Gli Assiri: la prima superpotenza orientale

Crocevia di culture, flussi migratori e interessi economici mondiali, il Medioriente è oggi una delle regioni geopoliticamente più interessanti e complesse del pianeta. In realtà, è così da più 5000 anni, avendo ospitato l’affermazione del primo modello urbano e, successivamente, dei modelli templare e palatino, generati dalla necessità di coordinare le gigantesche creazioni infrastrutturali che hanno arginato e sfruttato le acque del Tigri e dell’Eufrate.

Mappa della Mesopotamia con il Tirgri e l’Eufrate – Immagine di Kmusser condivisa con licenza CC BY-SA 2.5 via Wikipedia

L’arco temporale abbracciato dalla fase protostorica e storico-antica di questa macro-regione, il cosiddetto “Vicino Oriente Antico” (3500-500 a.C.), condensa da solo la metà dell’intera storia umana documentata. Per gli storici si tratta di un cosmo d’informazioni ghiottissime, capace di fornire interessantissimi spunti di riflessione anche solo focalizzandosi sugli aspetti di storia militare e politica.

Illustrazione del XX secolo di un lanciere neo-assiro – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

A partire dal X secolo a.C. infatti, quest’area del globo fu assoggettata dalla dinamica potenza militare dell’Assiria, inizialmente una delle tante città-stato locali, che, attraverso un intricato percorso, divenne il più grande impero fino ad allora esistito.

Estensione approssimativa dell’Antico Regno assiro alla morte di Shamshi-Adad I, verso il 1775 a.C. – Immagine di Sémhur condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

La storia degli Assiri è anzitutto la storia di un popolo che fece della flessibilità e dell’efficienza organizzativa del suo esercito un punto cardine della propria cultura. Un esercito che, proprio in quanto a organizzazione, efficienza ed efficacia, non ebbe eguali sino al sorgere delle legioni romane. Pur tra le immani difficoltà provocate dai tragici sviluppi geopolitici che costantemente interessano il Medioriente, il frenetico susseguirsi delle scoperte relative alla sua storia antica ha, negli ultimi decenni, permesso di guardare in modo più sistematico e imparziale alla storia dell’Assiria, al suo esercito, alle sue campagne militari e alle correlate e inevitabili brutalità, superando gli stereotipi, abbondantissimi quando si parla degli Assiri, e permettendoci di comprendere quanto essi abbiano fornito il modello per quegli imperi mediorientali che, nel bene e nel male, funsero da modello per lo sviluppo degli imperi ellenici e dell’Impero romano.

La Mesopotamia in una mappa del 1692 degli Acta Eruditorum – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Primo fra tutti, l’Impero neo-babilonese di Nabuccodonossor II, erede diretto dello scettro di Ninive, e poi l’Impero persiano, che seppe espandere, sino a raddoppiarli, gli antichi confini dell’Assiria. Vari approfondimenti hanno interessato, negli ultimi anni, uno degli aspetti più moderni delle forze armate assire: la loro intelligence. Soprattutto le testimonianze relative all’ultimo secolo del loro impero, la cosiddetta “Epoca sargonide”, rivelano che gli Assiri seppero strutturare intorno alla loro efficiente macchina bellica un altrettanto efficiente sistema di raccolta informazioni, capace di massimizzare l’impiego dell’esercito, scoprendo (e trasmettendo per tempo) il luogo e il momento in cui era più indicato colpire il nemico.

Disco in onice con iscrizione di Nabucodonosor II – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Un esempio pratico sono i preparativi per la risolutiva invasione assira dell’Urartu, guidata da Sargon II (r. 721-705) nel 714 a.C., con cui il sovrano mutilò in via definitiva il pericoloso rivale settentrionale. L’erede al trono di Assur, Sennacherib, fu inviato dal padre a presidiare i confini settentrionali dell’impero, coordinando un’attività di spionaggio d’ampio raggio contro Urartu. Gli Assiri furono informati per tempo che il sovrano vannico, Rusa I, era stato debilitato militarmente dall’orda indo-iranica dei Cimmeri, che aveva virtualmente annientato il suo esercito. Forte di questa informazione, Sargon mosse a nord contro Urartu, sapendo di trovare il nemico incredibilmente indebolito.

Bassorilievo di Sargon II in alabastro – Immagine di Osama Shukir Muhammed Amin FRCP(Glasg) condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Sette anni dopo questa fortunata campagna, fu sempre la rete di spie del principe Sennacherib a informare Sargon della minaccia dei Cimmeri, convincendo l’ormai vecchio re di Assur a marciare in quella che fu la sua ultima campagna: un’impresa militare spesso liquidata come nefasta, ma il cui impatto geopolitico, secondo taluni studiosi, ebbe importantissime ripercussioni.

