Gli Ultimi Ritratti dalla Martinica: 20 Fotografie prima dell’Eruzione del Monte Pelée

Come la maggior parte delle Piccole Antille, la Martinica è costituita di formazioni vulcaniche. L’arcipelago traccia il confine dove la crosta oceanica della placca nordamericana finisce sotto quella caraibica, formando una barriera fra il Mar dei Caraibi e l’Oceano Atlantico. Uno dei vulcani dell’isola, il monte Pelée, si trova a soli 7 chilometri dalla città di St. Pierre, e si erge per quasi 1.400 metri al di sopra della città. I suoi pendii lisci e verdeggianti decliviano verso il mare, tagliati da squarci profondi e grezzi. Il suo cratere sommitale attirava avventurosi escursionisti, che occasionalmente venivano colpiti da pericolosi flussi di gas.

Per quanto ne sapevano gli abitanti di St. Pierre, il monte Pelée era un gigante gentile

Il vulcano aveva dato importanti segni di vita soltanto nel 1792, mentre nel 1851 aveva coperto di cenere finissima tutta l’isola, rimanendo poi silenzioso per oltre mezzo secolo. L’8 Maggio 1902 il Monte Pelée eruttò, uccidendo in pochi attimi tutti gli abitanti della città di St. Pierre.

Morirono oltre 30.000 persone, e i superstiti furono soltanto tre

Nei giorni che precedettero l’8 maggio 1902, il vulcano fumava ed emetteva vapori e cenere, associati a piccole scosse di terremoto che non lasciavano presagire nulla di buono. Gli abitanti iniziarono ad abbandonare la città, ma al loro posto giunsero numerosi contadini dalle zone limitrofe, trattenuti dalla politica che chiamava gli elettori al voto il successivo 10 Maggio.

Il governo emise un comunicato in cui dichiarava il monte Pelée sicuro, non più pericoloso di “quanto non sia il Vesuvio per i Napoletani”, e persino il governatore dell’isola e la moglie raggiunsero la città.

L’8 Maggio 1902 una nuvola piroclastica incandescente bruciò la città in pochi istanti, facendo morire 30.000 persone e lasciando sul campo soltanto 3 sopravvissuti

In 60 secondi fu tutto finito. Gli abitanti vennero carbonizzati e morirono, bruciati da una nuvola a oltre 1.000°C che non lasciò che cenere e ricordi.

I sopravvissuti furono Léon Compère-Léandre, che riuscì a gettarsi nell’oceano e se la cavò con numerose ustioni; Ludger Sylbaris, un carcerato che riuscì a chiudersi all’interno della propria cella e a sigillarla, anch’egli tremendamente ustionato, e una bambina, Havivra Da Ifrile, che riuscì a scappare sopra una barca e a nascondersi in una grotta, evitando la violenza del calore infernale.

Gli altri 30.000 abitanti non furono così fortunati, e perirono in quella che viene ricordata come la peggior eruzione vulcanica del XX Secolo.

Di loro ci rimangono queste cartoline, scattate poco prima del disastro, che ci raccontano volti, storie ed espressioni svaniti nel giro di un battito d’ali…

La vita della Martinica cambiò per sempre da quel drammatico evento, che ancor ammanta di tristezza alcuni luoghi ricordo dell’isola.

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Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...