Giulia Farnese: Amante di Papa Borgia era la “Sponsa Christi”

Era bella Giulia, bella oltre ogni immaginazione. Se non fosse per Simonetta Vespucci, celebre modella di Botticelli per la Primavera e la Nascita di Venere, si potrebbe pensare che fu la donna più bella di tutto il ‘400 italiano. Ma a differenza di Simonetta, di Giulia non ci rimane neanche un’immagine, né una statua. Nulla.

A cosa è dovuta questa mancanza?

Le cause, come vedremo, sono diverse, ma senza dubbio il venefico ambiente romano di fine ‘400 e le torbide vicende in cui Giulia fu, suo malgrado, coinvolta, hanno influito sulla damnatio memoriae pittorica cui è andata incontro. Ma andiamo con ordine.

Dama con l’unicorno, olio su tavola (cm 65 x 51) – Roma, Galleria Borghese. Possibile ritratto di Giulia Farnese:

Giulia Farnese nasce nel 1475 a Capodimonte, sul lago di Bolsena, da una famiglia di piccoli signori di campagna. La sua vita scorre tranquilla come soleva all’epoca per le dame della piccola nobiltà locale. Impara a leggere e scrivere quel tanto che basta per comunicare in forma scritta (a tal proposito si può leggere un interessantissimo studio accademico di Rita Fresu su Openjournal) e cresce in un ambiente bucolico insieme ai due fratelli, Angelo e Alessandro.

Il padre, Pier Luigi I Farnese, com’era normale in quel periodo, si è accordato per il matrimonio della figlia quando questa è ancora una bambina, e nel 1487, quando muore, i suoi patti stretti con il cardinal Rodrigo Borgia vengono rispettati alla lettera dalla moglie e madre di Giulia, Giovannella Caetani:

Giulia sposa Orsino Orsini, nipote di Rodrigo

Nel Maggio del 1489 Giulia e Orsino si legano con un contratto matrimoniale, e nel Maggio del 1490 si uniscono in matrimonio, un rito che viene festeggiato con una grande cavalcata di gruppo della nobiltà romana.

Ma Giulia frequenterà molto poco Orsino

Nonostante la bellissima fanciulla sia ligia ai propri doveri di sposa e segua l’Orsini nel suo piccolo feudo di Bassanello, in provincia di Viterbo, probabilmente già all’epoca è frequentatrice di un altro talamo, quello di Rodrigo Borgia, potentissimo zio del marito e avido amante di giovani ragazze.

Sotto, Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI:

La donna non è finita nel letto del cardinale spagnolo per caso: furono probabilmente la madre Giovannella e la suocera, Adriana Mila Orsini, a orchestrare l’adulterio, sperando di ottenere vantaggi per le proprie casate. E infatti i “premi” per i Farnese e gli Orsini non si fanno attendere: il fratello di Giulia, Alessandro Farnese, viene nominato cardinale e investito del patrimonio di San Pietro a soli 25 anni, e gli Orsini guadagnano il controllo sui paesi di Carbognano e Vignanello.

Giulia nel mentre è a Roma, circondata da un florido ambiente intellettuale, vivendo insieme alla figlia del Papa, Lucrezia Borgia, nella casa del cardinal Giovan Battista Zeno a Santa Maria in Portico, adiacente al Vaticano.

Sono anni di grande pulsione sessuale da parte di Rodrigo Borgia, nonostante sia ormai ultrasessantenne. L’11 Agosto del 1492 viene eletto Papa come Alessandro VI e ottiene il potere assoluto sulla chiesa romana. Ma la sua passione sarà causa di una bramosia insana che lo porterà a scrivere lettere dai toni assurdi, anche per l’epoca.

L’occasione che mette in mostra tutta la gelosia e concupiscenza del Borgia è il matrimonio di Lucrezia Borgia, che appena tradicenne, nel 1493, viene data in sposa a Giovanni Sforza, signore di Pesaro. Per l’occasione Giulia e la suocera, Adriana Mila, accompagnano la coppia nelle Marche.

Poco tempo dopo la partenza Papa Alessandro chiede alle donne di tornare a Roma, preoccupato non solo di soddisfare il proprio desiderio ma anche della loro incolumità, a causa del dilagare delle truppe di Carlo VIII di Francia che sta avanzando verso Napoli deciso a reclamare il regno omonimo.

Carlo VIII di Francia:

Nel frattempo il fratello di “Giulia la Bella”, Angelo, si trova nel letto, morente, nella città natale di Capodimonte. Giulia non ascolta le richieste del Papa e tenta di recarsi al capezzale di Angelo, il quale muore (il 12 Luglio 1494), però, prima che la ragazza riesca a salutarlo per l’ultima volta.

Durante quel soggiorno a Capodimonte Giulia e Alessandro Farnese si ammalano, e Papa Alessandro VI invia un’ambasciata di medici per scongiurare la loro morte. I mesi passano e si fa autunno inoltrato. Papa Borgia non contiene più il desiderio di rivedere l’amante e inizia a inviare delle missive che ne pretendono il ritorno a Roma. Nel mentre però anche Orsino Orsini, scialbo marito della splendida Giulia, chiede alla moglie di rivederla a Bassanello, probabilmente spinto da un timido moto d’orgoglio.

