I Cavatappi del Diavolo: Gigantesche Spirali create da un Roditore ormai Estinto

Verso la metà del 1800, gli allevatori della Sioux County, nello stato del Nebraska (USA), iniziarono a scoprire strane strutture dalla forme a spirale, che all’interno avevano della sabbia, mentre all’esterno erano costituite da un qualche tipo di materiale fibroso. Non sapendo di cosa si trattasse, la gente del luogo le chiamò “devil’s corkscrew”: cavatappi del diavolo, da cui poi derivò il nome scientifico daemonhelix.

Lo scienziato Frederick C. Kenyon posa vicino ad un Daemonhelix

I fossili, che uscivano verticalmente dal suolo fino ad un’altezza che talvolta superava quella di un uomo, rappresentarono un enigma per il primo paleontologo che li studiò, Erwin Hinckley Barbour.

Lo studioso era perplesso sia per le dimensioni delle spirali che per la loro forma. Inizialmente Barbour pensò che quelle strane strutture si fossero formate nella parte più profonda di un lago, arrivando ad affermare che poteva trattarsi di fossili di spugne giganti d’acqua dolce, ormai estinte.

Un esame più attento rivelò però che le rocce attorno ai “cavatappi” erano assimilabili più a delle ampie ed aride pianure piuttosto che a laghi; Barbour cambiò quindi teoria, affermando che doveva trattarsi di una pianta gigante. Ciò che però confondeva la comunità scientifica era la presenza di ossa di roditori all’interno delle spirali: potevano essere caduti all’interno, o bisognava trovare una spiegazione diversa?

Un paio d’anni dopo l’esposizione delle bizzarre teorie di Barbour, il paleontologo Edward Drinker Cope arrivò ad una conclusione ben diversa: si trattava degli accessi a tunnel sotterranei, scavati da una specie di roditore che viveva sottoterra.

Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Cope trovò anche resti di animali morti nella parte inferiore delle tane, appartenenti alla famiglia dei castori. Tuttavia non si trattava degli antenati dei castori che popolano oggi gli Stati Uniti, ma di una specie estinta milioni di anni prima, il paleocastor.

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I loro fossili dimostrano che erano quasi identici ai moderni roditori: avevano orecchie piccole, zampe corte, ed un corpo allungato che facilitava l’accesso ai tunnel sotterranei. Erano lunghi circa 30 centimetri, ed avevano le dimensioni di un grande ratto, una coda corta, lunghi artigli, e incisivi affilati, che crescevano rapidamente per contrastare l’usura dovuta allo scavo delle gallerie.

L’evidenza suggerisce che il paleocastor si avvitasse, letteralmente, dentro il terreno. Dopo un paio di metri, la galleria si ampliava con alcune camere laterali, dove gli animali dormivano e allevavano i piccoli; pare che alcune fossero dedicate alla raccolta dell’acqua, e altre alla funzione di latrina.

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La forma a spirale degli accessi poteva avere uno scopo di difesa dai predatori, ma anche quello di facilitare, grazie alla pendenza, la spinta verso l’alto della terra scavata. I paleocastori vissero nelle Badlands nordamericane circa 22 milioni di anni fa, e si estinsero a causa dei cambiamenti climatici: le pianure si trasformarono in aride praterie, dove probabilmente scarseggiava il cibo.


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