Nonostante i capi d’abbigliamento odierni abbiano fatto riscoprire comodità e praticità a tutti noi, è comune pensare con nostalgia al fasto e alla bellezza degli abiti antichi. Passamanerie, pietre preziose e tessuti elaborati erano solo alcuni degli elementi di un’arte, la sartoria artigianale del passato, i cui segreti sono ormai nelle mani di pochi esperti al mondo (come i costumisti premio Oscar italiani Milena Canonero, Gabriella Pescucci o Dante Ferretti).
Tuttavia, tramite lo studio della storia della moda, è possibile, per appassionati e talentuosi autodidatti, riuscire a ricreare e a ripensare abiti di foggia antica
Tra questi, si è distinta Grimilde Malatesta, giovane designer italiana capace di riprodurre capi storici tra i più complicati e affascinanti.
Sotto, Grimilde Malatesta indossa una sua creazione, “Robe en chemise”, ispirato a “Portrait of a lady with a book” dipinto di Antoine Vestier, esposto al Museo d’Arte di San Paolo. (Fotografia di Andrea Gottardi con licenza CC BY-NC-ND).
Sotto, “Portrait of a lady with a book” Antoine Vestier, 1785 circa, Museo d’Arte di San Paolo, Brasile (Immagine di pubblico dominio via Wikipedia)
Largamente nota sulle piattaforme social per i suoi eccezionali abiti da cosplay (come quelli di Padmé, personaggio di “Star Wars” o di Daenerys Targaryen di “Game Of Thrones”), Grimilde ha reso un’arte antica incredibilmente attuale.
“Non sono qui per creare e cucire, ma per magnificarti, e non solo la tua silhouette. Sono la tua fata madrina. Posso renderti una principessa, un guerriero o un re. Non sono qui per disegnare costumi, sono qui per progettare costumi che possano funzionare con la tua personalità, non solo col tuo corpo.”
Questo è ciò che Grimilde dice di sé, e ben fa comprendere quanto studio ci sia dietro ad ogni sua singola creazione.
Dopo aver studiato all’Istituto d’arte a Vicenza, dove: “grazie alla guida dei miei professori, ho imparato un metodo di lavoro efficace per incanalare le idee, sfoltirle, farle evolvere fino alla creazione di un oggetto finito. Penso che nessun altro percorso di studi avrebbe potuto essere più propedeutico per il lavoro che svolgo ora”, e dopo aver intrapreso il cammino nel mondo della danza che l’ha avvicinata al mondo del costume teatrale, raggiunge la consapevolezza che: “un lavoro senza risvolti artistici sarebbe stato per me alienante”.
Sotto, “Der Holle Rache – Abito per una regina della notte”, creazione originale di Grimilde Malatesta (Silverpearl Photography, modella La Esmeralda, Assistente Margot Mi, gioielli Beet&Owl fotografia con licenza CC BY-NC-ND)
In seguito all’aver appreso in teatro come i tessuti reagiscano alle luci e alle ombre, il terreno per avviare la sua attività sartoriale era ormai più che solido.
“Ho iniziato a cucire prima di partire per l’Accademia Nazionale di Danza a Roma; una volta concluso anche il percorso universitario, l’attività sartoriale era già sufficientemente avviata per poterne fare il mio lavoro principale. Ho sempre venduto i vecchi costumi e ne ho sempre fatti degli altri, al fine di essere autonoma nell’acquisto dei materiali.”
La sua creatività è dinamica e in continua evoluzione; alcune delle sue più recenti creazioni lo dimostrano, come il “Victorian Volcano Gown”, riproduzione di un abito vittoriano realmente esistente, ma rielaborato nei colori e nelle tecniche di realizzazione.
Sotto, Grimilde Malatesta indossa la sua creazione originale, “Victorian Volcano Gown” (Fotografia di Ermes Buttolo © scattata presso il Wild Turkey Pub di Castelgomberto)
Sotto, corpino originale degli anni Novanta dell’Ottocento, in velluto di seta e pizzo, con etichetta che ne indica la produzione parigina, da cui Grimilde ha tratto ispirazione per la sua versione del “Victorian Volcano Gown”
Parlando del suo estro creativo, Grimilde racconta: “Penso ci sia una forte componente di predisposizione. Non è una dote innata, ma deve essere una componente intrinseca della persona. Le tecniche si imparano, l’estetica un po’ si sviluppa, ma la creatività bisogna averla nel DNA. (…) Non basta da sola, o così com’è: va coltivata, sempre. È un animale vorace, che più cibo ha, più ne esige, ma la cui compagnia diventa ogni giorno più indispensabile per chi se ne ha cura. (…) È poi indispensabile avere la mente aperta, l’occhio sensibile del bambino che si sorprende davanti alla bellezza del nuovo, che ciba la propria anima dei sublimi colori di un tramonto o della bellezza di un cancello inusuale in una metropoli di cemento”.
