La figura di Luigi XIV, spesso messa in secondo piano da quella ben più famosa di Luigi XVI e dalla moglie Maria Antonietta, è una figura assai complicata e affascinante: da una parte perché si parla dell’uomo del potere assoluto ricevuto per diritto divino e dell’autore delle tante guerre “sbagliate”, come quella della Lega d’Augusta e di successione spagnola, da un’altra perché Luigi è riconosciuto come un uomo innovativo, propugnatore delle arti e della cultura, e apportatore di modifiche significative in ambito giuridico e commerciale che svilupparono le industrie, le infrastrutture e favorirono la nascita di un corpo di polizia moderno, lo stesso che smaschererà “l’affare dei veleni” (1677-1682).
Ma partiamo dal principio.
A Luigi XIV, conosciuto coi soprannomi di Re Sole o Luigi il Grande, era stato dato anche l’appellativo di Luigi Deodato (Louis Dieudonné), questo perché nacque ben 22 anni dopo il matrimonio tra il padre, il re di Francia e Navarra Luigi XIII, e la madre, la regina Anna d’Austria; tardissimo per l’epoca. Si dice che Luigi XIII, noto come il Giusto, odiasse la moglie, soprattutto dopo che nel 1622 questa si provocò ingenuamente il primo aborto, scivolando lungo un corridoio del Louvre mentre giocava con l’amica e confidente Madame de Chevreuse (Anna avrà pure un secondo aborto nel 1630). D’altro canto anche la regina nutriva un certo disprezzo per il marito che non faceva alcuno sforzo nel mettere al mondo un erede, anzi, si diceva che prediligesse la compagnia maschile a quella femminile, anche se sono in molti a liquidare gli amori extraconiugali del re solamente come rapporti platonici.
Anna d’Austria in un ritratto di Frans Pourbus il Giovane (1616)
Fotografia di Frans Pourbus il Giovane di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia
È così che passarono 22 anni prima che la regina Anna d’Austria riuscisse a dare un erede alla Francia: era il 5 settembre del 1638. Tutti, coniugi non esclusi, rimasero stupiti dall’evento, tanto che la nascita di Luigi XIV fu vista come un vero dono di Dio – da qua appunto il soprannome Dieudonné. Il miracolo si ripeté poi nel settembre 1640 quando la coppia ebbe un secondo e ultimo figlio: Filippo duca d’Angiò, poi conosciuto come Filippo I di Borbone-Orléans.
Tra le malelingue c’era quella diffusa sia tra la nobiltà che tra il popolo, che in realtà sia Luigi che Filippo sarebbero stati il frutto dell’amore tra Anna d’Austria e il cardinale Giulio Mazzarino, ma in realtà queste non possono che essere fantasie, in quanto Mazzarino arrivò alla corte di Francia soltanto nel gennaio del 1640. C’è da dire che la sovrana e il cardinale potrebbero essere stati comunque davvero amanti negli anni a seguire; questo si può ipotizzare dalle lettere che i due erano soliti scambiarsi, specie dopo la morte di Luigi XIII, avvenuta nel 1643, quando Anna, contro le ultime volontà del sovrano, diventò, assieme al presunto amante Mazzarino, reggente per conto del figlio, naturale erede al trono, che non aveva ancora compiuto 5 anni.
È durante questo periodo che il piccolo Luigi maturò uno strano sentimento, misto di odio e ammirazione, per il cardinale: odio perché non capiva in che tipo di rapporti era l’uomo con sua madre e perché era lui, di fatto, che stava governando il paese al posto suo; di ammirazione perché, ciononostante, ne riconosceva il talento in politica e ne invidiava la raffinatezza e la magnificenza nel gusto. Durante l’infanzia Luigi apprenderà inconsciamente dal cardinale Mazzarino due pilastri su cui si baserà la sua intera vita: il primo, il bisogno di creare una Francia fondata sulla centralità assoluta dello Stato, il secondo, la ricerca della bellezza e dell’eleganza, che il futuro Re Sole sublimerà attraverso la costruzione della Reggia di Versailles.
Luigi XIV in un ritratto del 1670
Fotografia di Bottega di Claude Lefèbvre – IATWM di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia
Luigi in questi anni cominciò a prendere lezioni di matematica, musica e disegno, materie nelle quali eccelleva. Inoltre parlava già molto bene l’italiano e lo spagnolo e sapeva disegnare piante di edifici e giardini. Non era, invece, molto portato per le scienze e per la storia: di quest’ultima studiò perlopiù le gesta dei suoi predecessori.
Senza dubbio, però, la più grande lezione di quegli anni, acquisita non sui libri ma nella vita vera, giunse nel periodo della Fronda (un movimento di rivolta del Parlamento contro il cardinale Mazzarino), in particolare quella dei principi (1649-1653) durante la quale si sentì profondamente umiliato per la cacciata da Parigi ricevuta, nonostante fosse e si sentisse il re. Quella esperienza lo costringerà a tenersi sul chi va là per tutta la vita e a non fidarsi mai di nessuno, soprattutto delle classi nobiliari. Sarà questa la prima scintilla che lo spingerà a creare un potere centralizzato gestito soltanto dalla sua persona.
