La storia dell’uomo è scandita da guerre combattute e paci stipulate, nascite e declini di regni e imperi; vicende con un inizio e una fine. In questo susseguirsi di eventi, l’arte è quell’elemento che ha attraversato i secoli, una costante che si è evoluta insieme a noi. Essa è la prova dello scorrere del tempo, un testimone essenziale per comprendere a fondo non soltanto i fatti concreti, ma soprattutto il pensiero dei popoli che ci hanno preceduto.

Ma l’arte – come espressione massima di bellezza, pensieri e sentimenti – è diventata ben presto anche uno strumento politico, un vessillo dei poteri che si sono alternati nella storia. Lorenzo de’ Medici, politico e mecenate, ha commissionato alcune delle opere più importanti mai esistite, sia per celebrare la bellezza del creato sia per dar lustro a Firenze e alla famiglia Medici. La stessa chiesa cattolica ha finanziato progetti dal valore inestimabile per conto di Dio e del potere ecclesiastico.
Il peso politico dell’arte è di non poco conto e Adolf Hitler lo aveva capito bene

Hitler e l’arte
È risaputo che il Führer, prima della Guerra e della Politica, fosse un artista. Negli anni della giovinezza realizzò molte tele e tentò di entrare nell’Accademia delle belle arti di Vienna, ma fu rifiutato due volte. Per un po’ di tempo, guadagnò lavorando come pittore e decoratore; poi abbandonò la carriera artistica.

Il ruolo dell’arte nella vita di Hitler rimane comunque di primaria importanza, al punto da fondersi con la corrente di pensiero da lui promossa. È dunque evidente che, sin dalle sue origini, l’etica nazista è intrinsecamente legata all’arte e a come ha avuto un ruolo primario nella diffusione del mito Ariano.
L’ideale del perfetto tedesco trova, infatti, espressione nell’arte classica, sinonimo di armonia, bellezza e perfezione

Su tali principi doveva basarsi la dottrina nazionale; un’estetica assoluta che avrebbe spazzato via tutto ciò che non corrispondeva ai suoi canoni. Il talento di oratore e l’abilità politica di Hitler ebbero presa diretta sul popolo e il disegno propagandistico antisemita si dimostrò molto efficace. il Führer utilizzava qualsiasi mezzo artistico – dal cinema, alla letteratura, compresa la pittura – per plasmare le masse, convincerle della superiorità del popolo tedesco e della necessità di sopprimere coloro che “infettavano” la società.
Per esempio, l’odio contro gli ebrei fu fomentato da miti e rappresentazioni della deformità dei loro volti grotteschi, diametralmente opposti alla purezza ariana

L’operazione di “pulizia” indetta dal Fuhrer, ovviamente, abbracciava anche il settore artistico, minacciato da altre correnti. Era il periodo delle avanguardie: rappresentazioni inedite dei nuovi flussi intellettuali generati dalla complicata realtà del ‘900, delle sue guerre e dei totalitarismi che dilaniavano l’Europa.

Espressionismo, cubismo, dadaismo, futurismo… Ciascuna di esse rappresentava un approccio differente nei confronti della guerra e delle innovazioni in campo industriale, ma erano tutte unite da caratteristiche che le contraddistinguevano.
La visione soggettiva dell’artista prendeva il sopravvento e l’arte si trasformava in uno strumento politico e rivoluzionario

Le rappresentazioni passate furono superate a favore di un’arte che guardava all’innovazione tramite l’utilizzo di nuove tecniche e le tele erano un trionfo di forme inedite, spesso distorte, in netta opposizione con l’armonioso formalismo classicista.

La grande esposizione dell’arte tedesca
Combattere un fenomeno tanto diffuso non era facile, ma Hitler, forte del suo potere, non arretrò di un passo, e la sua politica di repressione andò a intralciare anche la libera espressione. I nazisti, molti di questi borghesi, cercavano consenso tra gli alti ranghi della società, invitando nobili e industriali nelle loro sfarzose proprietà, costellate dai dipinti trafugati nelle città europee. Molti appartenevano a ricche famiglie ebree, che venivano derubate dai tedeschi per arricchirsi con collezioni dal valore inestimabile.

