Vuoi mettere quella meravigliosa sensazione del vento che ti aggroviglia i capelli e dell’aria che ti si attacca alla pelle con quell’agro sapore di sale quando navighi per mare, rispetto all’odore di umido e chiuso che respiri nelle stanze di un castello?
Ecco, questo deve aver pensato Grace O’Malley quando, ancora bambina, chiede al padre di portarla con sé in un viaggio dall’Irlanda alla Spagna, a bordo della sua nave.
Eoghan Dubhdara Ó Máille, potente signore di Umaill e padrone delle coste della Contea di Mayo, probabilmente non conosce ancora bene il carattere della figlia e accampa una scusa: è impossibile portarla a bordo, perché i suoi lunghi capelli si sarebbero sicuramente impigliati nel sartiame della nave. La bambina non ci pensa due volte e si taglia la folta chioma.
La storia non ci dice se poi il padre l’abbia accontentata, ma l’episodio dà sicuramente la misura della volontà e dell’intraprendenza della ragazza, che da allora si chiamerà “Gráinne Mhaol”: calva, oppure senza capelli.
In Irlanda è Gráinne Ní Mháille mentre in Inghilterra la conoscono come Grace O’Malley. Lei è comunque la degna antagonista della donna più potente della sua epoca, la Regina Elisabetta I d’Inghilterra. Le loro vite si incrociano, e quasi mai pacificamente.
Grace nasce intorno al 1530, quando ancora regna Enrico VIII, anche sui territori irlandesi. In realtà il sovrano lascia spazio ai nobili locali, come Eoghan Dubhdara Ó Máille, capoclan di una famiglia marinaresca che risponde non già al re inglese ma a quello della contea di Mayo, che appartiene alla famiglia dei Bourkes. Le cose cambiano quando sale al trono Elisabetta I, molto meno tollerante del padre in fatto di indipendenza dei signori irlandesi.
Gli O’Malley spadroneggiano sulle coste della contea di Mayo, a ovest dell’Irlanda, dove hanno costruito una serie di castelli, tutti affacciati sul mare. La famiglia è ricca e potente, possiede terre e bestiame, pratica attività di commercio via mare con altri stati, e tassa tutti i pescherecci (anche inglesi) che vanno a pescare davanti alle loro coste.
Grace ha anche un fratellastro, Dónal, figlio di primo letto del padre, ma quando Eoghan muore è lei a prendere in mano le redini del potere. Paradossalmente, in nessun documento ufficiale irlandese rimane traccia di lei, mentre sono gli Inglesi che conservano delle carte sulla sua attività e sul suo incontro con la Regina Elisabetta.
In un’epoca nella quale le donne erano viste come uno strumento per stringere alleanze attraverso matrimoni di convenienza, Grace O’Malley si distingue per aver agito in maniera opposta:
Si sposa due volte, e in tutti e due i casi è lei che consolida il suo potere personale e la ricchezza del clan
Si sposa giovanissima, nel 1546, con Dónal O’Flaherty, erede della famiglia che governa la regione di Connemara. Da lui ha tre figli: il primogenito Eoghan, che ha un carattere gentile e muore giovane per mano degli inglesi; la seconda, Méadhbh, che pare assomigliasse alla madre, non si sa se per aspetto o per carattere; l’ultimo, Murchadh, è la pecora nera della famiglia: non accetta che sia sua madre, una donna, a comandare, e arriva a tradire la famiglia, alleandosi (forse) con gli inglesi, quando viene assassinato suo fratello. Grace non gliela perdona, e giura che non gli avrebbe più rivolto la parola, ma lo nomina spesso quando ha occasione di imprecare contro di lui.
Nel 1565 il marito di Grace muore, non di morte naturale, ma ucciso da qualcuno del clan rivale dei Joyce. Per la verità lui, Dónal, si era impadronito di uno dei loro castelli, Cock’s Castle, e i Joyce vogliono riprenderselo, così lo ammazzano mentre è a caccia. Non hanno però fatto i conti con Grace, che in compagnia da un consistente numero di O’Flaherty si vendica degli assassini del marito e riprende possesso del conteso castello.