Il regno di Luigi, de facto, iniziò nel 1651 quando compì 13 anni, l’età giusta per regnare da solo senza l’ausilio di reggenti. Nel 1660 il Re Sole fu costretto a sposare l’austera, seriosa, bigotta, nonché cugina di primo grado, Maria Teresa d’Asburgo, allo scopo di siglare la fine della guerra franco-spagnola che durava dal 1635 (Trattato dei Pirenei). Luigi e Maria Teresa non furono mai una coppia felice, come molte delle coppie dell’epoca costrette a matrimoni di valenza esclusivamente politica. Anche se spagnola come la madre (la regina Anna era nata a Valladolid), la moglie del sovrano era molto diversa; taciturna e avvizzita non riuscì mai a coinvolgere di passione il marito. Differentemente dalla consorte, Luigi era bello (anche se alcuni contemporanei ritenevano lo fosse di più il fratello minore Filippo), era un gran ballerino, sapeva essere molto duro, ma al contempo galante, e, cosa più importante, sapeva come far sentire una donna davvero speciale. Infatti, tra tutti i suoi pregi, il saperci fare con le donne è stato probabilmente uno dei suoi talenti migliori. Non a caso nella sua vita ebbe molte, moltissime amanti, attitudine libertina che fece soffrire la moglie Maria Teresa per tutta la vita.
Maria Teresa consegnata a suo marito, Luigi XIV
Fotografia di Jacques Laumosnier di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia
La vita di Luigi è spesso divisa in tre fasi che corrispondono a tre delle sue amanti più significative: Louise de La Vallière, Françoise-Athénaïs de Montespan e Françoise de Maintenon. Ci si dimentica però sempre di una quarta figura, precedente alle altre e al matrimonio con Maria Teresa, e molto interessante, ovvero quella dell’italiana Maria Mancini.
Maria, nata a Roma nel 1639, era una delle nipoti del cardinale Mazzarino, che erano state portate in Francia nel 1647 per sistemarle attraverso matrimoni vantaggiosi. Quando nel 1658 il re si ammalò durante l’assedio di Dunkerque, una malattia per la quale in tanti temettero per la sua vita, la più preoccupata per le condizioni del sovrano sembrò la quasi 19enne Maria Mancini, che rimase al suo capezzale giorno e notte finché non si rimise in salute. Più che per la sua bellezza, che molti contemporanei mettono in discussione, Luigi probabilmente si innamorò della tenerezza con la quale Maria aveva versato lacrime di dolore nel periodo più incerto della malattia del re. I due stavano bene insieme, Maria era una giovane colta, leggeva romanzi, poemi e commedie che puntualmente raccontava al re.
Questo ambiguo rapporto, però, rischiava di essere pericoloso per i piani della corona di Spagna e Francia, così Anna d’Austria ordinò all’ubbidiente Mazzarino di far cessare gli incontri tra il suo figliolo Luigi e la nipote Maria e di ritirarsi nel convento di Brouage vicino a La Rochelle per qualche tempo, o almeno finché il matrimonio tra Luigi XIV e Maria Teresa d’Asburgo non si fosse celebrato. Maria quindi partì per il convento il 21 giugno del 1659 non senza pianti disperati sia da parte sua che da parte di Luigi. Ma l’amore tra i due giovani sembrò resistere anche a questo allontanamento forzato; Luigi e Maria continuarono a scriversi lunghissime lettere d’amore e a vagheggiare un futuro insieme che non si realizzerà mai.
Dipinto di Maria Mancini
Fotografia attribuita a Jacob Ferdinand Voet di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia
Maria fu costretta a sposarsi poco dopo, nel 1661, con Onofrio Lorenzo Colonna, che gioì immensamente nel saperla ancora vergine nonostante la storia d’amore avuta con il re, per il quale la nomea di “amante seriale” era già ben radicata.
Louis Bertrand, uno degli storici più importanti di Luigi XIV, definì quello per Maria Mancini “il primo ma anche il solo amore del re”. Se davvero fu così non lo sapremo mai, forse quello tra la Mancini e il Re Sole fu solo una semplice infatuazione ingigantita dalla cocente passione che si prova in giovane età.
Di certo fu diverso dall’amore profondo che unì più avanti, dopo la morte della moglie Maria Teresa d’Asburgo, il sovrano alla sua ultima preferita, Françoise de Maintenon, così forte da parte di entrambi che spinse il re a sposarla in gran segreto nel 1683, subito dopo la dipartita della prima moglie. Il matrimonio tra i due durò ben 32 anni con la Maintenon che stette accanto al regnante fino alla morte, avvenuta il 1° settembre 1715.
Madame de Maintenon (particolare di un dipinto di Louis Ferdinand Elle il giovane)
Fotografia di Louis Elle, the Younger di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia
Il regno di Luigi XIV è stato uno dei regni più lunghi in assoluto, durato ben 72 anni (1643-1715). Il suo assolutismo e la costruzione strategica di Versailles, palazzo di un’eleganza spettacolare sì, ma anche gabbia dorata per la nobiltà, aumentò sempre di più il distacco tra il sovrano e il suo popolo. Soprattutto negli ultimi anni della sua vita, Luigi compì una serie di errori strategici come la revoca dell’Editto di Nantes attraverso l’Editto di Fontainebleau (1685), che scatenò di nuovo le lotte di religione tra ugonotti e cattolici. Queste azioni, secondo gli storici, avrebbero potuto anticipare di un secolo l’inevitabile Rivoluzione Francese. Ma, come sappiamo, la storia non si fa né coi se, né coi ma.