Le foto dei “dietro le quinte” che Grimilde Malatesta inserisce nel suo blog, dove racconta i suoi progetti dalla nascita al risultato finale, dimostrano pienamente ciò che racconta. Bozzetti, studi mirati alla composizione e alla tintura dei tessuti e la minuziosa attenzione per i dettagli, sono l’esoscheletro dietro ad ogni suo abito.
Sotto, confezione di un abito di foggia Seicentesca, creazione originale di Grimilde Malatesta (Fotografia di Grimilde Malatesta)
Sotto, preparazione alla confezione di un abito di foggia Seicentesca, creazione originale di Grimilde Malatesta (Fotografia di Grimilde Malatesta)
E osservando lavori più complessi, come il cappotto di pelliccia della principessa Daenerys della saga fantasy di G.R.R. Martin, Game Of Thrones, incuriosisce davvero capire quale sia il processo, passo dopo passo, per ottenere un capo che “funzioni”.
Sotto, Grimilde Malatesta indossa la sua riproduzione della pelliccia bianca impunturata indossata da Daenerys Targaryen (Emilia Clarke) nella settima stagione di “Game of Thrones” (Fotografia di Nicoletta Bologna con licenza CC BY-ND-ND)
Sotto, Grimilde Malatesta indossa la sua riproduzione della pelliccia bianca impunturata indossata da Daenerys Targaryen (Emilia Clarke) nella settima stagione di “Game of Thrones” (Fotografia di Nicoletta Bologna con licenza CC BY-NC-ND)
La nascita di un abito tanto complesso richiede diverse fasi: “Si parte con un brainstorming, raccogliendo il maggior numero di idee e di dettagli possibili, anche non strettamente correlati all’obiettivo di ogni progetto. (…) Procedo poi con una selezione, per cui spesso cerco il parere di altre persone dall’eccelso gusto estetico, per non avere un’idea condizionata dalla mia ricerca e dalle mie intenzioni, che potrebbe limitare il progetto dalla sua massima riuscita. (…) Raggiunto il bozzetto definitivo, seleziono colori e materiali; qui alle volte è necessario alterare l’idea, se si trovano materiali migliori o se non si trova ciò si cerca. Spesso fila tutto liscio, ma capita invece che alcune idee non funzionino ad oggetto finito; torno quindi al bozzetto, per valutare le alternative che potrei mettere in atto per ottenere un miglior risultato”.
Per quanto riguarda i capi di sua ideazione, come l’“Evil Queen Gown” non legati a una commissione ricevuta, le dinamiche possono modificarsi: “Parto drappeggiando un tessuto sul manichino e vedendo cosa mi suggerisce, oppure disegnando un abito ispirato a un materiale particolare trovato per caso, piuttosto che alla necessità di realizzare un abito con determinate caratteristiche a priori. Spesso vado definendo il progetto nel procedere, al posto che eseguire un’idea già completa”.
Sotto, Grimilde Malatesta indossa la sua creazione originale “The Evil Queen Gown” (Fotografia di Raska Oberhausen con licenza CC BY-NC-ND)
Sotto, preparazione alla confezione dell’abito (Fotografia di Grimilde Malatesta)
Come testimoniano le immagini, è indubbio il senso estetico e l’eleganza di ogni creazione di Grimilde. Le abbiamo chiesto come, secondo lei, la storia abbia influenzato la moda, e come la storia della moda abbia influenzato lei: “La storia e la moda sono due cose indissolubili; la moda è figlia della storia, e alle volte la moda ha fatto virare la storia. L’economia di un paese, le sue innovazioni tecnologiche, i materiali di un territorio, sono elementi necessari per conoscere la storia della moda, senza i quali essa sarebbe solo uno studio mnemonico degli avvenimenti storici, senza capire i meccanismi che li collegano. È tutto un circolo di legami in cui ci si perde. (…) La moda è anche politica, come dimostrò la scelta della Regina Vittoria d’Inghilterra di utilizzare, in alcuni casi, tessuti e pizzi inglesi, per lanciarne non solo la moda, ma anche l’acquisto, sostenendo così l’economia nazionale“.
