Una stazione radio, un commando di soldati che indossano divise rubate, un contadino rapito, una falsa comunicazione radio, e alla fine, un uomo ucciso per fornire una falsa prova: non è l’abbozzo di una spy-story, ma la vicenda che segnò l’inizio della seconda guerra mondiale, mentre l’agricoltore Franciszek Honiok, completamente dimenticato dalla storia, può essere considerato la prima vittima del conflitto.
Franciszek Honiok
Già diversi mesi prima di quel giorno di fine agosto, la Germania nazista aveva avviato l’Operazione Himmler, un piano predisposto per riuscire a ottenere un pretesto per invadere la Polonia. L’ideatore, Heinrich Himmler, e Reinhard Heydrich, l’anima più nera del regime, avevano organizzato delle azioni atte a fornire falsi casus belli, atti di aggressione apparentemente commessi dalle autorità polacche nei confronti della Germania o di cittadini tedeschi residenti in Polonia. Gliwice è una città che oggi si trova in territorio polacco, ma che nel 1939 apparteneva alla Germania, in prossimità del confine tra i due paesi.
Heinrich Müller e Reinhard Heydrich, rispettivamente primo e secondo da sinistra
Fonte immagine: NTB/National Archives of Norway via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0
La più eclatante tra le ventuno operazioni che si svolsero secondo il piano di Himmler, condotte lungo il confine tra i due paesi, fu proprio quella che ebbe come teatro la stazione radio di Gliwice.
La stazione radio di Gliwice
31 agosto 1939: è quasi sera quando due automobili oltrepassano il cancello della stazione radio di Gliwice, dove svettano due altissime torri di trasmissione in legno. Scendono sette uomini che entrano nell’edificio, senza incontrare nessuna resistenza da parte delle guardie, e con facilità sopraffanno i tre tecnici al lavoro: il capo della banda spara dei colpi in aria e ordina ai presenti di eseguire i loro ordini. Poi un altro afferra il microfono e il lingua polacca grida: “Uwage! Tu Gliwice. Rozglosnia znajduje sie w rekach Polskich.” ovvero “Attenzione! Qui è Gliwice. La stazione di trasmissione è in mano polacca“. L’uomo continua dicendo che i polacchi (da anni in lotta con i tedeschi per i confini di quell’area) stanno invadendo la Germania per avere soddisfazione delle “nostre giuste richieste”. In realtà, l’ultima affermazione non viene udita da nessuno, perché nel frattempo uno degli operatori spegne l’impianto elettrico. Sono comunque sufficienti quelle prime nove parole volate nell’etere per innescare la tragica serie di eventi che porta alla seconda guerra mondiale.
Poi, veloci come erano arrivati, i sette uomini se ne vanno, lasciando dietro di loro, sui gradini d’ingresso alla stazione, un uomo in uniforme polacca, apparentemente ucciso da un colpo di pistola alla fronte.
Intanto, ogni stazione radio tedesca comincia a ritrasmettere le parole diffuse nel comunicato, mentre a Londra la BBC riporta la notizia dell’attacco alla stazione radio, appena oltre il confine polacco.
Poi arriva la dichiarazione ufficiale dell’agenzia di stampa tedesca, che riferisce di un attacco avvenuto intorno alle ore 20, quando dei polacchi sono penetrati nella stazione radio e hanno diffuso un comunicato nella loro lingua. La polizia, secondo i rapporti, riesce a intervenire nel giro di quindici minuti, e uccide molti degli uomini del commando, ma non viene fornito un numero preciso.
La mattina del giorno dopo, il 1° settembre del 1939, un Hitler furibondo per l’attacco a Gliwice, dichiara guerra alla Polonia, colpevole di aver violato il territorio tedesco servendosi di “teppisti dell’esercito polacco (che) hanno alla fine fatto esaurire la nostra pazienza”. I governi europei furono informati dalla Germania che la Polonia aveva dato inizio alla guerra.
Alfred Naujocks
Fu solo durante i processi di Norimberga che qualche notizia su Gliwice venne fuori: Alfred Naujocks, ufficiale delle SS, testimoniò di aver guidato l’operazione del 31 agosto 1939 dietro ordine di Reinhard Heydrich e Heinrich Müller (capo della Gestapo). Fu però solo nel 1958 che tutti i dettagli vennero rivelati, quando uno scrittore britannico, Comer Clarke, riuscì a rintracciare Alfred Naujocks, che viveva ad Amburgo.
L’ufficiale delle SS e i suoi sei uomini, vestiti con uniformi polacche, avevano sequestrato la stazione radio e diffuso il comunicato in lingua polacca, facendosi passare per sabotatori anti-tedeschi. Per rendere l’azione più verosimile, i nazisti lasciarono il corpo di un uomo in uniforme polacca: era il cadavere di un contadino slesiano di 43 anni, arrestato il giorno prima dalla Gestapo e ucciso con un’iniezione letale, anche se ufficialmente risultava morto per un colpo di pistola alla fronte.
Si chiamava Franciszek Honiok, la prima delle molte vittime dimenticate della seconda guerra mondiale. Fu probabilmente scelto perché di sentimenti anti-tedeschi e attivamente coinvolto in alcune rivolte contro la Germania, che all’epoca dominava sulla Slesia.
Parlando con Clarke, l’ex SS ammise “Sì, ho iniziato tutto io, non credo che nessuno si occuperà di me ora”. E difatti nessun tribunale lo ha mai processato per crimini di guerra: morì d’infarto nel 1966, dopo aver passato gli anni successivi alla fine del conflitto a favorire attivamente l’espatrio di molti criminali nazisti in Sud America.
Di Franciszek Honiok invece non si parlò più per decenni, né in Polonia né altrove: nessuno voleva andare a fondo a quell’assurda vicenda che aveva scatenato il disastroso conflitto mondiale. Nemmeno i parenti, che non hanno mai saputo dove fosse sepolto il suo corpo, osavano chiedere spiegazioni sulla sua dolorosa fine, quasi fosse una colpa essere stato ucciso per dare inizio alla guerra.
Dal 2005, la stazione radio di Gliwice è stata trasformata in un museo: oggi la torre di legno alta 118 metri viene usata solo per i servizi di telefonia mobile e trasmissioni in FM.
E per non dimenticare molte altre vittime rimaste senza nome, occorre ricordare che durante le altre azioni dell’Operazione Himmler, vennero “usati” molti prigionieri presi dai primi campi di concentramento, che venivano drogati, e poi uccisi e sfigurati (per impedirne il riconoscimento). Li lasciavano, vestiti in uniformi polacche, come prove delle aggressioni: erano chiamati Konserve, ovvero “prodotti in scatola”, merce preparata in precedenza per essere usata all’occorrenza.
Targa commemorativa al Museo della Stazione Radio di Gliwice
Fonte immagine: Smerus via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0
Una storia di orrore che si aggiunge ad altri orrori molto più conosciuti: nessun commento appare adeguato, qualsiasi parola sembra inadatta a esprimere lo sdegno per quello che successe in quei terribili anni, ma la memoria, quella sì, deve rimanere viva. Non si può e non si deve dimenticare, mai.
Dove non diversamente specificato, le immagini sono di pubblico dominio