I cosiddetti “figli della guerra” rappresentano uno dei tanti aspetti dolorosi legati ai conflitti armati, più o meno estesi, in ogni parte del mondo. Lo stupro, nei paesi conquistati, è uno degli aspetti meno considerati dei conflitti armati, e quei figli nati dalla violenza – ad esempio in Italia o in Germania dopo la liberazione – non rappresentavano per questo una “vergogna” minore per le donne abusate, ne abbiamo parlato su Vanilla nel video riguardo le Marocchinate e gli Stupri della Germania conquistata.
Ma i figli della guerra – nella fattispecie la seconda guerra mondiale – nascono anche da rapporti consenzienti fra donne dei paesi liberati (o conquistati) e soldati delle forze alleate (o vittoriose). Quanto consenzienti fossero, in realtà, le donne, è difficile dirlo:
Quando vendere il proprio corpo è l’unico mezzo per sopravvivere, è quanto meno eufemistico definire consenziente un rapporto
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
La penosa oscenità di quel mercato di carne umana è decritta in un libro crudo e dolente, “La Pelle“, di Curzio Malaparte, dove la città di Napoli, liberata nel 1943 grazie alla prima insurrezione popolare d’Europa (le quattro giornate di Napoli) contro gli occupanti tedeschi, diventa paradigma dello strazio di una città allo stremo, invasa dalle forze alleate:
Cito da La Pelle: “L’onore di essere liberato per primo era toccato in sorte, fra tutti i popoli d’Europa, al popolo napoletano, e per festeggiare un così meritato premio i miei poveri napoletani, dopo tre anni di fame, di epidemie, di feroci bombardamenti, avevano accettato di buona grazia, per carità di patria, l’agognata e invidiata gloria di recitare la parte di un popolo vinto (…)”
Quattro Giornate di Napoli: barricata in via Santa Teresa degli Scalzi
Immagine di pubblico dominio
La città ospita un numero enorme di soldati anglo-americani, qualcosa come 100.000 uomini, praticamente tutti in cerca di donne (o di uomini) per ingannare con l’esercizio del sesso la paura della morte e della guerra.
Napoli 1943 – Macerie in via Chiaia
Immagine di pubblico dominio
Accadono allora fatti inconsueti per gli abitanti. Nascono bambini dalla pelle molto scura, sono i Brown Babies.
A Napoli, dove mettono tutto in musica e poesia, nasce così una delle più belle ballate popolari di sempre, la Tammuriata Nera:
Io nun capisco, ê vvote, che succede…
E chello ca se vede,
Nun se crede! nun se crede!
E’ nato nu criaturo niro, niro…
E ‘a mamma ‘o chiamma Giro,
Sissignore, ‘o chiamma Giro…
Dei figli della guerra italiani, quelli nati a Napoli sono probabilmente i più conosciuti, grazie proprio alla Tammuriata Nera e poi a James Senese – musicista che per lungo tempo ha collaborato anche con il cantautore Pino Daniele – figlio appunto di una napoletana e di un soldato afro-americano.
James Senese
Immagine di Elena Torre via Wikipedia – licenza CC BY-SA 2.0
Dei figli della guerra nel resto d’Italia non si riesce a trovare una documentazione accurata quanto invece quella che riguarda la Germania e, in maniera molto minore, il Regno Unito.
In Germania (dopo il 1949 il riferimento è alla Germania Occidentale) quello dei Brown Babies diventa un “problema sociale”: i bambini di origine mista non hanno nessuna possibilità di essere accettati nella società tedesca, e sopratutto si trasformano in un peso per la devastata economia post-belllica. I bambini illegittimi, per la legge dell’epoca, finiscono in orfanotrofio o in affidamento, e in entrambi i casi lo stato contribuisce al loro mantenimento.
Per comprendere la portata del fenomeno occorre tenere presente alcuni numeri: alla fine della guerra sono di stanza in Germania oltre un milione e mezzo di soldati statunitensi, che nel giro di qualche anno questo numero scende a 100.000, dei quali circa 10.000 sono neri. Nel 1951, con la Guerra Fredda, il numero torna a salire fino a 250.000, con un 10% di afroamericani.
Tan Tots frequenta le scuole tedesche – Jet Magazine, 24 luglio 1952
Negli Stati Uniti, e quindi anche nelle Forze Armate dislocate all’estero, vigeva ancora la segregazione razziale, e quei rapporti, anche brevi, tra donne bianche e soldati neri, impensabili negli States, non venivano tollerati nemmeno in Germania.
Come era inaccettabile il fatto che i soldati neri potessero frequentare i locali pubblici dei bianchi. La polizia militare spesso interveniva, anche con violenza, per impedire quella promiscuità, mentre le donne tedesche che fraternizzavano con i militari afroamericani venivano pesantemente insultate, minacciate e in qualche modo isolate.
Nonostante le discriminazioni in Germania nacquero, tra il 1945 e il 1955, all’incirca 5.000 Brown Babies. Poca cosa rispetto ai 67.000/100.000 bambini nati da relazioni con soldati bianchi, ma comunque troppi e troppo facilmente riconoscibili.
Quei bimbi sono spregiativamente chiamati “mischlingskinder – bambini di razza mista”, e l’ostilità nei loro confronti è dovuta a svariati motivi: dopotutto i padri fanno parte di un esercito d’occupazione, mentre le madri sono giudicate malissimo per aver intrecciato relazioni sentimentali non solo con ex nemici, ma per giunta con uomini dalla pelle nera: un insulto alle teorie sull’inferiorità razziale dei non ariani (teorie che non si sono dissipate dall’oggi al domani, con la fine della guerra).
Brown Babies adottati negli Stati Uniti
D’altro canto, anche i comandi militari statunitensi applicavano gli stessi concetti razziali: a quei soldati afroamericani non si poteva consentire di sposare una donna bianca (anche se tedesca) quando in molti stati degli USA il matrimonio interrazziale era ancora vietato per legge. Accadeva quindi che, quando un soldato afroamericano chiedeva al proprio comando il permesso di sposare una donna bianca, questo veniva regolarmente rifiutato e il militare finiva quasi sempre trasferito in un’altra sede.
Insomma, i Brown Babies rappresentavano “un problema umano e razziale”: molti di loro sono finiti negli Stati Uniti, adottati da famiglie afroamericane, grazie alla legge sugli sfollati del 1948, perché considerati orfani a tutti gli effetti.
Eppure, anche in un contesto così drammatico – la difficile vita nella Germania post bellica, il razzismo e l’ostracismo verso le madri di Brown Babies – una parte di quei bambini è stata adottata da famiglie tedesche, nonostante il più che reale rischio di discriminazione a cui andavano incontro quei bambini.
Brown Babies adottati da famiglie tedesche – Jet Magazine, 8 novembre 1951
In misura minore, anche la Gran Bretagna ha dovuto affrontare il problemi dei bambini di origine mista, qualcosa come duemila figli della guerra dalla pelle scura, per i quali non era prevista l’adozione negli USA.
Circa la metà di loro ha trascorso l’infanzia in qualche orfanotrofio e pochi sono stati adottati, perché quasi nessuno li voleva, mentre gli altri hanno avuto la fortuna di rimanere con le proprie madri.
Soldati afroamericani in Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale
E se può sembrarci strana questa discriminazione ai nostri occhi di uomini “moderni”, basti pensare che gli Stati Uniti dichiarano incostituzionale il divieto di contrarre matrimoni interrazziali solo nel 1967, molti anni dopo la Seconda Guerra Mondiale.