Rilievo con ritratto di Sennacherib – Immagine di Timo Roller condivisa con licenza CC BY 3.0 via Wikipedia

Partendo dal materiale relativo alla campagna urartiana di Sargon II, Dezső ha recentemente ricostruito la complessa piramide del sistema d’ intelligence assiro. Al vertice si trovava, ovviamente, il Re. Il secondo livello era occupato dall’erede al trono; mentre al terzo livello si posizionavano gli alti ufficiali coinvolti nel sistema: il rab šāqê (“gran coppiere”), il sukkallu (“visir”), il sartennu (“capo giudice”), ma, soprattutto, quanto meno nel caso dell’attività d’ intelligence ai danni dell’Urartu, il masennu (“intendente” o “tesoriere”) e il nāgir ekalli (“araldo di palazzo”). Il quarto livello era occupato dal vicario del nāgir ekalli; il quinto da quelli che potremmo definire i “collettori”, cioè le figure che raccoglievano le informazioni dagli operativi e le rigiravano, indiscriminatamente, ai livelli superiori: i governatori assiri, i re-vassalli e gli agenti che coordinavano gli operativi sul campo. Nel caso delle operazioni contro Rusa I, un ruolo fondamentale venne, ad esempio, giocato da Aššur-rēsūwa, agente ( qēpu ) di Sargon II alla corte di Ariye di Kumme, uno stato cuscinetto tra l’Assiria e Urartu.

Mappa dell’Impero neo-assiro – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Sul fondo della piramide si trovava il personale “operativo” – spie, agenti segreti ed esploratori – che vivevano sotto copertura nelle corti dei re stranieri e dei re-vassalli. Monitoravano i movimenti delle truppe nemiche lungo strade, ponti, guadi e passi montani; sorvegliavano il traffico, soprattutto militare, che passava per le porte delle grandi città nemiche. Probabilmente erano persone del posto con attività commerciali locali, ma sicuramente comprendevano anche spie inviate in terra straniera con speciali missioni.

Antica tavoletta cuneiforme assira contenente un resoconto di un viaggio in carovana – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Le fonti​ menzionano diversi tipologie di operativi: esploratori/spie ( dayyālu ); informatori ( bātiqu o ša-lišāni ) e guardie di confine ( massarti ša URU.birāte ). Il segreto del successo dell’ intelligence assira fu l’infrastruttura stradale creata da re Salmanassar III (r. 858-824 a.C.), tramite cui i suoi successori movimentarono agilmente truppe, carovane, messaggeri e spie in lungo e in largo per un impero sempre più grande. La cosiddetta “Strada del Re” ( hūl šarri ) fu una rete viaria tentacolare, con tratti lastricati e ponti di pietra a collegare i grandi centri urbani (Assur, Ninive, ecc.) che tagliavano monti e steppe. Stazioni di posta (bēt mardēti), distanti 35-40 km l’una dall’altra, permettevano ai messaggeri reali di cambiare cavalcature o ritrasmettere ad altri corrieri i loro dispacci per velocizzare le comunicazioni. Venivano utilizzati i muli, più rustici e adatti al clima mediorientale, al posto dei cavalli, ma questo non andava a ledere la velocità degli spostamenti: si stima una percorrenza di 700 km in cinque giorni.

Statua raffigurante Shalmaneser III – Immagine di Gryffindor condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Il sistema era unicamente a disposizione del Re e degli altri livelli della piramide d’intelligence (si stima un massimo di 150 utenti in tutto l’impero) e prevedeva l’utilizzo d’uno speciale e distintivo sigillo per essere ritenuto valido: il sovrano assiro in combattimento con un leone rampante. Non a caso, collassato l’impero assiro, quest’infrastruttura fu prontamente riutilizzata e ampliata dall’impero persiano, che la consegnò ai fasti della storia come “Via Reale di Persia”. Accanto al sistema d’intelligence appena descritto, facilmente comprensibile per noi moderni, gli Assiri, come tutti i popoli dell’Oriente antico, ne praticavano un altro all’apparenza incomprensibile: la divinazione.