Sotto, Grimilde Malatesta indossa un suo abito di foggia Settecentesca, “Wine velvet robe” (Fotografia di Raska Oberhausen con licenza CC BY-NC-ND)
“Per quello che riguarda me, la storia della moda è sempre fonte di ispirazione e metro di misura. Così come la ricostruzione di un abito di un film, quella di un abito storico è una prova che è facile fallire. (…) È richiesto uno studio approfondito delle tecniche, dei materiali e dei metodi del tempo, per comprendere quali e quante siano le precauzioni necessarie per ricostruire un indumento in un tempo che non gli è proprio, in cui i tessuti non vengono più prodotti allo stesso modo, in cui le stecche di balena vere sono oggetti d’antiquariato, in cui i prezzi dei tessuti sono più bassi che mai, ma la qualità disponibile in passato, è diventata l’ago nel pagliaio. Per quanto riguarda gli abiti in generale, la storia della moda insegna quali sono le proporzioni, le silhouette più adatte per determinati stili, e come ottenerle. Offre spunti quasi infiniti sulla decorazione o sull’abbinamento di colori: è un pozzo di idee inesauribile”.
Dopo diversi anni, la quantità di abiti creati da Grimilde Malatesta e il suo bagaglio di esperienze sono cresciuti. Tessuti e progetti le hanno dato la possibilità di sondare nuovi livelli di difficoltà e di superarli.
Incuriosisce quindi sapere quale abito ha davvero costituito un banco di prova decisivo per lei:
“L’abito in questione è un abito ripreso da un film, per me straordinariamente importante. Mi ha seguito dall’inizio, e mi ha permesso in parte di arrivare dove sono. Si tratta dell’abito “del Lago” da Star Wars episodio II, indossato da Padmé. È un abito che può sembrare semplice, ma che richiede diverse tecniche complicate. Me ne innamorai subito, fu uno dei primi che realizzai. Per potermi permettere i molti metri di seta necessari per realizzare quest’abito, ho lavorato ad altri. (…) Anno dopo anno ne ho realizzati davvero molti per i clienti, ma la cosa curiosa è che per me ne ho fatte cinque versioni, ciascuna usata e venduta“.
Sotto, Grimilde Malatesta indossa la sua riproduzione dell’ “Abito del Lago” di Padmé, celebre personaggio della saga cinematografica “Star Wars” (Fotografia di Raska Oberhausen con licenza CC BY-NC-ND)
“L’anno scorso una ragazza ha avuto la possibilità di vedere l’originale, di Trisha Biggar, alla mostra “The Power of Costume” negli USA, e ha fotografato i dettagli non fruibili tramite internet, allo scopo di farmi realizzare per lei la miglior versione possibile di quest’abito. Così l’anno scorso l’ho replicato, per me e per lei, nella quinta versione, e posso dire di avere una delle migliori repliche esistenti”.
Attraverso i suoi abiti, Grimilde ha avuto modo di studiare e rivivere centinaia di anni di storia e di tradizioni artigianali, immergendovisi per ottenere la maggiore accuratezza possibile.
Sorge spontaneo chiederle quale sia l’epoca storica che preferisce rappresentare con i suoi abiti:
“La mia epoca preferita è un ventennio preciso, che va dal 1885 al 1905. Mi piace perché è il periodo che più si può definire “patria dell’assurdo”, dei colori dai contrasti impensabili, degli accessori grotteschi, come elementi di tassidermia, e poiché offre una straordinaria varietà, una ricchezza e una creatività nei dettagli che consente una grande libertà, non solo nel ricreare un abito ispirato all’epoca, ma nel costruire, tramite gli abiti, un vero e proprio personaggio”.
Grimilde Malatesta non dimostra solo di saper rendere la stoffa arte in movimento, ma di saperla interpretare, e di riuscire a comprenderla e fondersi con essa. Tramite le sue accurate ricerche, ci permette di rivivere un mondo che siamo sempre abituati a immaginare in scala di grigio, con invece mille sfumature di colore, bellezza e preziosità.
Intervista a cura di Cecilia Fiorentini, potete scoprire abiti e creazioni di Grimilde Malatesta sulla Pagina Facebook, Instagram, sul suo sito o sul suo negozio Etsy dedicato.