivo del medico legale, che di contro non è sempre un professionista formato per individuare le cause dei decessi.

Morte di Barbara Barnes


Nasce così l’idea dei diorami, dove ricreare le scene di crimini (o di morti non chiare) realmente avvenuti. I cadaveri sono rappresentati con estrema precisione, dalle macchie di sangue sugli abiti, al colore del viso (che cambia se la morte avviene, ad esempio, per intossicazione da ossido di carbonio), allo stato di decomposizione al momento del ritrovamento.

I costosissimi Nutshell (circa 50.000 dollari odierni ciascuno), realizzati con l’aiuto di un falegname al ritmo di due all’anno, a partire dai primi anni ’40, venivano utilizzati nei corsi di formazione degli agenti di polizia della sezione omicidi, non per risolvere un caso, ma per insegnare un metodo basato sull’osservazione, l’interpretazione, la valutazione e lo sviluppo di un pensiero critico. Alla fine dei seminari, unica donna tra una quarantina di uomini, Frances Glessner Lee offriva una sontuosa cena al Ritz Carlton:

Nonostante la sua insolita carriera era pur sempre una signora dell’alta società…

Glessner Lee (a destra) a un seminario del 1952

Immagine di Renwick Gallery- Smithsonian American Art Museum

I diorami non sono repliche perfette dei luoghi dove erano state rinvenute le vittime nei casi reali, perché la scenografia è frutto della fantasia di Glessner Lee, quando non della sua esperienza personale (un libro di Sherlock Holmes, una carta da parati simile a quella di casa sua, etc,). Le sue case in miniatura sono però molto diverse da quelle della ricca borghesia cui lei apparteneva: si tratta di ambienti abbastanza “poveri”, dove le vittime spesso sono donne o persone ai margini della società.

Una scelta precisa, mirata a far comprendere l’importanza di trattare ogni indagine con il necessario rigore, indipendentemente dall’estrazione sociale della vittima. I diorami trasmettono anche un messaggio più inquietante, sollevando un velo sui possibili lati oscuri della vita domestica, sulla potenziale pericolosità di luoghi considerati sicuri, come la casa e, in senso allargato, la famiglia.

Morte di Charles Logan

Frances Glessner Lee muore nel 1962 e, senza i suoi finanziamenti il Dipartimento di Medicina Legale di Harvard chiude, nel 1966. I diorami vengono trasferiti a Baltimora da uno dei professori dell’università, nominato capo medico legale del Maryland.

Morte di Maggie Wilson

I Nutshell Studies of Unexplained Death sono ancora lì, non a fare bella mostra di sé o come curiosità, ma usati per lo stesso scopo per il quale erano stati realizzati: formare gli investigatori che partecipano a seminari della durata di sei giorni, durante i quali devono osservare la scena del (presunto) crimine e tentare di capire quello che è avvenuto.

Ogni diorama ha una sua “descrizione”, che spiega quali siano gli indizi da tenere in considerazione e perché. Non una soluzione del caso, ma un chiave di lettura della scena del crimine. Queste descrizioni sono “segrete” e solo i partecipanti al seminario possono leggerle. In tempi di realtà virtuale e visione 3D i Nutshell Studies of Unexplained Death sembrano essere ancora un ottimo strumento formativo: niente male come risultato, per chi veniva considerata una “nonna eccentrica” e un po’ stravagante…

La morte della signorina Compton

La domanda da porsi, osservando il diorama nelle foto sopra e sotto, è: l’anziana signora nubile si è suicidata perché oppressa dalla solitudine e dal peso dei ricordi, come potrebbero suggerire le vecchie lettere sparse sul pavimento e gli oggetti antiquati raccolti nella soffitta?

Una sfida per tutti gli amanti del giallo… (ma non abbiamo la soluzione).

Tutte le immagini dei Nutshell Studies of Unexplained Death sono di Lorie Shaull via Wikimedia Commons, condivise con licenza CC BY-SA 4.0

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.