Gone to the Earth: la censura di Hollywood contro il femminismo romantico

I sogni di una ragazza di talento, ma sfortunata, quelli che non possono realizzarsi nella vita, diventano trame di libri che sopravviveranno alla loro autrice.

Anni dopo, quando lei non c’è più, il più famoso di questi libri diventa un film, che avrebbe tutte le carte in regola per essere un grande successo. Invece sarà protagonista di una delle più allucinanti storie di censura e solo dopo molto tempo potrà essere visto per intero.

Lei, l’autrice, era nata nell’Ovest dell’Inghilterra come Gladys Mary Meredith, ma si fece conoscere con il nome di Mary Webb. Nata nel 1881, sviluppò ancora molto giovane il morbo di Graves, una malattia autoimmune che colpisce la tiroide e causa varie conseguenze, di cui le più vistose sono il gozzo e gli occhi sporgenti. All’epoca non si poteva fare praticamente niente per curarla.

Sotto, Mary Webb:

Nonostante questo, poco dopo, sposò un maestro, Henry Bertram Law Webb, con cui visse in diversi villaggi nell’area tra Inghilterra e Galles, la stessa di cui entrambi erano originari, nella speranza che il clima salubre delle campagne la aiutasse a stare meglio. Alcuni suoi libri ebbero un discreto successo, ma mai abbastanza da garantirle la sicurezza economica. Nel 1927, ormai in pessime condizioni di salute, si lasciò con il marito e trascorse da sola gli ultimi mesi, finché morì, nel 1928, durante un soggiorno in una stazione marittima.

Mary Webb in età adulta:

Nella sua narrativa, due sono gli elementi che appaiono con maggiore evidenza: uno è senz’altro il rapporto tra l’uomo e la Natura, quest’ultima vista come fonte di ogni vita e descritta in modo poetico e partecipe. L’altra è la sofferenza di chi si vede emarginato, narrata senza indulgere nel vittimismo, sottolineando piuttosto la fame di vita di chi può permettersi poco o nulla. In Italiano, sono stati tradotti due suoi libri: uno è “Prezioso veleno” (“Precious bane”, la cui protagonista ha il volto deformato da una malformazione congenita del labbro) e l’altro è “Tornata alla terra” (“Gone to the Earth”) che, nel 1950, divenne un film dalla storia molto tormentata, cui misero mano due figure titaniche del cinema del ‘900: il regista inglese Michael Powell e il produttore americano David O. Selznick, tra i quali vi furono contrasti violentissimi.

Sotto, la copertina di Prezioso Veleno:

La Trama

Alla fine del XIX secolo, in un villaggio inglese, c’è una ragazza, Hazel, contesa tra due uomini: Jack, un aristocratico dedito agli stravizi, e Edward, un ascetico pastore anglicano. Hazel, figlia di una zingara e di un musicista ambulante, è bellissima, suona l’arpa e canta divinamente, ma è tenuta a distanza da tutti i notabili del paese e passa il suo tempo a vagare tra le colline, i boschi e le campagne, in compagnia di Foxy, una piccola volpe che ha addomesticato. Hazel è divisa tra l’amore per un aristocratico e un pastore, ma l’aristocratico è scomparso. Jack cerca di prenderla con la forza o offrendole del denaro, mentre Edward la corteggia in modo elegante e discreto. Hazel sceglie dunque Edward e lo sposa, ma il matrimonio non funziona.

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

Oppresso da una madre retrograda e invadente, Edward non riesce a consumare il matrimonio e, benché riempita di attenzioni e gentilezze, Hazel non è felice. Torna dunque da Jack e diviene la sua amante ma, dopo qualche tempo, stufa della volgarità dell’uomo e dalla sua assoluta mancanza di rispetto per lei, lo lascia e torna dal marito, chiedendogli perdono per il tradimento. Ma Edward ha capito di essere stato lui il vero colpevole della sua fuga e la riaccoglie con gioia, promettendole una vita completamente diversa e accettando perfino di fare da padre al figlio che lei ha concepito con Jack.

I due sembrano finalmente felici insieme ma i notabili del paese, sobillati dalla madre di Edward, mettono il pastore davanti a un ultimatum: o caccia via la sua scandalosa moglie o si dimette dal suo magistero. Edward risponde con fermezza che resterà con la moglie e se ne andrà dal paese: ma, durante la discussione, si scatena la tragedia. È in corso una caccia alla volpe cui stanno partecipando alcuni oziosi e annoiati aristocratici, e Jack è uno di essi.