A quel punto Grace è una donna ricca e potente, che decide di stabilirsi al castello di Clare Island, da dove intraprende una nuova carriera, quella di piratessa. Non si accontenta di proseguire con la consolidata attività di commercio, ma attacca con le sue leggere galee ogni nave che passa nelle acque di Clew Bay, pretendendo un contributo in denaro o in merci per consentire loro di proseguire.
Intanto, raccontano le leggende, Grace accoglie nel suo letto un giovane marinaio naufragato sulle sue coste, che però ha vita breve: qualcuno del clan dei MacMahhon lo uccide e lei, per tutta risposta, attacca uno dei loro castelli, quello di Doona, ammazza gli assassini dell’amante e si prende il maniero.
Da allora la donna avrà un significativo soprannome:
Dark Lady of Doona
Nel 1566 Grace si sposa di nuovo, con uno dei Bourkes, e forse divorzia dopo un anno, o forse il matrimonio non viene mai sciolto ma i due, pur rimanendo alleati, non conducono vita comune. Hanno però un figlio, Tibbot, che nasce a bordo di una nave. Caso vuole che, proprio il giorno successivo al parto i corsari arabi abbiano attaccato la galea di Grace. Lei immediatamente si barda per la battaglia, impugna le armi, spara agli ufficiali avversari e si impadronisce facilmente della loro nave.
Gli anni passano e nel 1588 Elisabetta sale al trono. La regina non prosegue la politica tollerante del padre, e vuole dimostrare chi è che comanda nel Regno d’Irlanda. Manda come governatore della regione di Connemara, dove spadroneggia Grace, Sir Richard Bingham. Dopo aver respinto gli inglesi, che avevano attaccato il castello di Clare Island, Grace è costretta a trattare perché Bingham, oltre a uccidere il suo primogenito, riesce a catturare i figli Tibbot e Murchadh e il fratellastro Dónal. La donna, da parte sua, non si confronta con Bingham, ma con Elisabetta in persona. La regina aveva inviato per iscritto una serie di domande alla piratessa, che risponde, poi si decide per un incontro faccia a faccia, a Greenwich Palace, nel 1593.
Grace, da nobildonna qual è, indossa una veste elegante, dove però nasconde un pugnale, trovato dalle guardie di Elisabetta. Nessuna delle due si scompone: Grace dice di averlo portato per difesa personale ed Elisabetta sorride, ma glielo fa togliere. La fiera piratessa non si inchina davanti alla sovrana, perché non la riconosce come Regina d’Irlanda, ma anche in questo caso Elisabetta non fa una piega, e le due “rivali” conversano in latino, perché è l’unica lingua parlata da entrambe.
Succede poi che Grace starnutisca, e una delle dame presenti le porge un fazzoletto finemente ricamato. Lei lo usa per soffiarsi il naso e poi lo getta nel fuoco, con grande sconcerto di tutti i presenti. Elisabetta le spiega che tra loro inglesi si usa mettere il fazzoletto usato in una manica della veste, e Grace ribatte che da loro, in Irlanda, un fazzoletto sporco non si mette mai a contatto con il corpo, ma viene piuttosto bruciato.
L’incontro si conclude con un accordo: Grace si impegna a non fornire più aiuto ai ribelli irlandesi e in cambio Elisabetta deve restituirle i parenti imprigionati, le terre e il bestiame confiscato, e soprattutto richiamare a Londra Bingham.
La regina però non mantiene i patti: dopo poco rimanda il Lord in Irlanda e non si sogna nemmeno di restituire i beni sottratti alla donna. Gli accordi praticamente si concludono con un nulla di fatto e ognuna di loro due prosegue per la sua strada: Elisabetta cerca di imporre il suo dominio sull’Irlanda e Grace ritorna a dar man forte ai ribelli, che tra il 1593 e il 1603 daranno filo da torcere alla corona inglese durante la Guerra dei Nove Anni.
La regina d’Inghilterra muore nel 1603, e in quello stesso anno (probabilmente) se ne va anche Grace, che viene sepolta nell’Abbazia di Clare Island.
Elisabetta e Grace, due donne con vite molto differenti, che lasciano un segno nella storia. Molto di più la regina d’Inghilterra, proprio per il suo ruolo, e apparentemente molto meno Grace, la cui vita è documentata solo da fonti inglesi. Lei però rimane impressa nella mente e nel cuore di tutti gli irlandesi, che la faranno diventare la loro eroina, il simbolo stesso della loro lotta per la libertà.