Ma a Papa Borgia non si può dire di no

In un latino contaminato dall’italiano volgare Rodrigo scrive, fra le altre cose, a Giulia:

Julia ingrata et perfida…benché fin qui assai comprendessimo l’animo tuo cattivo et de chi te consiglia…sub pena excomunicationis late sententie et maledictionis eterne te comandamo che non debi partir… ni manco andar a Bassanello per cose concernente lo stato nostro……et confiscationis omnium bonorum vostrum

In pratica il Papa impone a Giulia di tornare a Roma, pena la scomunica, la maledizione eterna e la confisca di tutti i beni che erano stati concessi alle famiglie (Orsini e Farnese) dalla Chiesa di Roma.

Di fronte a tale minaccia la povera Giulia non ha scelta

Un corteo di 30 cavalieri arriva a prendere la “Sponsa Christi”, com’era ironicamente chiamata, per scortare Giulia, la sorella Gerolama e la suocera fino a San Pietro. Il gruppo viene però intercettato da un’unità dell’esercito d’avanguardia di Carlo VIII, che senza alcuna fatica sequestra le preziosissime damigelle e lascia scappare incolumi i 30 pavidi cavalieri del papa.

I soldati chiedono un riscatto di 3.000 ducati a Roma

In quel frangente Papa Alessandro VI dà sfoggio di tutta la sua abilità diplomatica e riesce a coinvolgere Carlo VIII in persona, che fa scortare le donne fino a Roma.

Ma la passione di Papa Alessandro VI si deve arrendere alla volontà di Giulia

Due settimane dopo il suo ritorno la ragazza, impaurita dall’esperienza del sequestro e sempre più terrorizzata dalla discesa di Carlo VIII, riesce a fuggire, aiutata dal fratello Cardinale Alessandro, e lascia la Città Eterna.

Giulia “la Bella”, la “Sposa di Cristo”, non rivedrà più Rodrigo Borgia

La Farnese scappa insieme alla figlia Laura in direzione probabilmente del paese del marito, Bassanello, o forse nel castello di Carbognano, dove è attestata la sua presenza qualche anno dopo. Nel 1500, a 27 anni, muore Orsino, e Giulia si trova a gestire le proprietà del marito che ha ereditato la giovane figlia.

Nel 1503 muore anche Papa Alessandro VI e si intuisce che la buona stella dei Borgia è ormai giunta al suo tramonto. Giulia si muove quindi per combinare un matrimonio di grande valore, e riesce a far sposare la figlia Laura con Niccolò della Rovere, nipote del nuovo Papa Giulio II, al secolo Giuliano della Rovere.

Sistemata la figlia, Giulia torna nei suoi possedimenti, che governa sapientemente con quella decisione che aveva potuto apprendere durante i suoi anni romani, e nel 1509 convola nuovamente a nozze, questa volta con Giovanni Capece Bozzuto, figlio della nobile famiglia di Afragola. Il matrimonio, probabilmente felice, dura fino al 1517, quando Giulia rimane vedova per la seconda volta.

Con il passare del tempo le informazioni sulla sua vita diventano sempre più frammentarie. La Farnese rimane a Carbognano forse fino al 1522, quando raggiunge il fratello Cardinale a Roma. Qui la donna muore, nel 1524, all’età di 48 o 49 anni.

Durante la sua esistenza è stata la desideratissima amante del Papa, moglie di un suo nipote, madre della moglie di un nipote di un Papa ma soprattutto:

Sorella di Papa Paolo III

Sì, perché il suo sacrificarsi alla causa familiare ha portato il fratello Alessandro Farnese ad acquisire un sempre maggior prestigio e potere nella chiesa di Roma, e questi, nel 1534, riesce a farsi eleggere al soglio pontificio.

Sotto Alessandro Farnese, Papa Paolo III:

Paolo III regnerà a lungo nella chiesa romana, fino al 1549, e proprio il suo successo potrebbe essere alla base di quella damnatio memoriae visiva di cui parlavamo all’inizio.

Avendo ottenuto la porpora cardinalizia grazie all’influenza di Giulia su Rodrigo Borgia, il Cardinal Farnese veniva soprannominato anche “cardinal fregnese”, a sottintendere il motivo del suo inaspettato e prematuro potere. Forse già quando era ancora Cardinale, Alessandro Farnese fece distruggere tutti i ritratti della sorella, per far dimenticare il motivo per il quale aveva raggiunto il suo ruolo preminente nella Chiesa, sperando in questo modo di riuscire ad essere eletto Papa. Se davvero così fu, perché questa è soltanto un’ipotesi, la damnatio memoriae voluta da Alessandro fu davvero efficace, consentendogli di arrivare alla massima carica della Chiesa romana.

Anche se all’epoca forse dimenticarono le ragioni che portarono Alessandro a diventare Cardinale, sicuramente noi moderni ben ricordiamo Giulia, una donna che sostenne con la concessione del proprio corpo le ambizioni della sua famiglia, e che per questo finì oscurata nei ritratti dei grandi pittori rinascimentali che in quel periodo consegnarono alla storia le grazie di donne ben meno avvenenti di lei.

La dama e l’unicorno di Luca Longhi. Probabile ritratto di Giulia Farnese.:

E quindi adesso ci troviamo di fronte a un piccolo enigma: se oggi disponessimo di un quadro attribuibile con certezza a Giulia Farnese, considereremmo lei o Simonetta Vespucci l’unica venere del Rinascimento?

Sotto, Simonetta Vespucci:

Gesù Bambino delle Mani, copia dal Pinturicchio di Pietro Facchetti. Il volto di Maria è stato a lungo considerato quello di Giulia Farnese, ma recenti studi (Mostra ai Musei Capitolini del 2017) hanno spiegato che la raffigurazione mariana non sarebbe altro che un ritratto canonico, senza alcuna ricerca stilistica.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...