Alcune di queste opere furono esposte all’interno della Casa dell’arte germanica di Monaco. Inaugurato il 18 luglio del 1937, l’edificio ospitava La grande esposizione dell’arte tedesca, un maestoso tributo delle più belle opere classiche e rinascimentali, una celebrazione dell’ideale di perfezione fisica e morale, simbolo del popolo tedesco. Autori del calibro di Tiziano, Leonardo, Raffaello e molti altri cospargevano le pareti di quel museo voluto dal Führer per accentrare ancor di più il ruolo della Germania nello scacchiere europeo, ma il disegno politico di Hitler prevedeva anche altro.

Se da un lato voleva celebrare l’arte classicista, dall’altro desiderava ridicolizzare l’arte avanguardista attraverso la Mostra d’arte degenerata o Entratete Kunst, inaugurata il 19 luglio all’interno del giardino di Hofgarten, situato a pochi metri di distanza dalla Casa dell’arte germanica.

La Mostra d’arte degenerata
Seicentocinquanta tra quadri e sculture, appartenenti a ben 112 autori, tra cui Egon Schiele, Otto Dix, Gustav Klimt e Emil Nolde, finirono esposte in maniera disordinata, con i quadri appesi storti per rendere il tutto grottesco agli occhi dell’osservatore.

Si trattava di un’ostentazione dell’antisemitismo, perché alcuni autori “degenerati” erano ebrei, i maligni responsabili del degrado culturale. L’arte degenerata era inoltre accostata al concetto di pazzia e una sezione dedicata all’astrattismo fu intitolata “stanza della follia”.

Anche in questo caso, la compatta superficie dell’etica nazista presentava una profonda increspatura: parte dei dipinti avanguardisti veniva in realtà apprezzata da alcuni generali tedeschi, che non si fecero alcuno scrupolo ad appenderli nei loro salotti. Inoltre, era emblematico il caso di Rudolf Belling, espressionista che vide due delle sue sculture più famose (Triade e Testa dorata in ottone) all’interno della Mostra, ma, allo stesso tempo, un busto, da lui realizzato, raffigurante Max Schmeling, famoso pugile tedesco, fu esposto nella Casa dell’arte germanica.

I paesaggi bucolici, i corpi atletici, le scene rurali, i ritratti di madri e bambini erano in netto contrasto con le figure squadrate e deformi o i paesaggi industriali e cittadini; eppure, la Mostra riscosse un grande successo, con due milioni di visitatori, un numero superiore rispetto a quello dei visitatori della Grande esposizione dell’arte tedesca.

Gli ambiziosi progetti di Hitler crollarono assieme alla caduta del regime nazista, nel 1945, e delle tante opere trafugate dai tedeschi, alcune furono ritrovate e restituite, altre tornarono in esposizione nei rispettivi paesi d’origine…
Altre ancora sono tutt’oggi perdute

Il caso Gurlitt
Numerosi ricercatori sono sulle tracce dei capolavori scomparsi nel nulla e il caso più recente di ritrovamento risale al 2012, a Monaco, all’interno della casa dell’anziano Cornelius Gurlitt, figlio di Hildebrandt Gurlitt. Soprannominato Il mercante del diavolo, Gurlitt senior comprava e trafugava opere per lo stesso Hitler e, per decenni, il figlio ha conservato segretamente quadri dal valore inestimabile. Soltanto alcune di queste sono state restituite agli eredi dei legittimi proprietari, mentre altre sono ancora coinvolte in dispute legali.

Questa storia è tutt’ora oggetto di studio, perché, oltre a celebrare la bellezza in tutte le sue forme, mette in evidenza alcuni tratti fondamentali della società, ossia la capacità di manipolare i mezzi di comunicazione a favore di una determinata concezione. Inoltre, l’arte veicola un messaggio e può essere un atto politico e rivoluzionario, condiviso da uno o da tutti.

Impossibile, in questo caso, non citare le parole di Picasso: «L’artista è anche un uomo politico, costantemente sveglio davanti ai laceranti, ardenti o dolci avvenimenti del mondo. La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di una guerra offensiva e difensiva contro il nemico».
Fonti:
- Hitler contro Picasso e gli altri (2018) – Documentario diretto da Claudio Poli
- Adolf Hitler – Enciclopedia Treccani
- Degenerate art: Why Hitler hated modernism – BBC News
- Il rapporto tra Hitler e le arti, contro l’arte moderna e “degenerata” – Finestre sull’Arte
- Germania, l’arte rubata da Hitler: restituito l’ultimo quadro “identificato” del tesoro di Gurlitt – La Repubblica