Nel 1796 il filantropo William Tuke aprì il Ritiro di York, in Inghilterra, un ospedale per la cura dei malati di mente. Prima di allora, le persone con problemi mentali o comportamentali erano rinchiusi in istituti che assomigliavano più a gironi infernali che ad ospedali, il più famigerato dei quali era il Bethlem Royal Hospital. Tuke, di fede quaqquera, credeva nella santità della vita e nella compassione verso tutta l’umanità: questo lo portò a costruire un ospedale dove i malati di mente non subivano più violenze, ma cure adeguate, almeno per l’epoca. Ispirato al Ritiro, il West Riding Pauper Lunatic Asylum ha aperto le sue porte nel 1818, come luogo per ospitare malati di mente “poveri”.
L’asilo è stato esemplare per il suo tempo, in grado di ospitare 1.000 detenuti e curare le loro manie. L’ospedale era completamente autosufficiente e costruito per mantenere i malati isolati dal mondo esterno. Mentre le condizioni all’interno del manicomio erano nettamente migliori che in altre strutture, i ricoverati dovevano però ancora subire una totale disumanizzazione, connaturata al modo di affrontare le patologie mentali in quell’epoca. La prova di questa perdita di umanità può essere percepita nello sguardo di molti detenuti: invece dei loro nomi, il personale ha scritto nei ritratti la loro condizione mentale diagnosticata.
Alcuni dei pazienti soffrono di “mono-mania”, l’ossessione per una cosa o un’idea, pur essendo altrimenti sani di mente. Per altri la diagnosi é “mono-mania di orgoglio”, credere cioè di essere figure di importanza storica; la “mania del sospetto” era quella che oggi chiamiamo paranoia. Questi ritratti sono l’unico ricordo rimasto dei poveri malati: la perdita acuta di sé, palese in queste foto scattate attorno al 1869, é inquietante, quasi indescrivibile.