La volpe che i cani stanno inseguendo è proprio Foxy, il cucciolo allevato da Hazel. La ragazza, tentando di portarlo in salvo, correndo per sfuggire alle mute inferocite, cade in un vecchio pozzo rimasto aperto e muore, sotto lo sguardo di Jack e di Edward, entrambi accorsi per cercare di aiutarla.

Sotto, il film completo in inglese disponibile su Youtube. Il video parte a pochi secondi dal termine, con la drammatica scena finale in cui Hazel cade e muore nella buca:

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

Al momento di realizzare il film, Powell aveva pensato di rispettare a fondo lo spirito del libro, mentre Selznick continuava a imporre cambiamenti. Il produttore, dedito al consumo di amfetamine (una pratica che gli indebolì il cuore fino a portarlo a morte nel 1965, a 63 anni), bombardò il regista di lunghi e confusi promemoria che Powell prima provò a rispettare e poi ignorò.

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

Sotto, il regista Michael Powell:

Selznick aveva poi imposto come protagonista dell’opera la propria moglie, l’attrice Jennifer Jones, benché questa, a 31 anni, fosse un po’ troppo grande per l’adolescente Hazel. Powell fece buon viso a cattiva sorte e sfruttò l’indubbia sensualità della Jones (non a caso, pochi anni prima, interprete del torrido “Duello al sole” con Gregory Peck) per rendere Hazel molto più carnale e passionale di quanto apparisse nel libro. Edward ebbe il volto di Cyril Cusack (nessuna parentela con John e Joan Cusack, con i quali divide però l’origine irlandese) e Jack quello di David Farrar.

L’attrice Jennifer Jones, premio Oscar 1944 per Bernadette:

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

Gli esterni della pellicola furono girati nel piccolo villaggio gallese di Much Wenlock: fino a qualche anno fa esisteva un sito pieno di bellissime foto d’epoca sulla lavorazione del film, ma oggi è finito inspiegabilmente offline.

Image Hyperlink Example VANILLA MAGAZINE

Il risultato finale, intitolato “Gone to the Earth” come il libro, lungo 110 minuti, non piacque neanche un poco a Selznick, il quale citò in tribunale la società di Powell e del suo sceneggiatore Emeric Pressburger, The Archers, ma perse la causa. Tuttavia, poiché deteneva i diritti esclusivi per la versione americana, sconvolse completamente l’impianto del film, prima di farlo distribuire. Chiamò un regista di propria fiducia, Rouben Mamoulian, e gli fece rigirare diverse scene, insieme ad altre completamente nuove, ma soprattutto tagliò una notevole parte di quelle originarie. Nonostante le scene aggiunte, il film nella versione americana arriva a soli 82 minuti, quasi mezz’ora meno dell’originale. Secondo Powell, del suo girato erano rimasti solo 35 minuti. Addirittura, portava anche un titolo diverso, “The wild heart”.

Sotto, David Selznick:

Selznick agì sia per dilatare lo spazio a disposizione della Jones (molte scene aggiunte sono primi piani di questa) ma soprattutto per mettere davanti alla censura americana, sempre spietata secondo le indicazioni del famigerato “Codice Hays”, un prodotto che avesse qualche speranza di passare il vaglio. La storia della moglie infedele di un ecclesiastico impotente era già fin troppo scandalosa senza doverla pure caricare di implicazioni filo-femministe e di dure critiche alla mentalità benpensante: mentre invece il film ne era pieno.

Sotto, la tipica schermata che indicava il rispetto delle normative di un film secondo il Codice Hays:

Non a caso, quando si trattò di importare il film in Italia, i distributori scelsero senza esitare la versione americana: e, nonostante questa precauzione, i nostri censori riuscirono a trovare il modo di tagliarne altri 10 minuti prima di concedere il visto. “Cuore selvaggio”, che ha avuto anche qualche raro passaggio televisivo, è infatti lungo solo 72 minuti (per un certo periodo, è stato denominato anche “La volpe”, determinando ulteriore confusione con un film successivo, “The Fox” di Mark Rydell, del 1967, tratto da un racconto di D. H. Lawrence).

Nel 1985, l’Archivio del British Film Institute decise di restaurare il film, riportandolo alla sua forma originaria, perché anche nel Regno Unito la versione di Powell era stata proposta con parecchi tagli. Grazie anche alla sua bellissima fotografia in Technicolor, è oggi considerato uno dei più importanti film inglesi di ambientazione ottocentesca e di paese.


Pubblicato

in

da