Rilievo neo-assiro raffigurante alcuni individui assiri in processione – Immagine di Denis Bourez condivisa con licenza CC BY 2.0 via Wikipedia

La dimensione magica era infatti preminente nella gestione del potere politico e della pratica militare assira. L’avvio stesso di una campagna militare era altamente ritualizzato, soprattutto in epoca neo-assira: una pubblica dichiarazione di guerra, sacrifici, richieste agli dèi di partecipare attivamente alle operazioni, il giuramento del re al dio Šamaš, alla presenza d’un degno testimone (l’erede al trono o il visir), di rispettare i patti fatti alle divinità. Fondamentale era dunque, presso la corte, il ruolo del divinatore ( bârū ), un chierico professionista esperto nell’interpretare i segni ( bârūtu ), che gli dèi lasciavano nel mondo, soprattutto nelle interiora (su tutte, il fegato) degli animali sacrificali.

Mesopotamia ed estensione del Medio Regno assiro, c. 1200 a.C. – Immagine di FDRMRZUSA condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

La divinità oggetto della maggior parte delle richieste d’informazioni era Šamaš, il “Divino veggente della terra” ( bārû ša mati ), il più generoso nel dispensare bârūtu. Le prove archeologiche pervenuteci riferiscono di svariate interrogazioni agli dèi d’Assiria per informazioni sulle mosse e sui piani dei nemici. Soprattutto Esarhaddon (r. 681-669 a.C.), nipote di Sargon II, fece ampio uso della divinazione, per dirimere la complicata matassa della politica estera imperiale: ne è un esempio l’osservazione delle fasi lunari per predire l’imminente morte del faraone d’Egitto o del re di Tiro, l’interrogazione a Šamaš sugli esiti degli abboccamenti anti-assiri tra i barbari medi e il re della città-stato di Karkašši o le rincuoranti predizioni dell’oracolo di Ishtar nella città di Arbela.

Esarhaddon e sua madre Naqi’a nel tempio di Marduk per il restauro di Babilonia, bronzo, Parigi, Louvre – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

In ragione della loro importanza, i divinatori dovevano accompagnare il re di Assur nelle sue campagne, per fornirgli tutte le informazioni necessarie nel momento più opportuno. Così i bârū, facilmente identificabili dall’alto copricapo e dalla veste a frange (nonché dall’assenza di armi), sono riconoscibili in tutte le raffigurazioni belliche parietali dal regno di Sargon II a quello del suo bisnipote Assurbanipal (r. 668-629 a.C.). Scorrendo la lista del personale clericale, che accompagnò Esarhaddon nella sua seconda invasione dell’Egitto, troviamo sette astrologi ( ṭupšar enūma anu enlil ), nove esorcisti ( āšipu ), cinque bârū, nove medici ( asû ), sei lamentatori ( kalû ), tre auguri ( dāgil iṣṣūri ), ecc.

Bassorilievo dal palazzo nord di Ninive (640 a.C. ca.), raffigurante Assurbanipal a caccia (British Museum, Londra) – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

I re neo-assiri non erano però degli sprovveduti alla mercé di cinici affabulatori. È per esempio noto che Sennacherib (r. 704-681 a.C.) usava interrogare tre o quattro distinti gruppi di divinatori, ritenendo valido il loro responso solo se unanime, e che abbia trasmesso tale pratica alla sua discendenza. Non abbiamo, sfortunatamente, testimonianze relative a quali provvedimenti il monarca prendesse nei confronti dei divinatori fallaci o mendaci.

Sennacherib durante la campagna in Babilonia – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Un’altra pratica incredibilmente moderna adottata dagli Assiri, seppur calata nel contesto altamente formalizzato e ritualizzato della loro cultura, riconducibile all’ambito dell’ intelligence e/o della security, era il ricorso a dei sosia. Quando i responsi magici preannunciavano sventure per il re di Assur, questi si nascondeva e cedeva il trono a un “re sostituto” ( šar pūḫi ) che catalizzasse su di sé la malasorte in agguato. In linea con l’iconica crudeltà del popolo di Assur, al culmine del periodo di rischio, il sosia veniva soppresso per sfogare appieno il presagio nefasto.

Simbolo di Ashur, l’antica divinità nazionale assira – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Le cronache di taluni re ci rivelano che i sovrani assiri seppero fare un uso moderno dei šar pūḫi, sfruttandoli per eclissarsi al momento opportuno e confondere nemici e cospiratori; come nel 671, quando il re mandò alla conquista dell’Egitto il suo capo-eunuco,​ mentre, nel suo palazzo, si nascondeva dietro un šar pūḫi per snidare ed eliminare una pericolosa rete di congiurati.

Bibliografia

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Vincenzo Mistrini

Classe 1980, Laureato in Storia Medievale e Beni Culturali (Storia dell'Arte), sono membro della Società Italiana Studi Militari ed autore di alcuni lavori d'argomento storico e storico-artistico. Da anni, pratico arti marziali e mi diletto di disegno artistico (naturalistico, storico e fantasy).