Probabilmente Atlantide, la mitica isola sprofondata, secondo Platone, “in un singolo giorno e notte di disgrazia” non è mai esistita. Reale invece, anche se avvolta da leggende, è la città di Heracleion, inghiottita dal Mar Mediterraneo esepolta nella sabbia per più di 1.500 anni. Nel 2000, gli archeologi dello IEASM (Istituto europeo per l’archeologia subacquea), hanno scoperto, a 30 metri di profondità, la città che i greci chiamavano Heracleion, Thonis per gli antichi egizi, che sorgeva su una delle isole del Delta del Nilo.
Le rovine sommerse si trovano nella baia di Abukir, e i suoi reperti, sorprendentemente ben conservati, raccontano la storia di un porto straordinariamente attivo e vivace, che visse il suo massimo splendore tra il VI e il IV secolo a.C.
L’archeologo subacqueo francese Franck Goddio, con il suo team, è arrivato alla scoperta dopo una indagine geofisica di quattro anni. Reperti archeologici entusiasmanti, venuti alla luce nel 2013, dopo 13 anni di scavi, mostrano una città antica che non era solo un centro di commercio internazionale di vitale importanza, ma forse anche un importante centro religioso.
64 antichi relitti di navi e più di 700 ancoraggi sono stati dissotterrati dal fango della baia, monete d’oro, e stele giganti incise in greco antico e geroglifici egiziani. I ricercatori ritengono che questi artefatti dimostrino l’importanza della città come centro commerciale vivace, snodo tra il Mar Mediterraneo e il Nilo.
I ricercatori hanno anche scoperto molti manufatti religiosi, e loro stessi sono meravigliati per la varietà dei reperti trovati, e allo stesso tempo impressionati dal loro eccellente stato di conservazione. “E’ una testimonianza archeologica semplicemente travolgente” ha dichiarato al momento della scoperta il professor Sir Barry Cunliffe, un archeologo dell’Università di Oxford che partecipa allo scavo, “reperti distesi sul fondo del mare, ricoperti e protetti dalla sabbia, sono stati stupendamente conservati per secoli”.
Rimane tuttavia irrisolto il mistero sulla sua fine, avvenuta probabilmente nel VI o VII secolo d.C. Non avendo dati che possano spiegare il suo affondamento, Goddio ipotizza che il peso dei grandi edifici pubblici, costruiti sul terreno argilloso della regione, potrebbe aver causato lo sprofondamento della città, forse a seguito di un terremoto.