Gli “Immortali”: l’Elite dell’Esercito Persiano che non scendeva mai sotto i 10.000 Uomini

Il primo impero persiano della dinastia degli Achemenidi (550 aC – 330 aC), è passato alla storia non solo per le sue conquiste e il suo immenso potere, ma anche per aver creato un corpo d’élite di soldati chiamati Immortali. Il nome ci viene trasmesso da Erodoto il quale li definisce “Ἀθάνατοι“, Athánatoi, e li descrive come “fanteria pesante, guidati da Idarne, mantenuti costantemente in un numero di 10.000 uomini“.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Lo storico greco specifica che il nome “immortale” deriva non dalle caratteristiche fisiche o dalle abilità degli uomini, ma dal fatto che, in caso di morte o anche solo di ferimento di un soldato, questi veniva immediatamente sostituito da un altro, mantenendo l’unità del gruppo coesa e sempre identica nel suo numero. Altre fonti rispetto allo storico di Alicarnasso non nominano in nessun modo la parola Immortali ma Anûšiya, che significa compagni.

Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:

Gli immortali giocarono un ruolo fondamentale nell’espansione dell’Impero Persiano. Il corpo d’élite era certamente già esistente durante la campagna di conquista dell’Egitto di Cambise II di Persia, nel 525 a.C., e come noto accompagnò il grande Re Serse durante la fallimentare conquista della Grecia, nel 480 a.C. Gli immortali furono cruciali non solo per le campagne di conquista dell’impero persiano, ma soprattutto come contingente armato sempre presente al fianco dell’Imperatore, una Guardia Imperiale che nessun altro regno, all’epoca, poteva permettersi.

Durante gli ultimi anni dell’Impero lo hazarapatish, il comandante degli Immortali, era anche ministro dell’Imperatore, il quale da anni aveva una scorta personale di un migliaio di uomini scelti.

L’Equipaggiamento

Gli immortali erano dotati di equipaggiamento di prima scelta, leggero e pratico per la battaglia. I loro scudi erano di vimini, la spada era corta o era sostituita da un lungo pugnale, mentre per colpire da lontano avevano naturalmente arco e frecce. Il loro copricapo non era un elmo protettivo quanto quello spartano, ma un cappello in feltro, che li proteggeva dalla polvere ma non certo dai colpi di spada o lancia nemici. La loro armatura era in definitiva leggerissima, ma poco protettiva. Quello che perdevano dal punto di vista dell’equipaggiamento lo guadagnavano in compattezza e disciplina, un’arma potente da esibire agli eserciti avversari.

In viaggio

Fonte immagine: Wikimedia Commons

Durante i loro spostamenti venivano accompagnati da donne e servi, in grado quindi di sopperire alle esigenze come cibo, forniture e divertimenti. Essere un “immortale” era un grado esclusivo, una condizione sociale invidiabile da parte di tutti gli altri soldati dell’Impero Persiano.

La disfatta

Sotto, il Mosaico della battaglia di Isso conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli:

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Gli Immortali vennero completamente distrutti durante la Battaglia di Isso, attraverso la quale il grande condottiero macedone Alessandro Magno aprì la strada alla conquista Greca dell’Asia. Durante la battaglia, circa 30.000 greci affrontarono 120.000 persiani guidati da Dario III di Persia. La disfatta per i persiani fu totale: morirono 30.000 uomini in battaglia e altri 70.000 durante la ritirata, massacrati dagli invincibili di Alessandro.

L’epoca degli Immortali era finita

Sotto, la ricostruzione, completamente errata dal punto di vista storico, nel film “300” della battaglia fra Spartani e Immortali:


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