Anno domini 1491. Fra’ Girolamo si affaccia dal pulpito della Basilica di San Marco, a Firenze, e inizia la sua predica. Si scaglia contro la decadenza dei costumi, l’arte, l’opulenza e la corruzione della Chiesa. La sua fama lo precede. È un profeta che attinge alla Bibbia e ammonisce i fedeli. Li mette in guardia sull’arrivo di un conquistatore, preannuncia la morte di Lorenzo il Magnifico e, senza saperlo, profetizza la sua stessa fine con queste parole:
“Andranno gli empi al santuario, con le scure e col fuoco le porte spezzeranno e abbruceranno, e piglieranno gli uomini giusti e nel luogo principale della città li abbruceranno; e quello che non consumerà il fuoco e non porterà via il vento, gitteranno nell’acqua”.

Coincidenze o meno, sette anni dopo, la sua profezia si avvera. È il 23 maggio del 1498.
A Piazza della Signoria si scrive l’ultimo capitolo della vita di Girolamo Savonarola

I primi anni
Fra’ Girolamo nasce a Ferrara il 21 settembre del 1452, da Niccolò Savonarola ed Elena Bonacolsi. Suo nonno paterno è il medico Michele Savonarola, un cultore delle Sacre Scritture che lo educa all’insegna del rigore morale. Per volere della famiglia diventa uno studente di arti liberali e si appassiona alla filosofia, in particolare ai dialoghi aristotelici e platonici.

In quegli anni, manifesta un accenno della sua vena predicatrice con una lettera al padre, in cui si dichiara inviso alla “cieca malvagità dei popoli d’Italia”, e con due componimenti poetici del 1472, il De ruina mundi e il De ruina Ecclesiae, che già dai titoli non lasciano spazio all’immaginazione.
Il giovane Savonarola vuole riformare la Chiesa

Diventa un maestro di arti liberali e intraprende gli studi di medicina, ma quella voce dentro di lui che lo incita all’azione si fa sempre più forte e, il 24 aprile del 1475 si trasferisce nel convento bolognese di San Domenico.

Girolamo viene ordinato diacono nel 1477, mentre nel 1482 Lorenzo de’ Medici lo vuole a Firenze per esporre le Sacre Scritture ai fedeli. Nel primo periodo fiorentino, si fa conoscere per l’intensità dei suoi sermoni- ancora lontani dalle invettive profetiche del decennio successivo- e, nel 1487, torna al convento di San Domenico in qualità di Maestro d’Arti. L’incarico dura un anno, poi predica la decadenza dei costumi e del clero in giro per i comuni della Lombardia e la sua popolarità cresce a dismisura.

Il secondo periodo fiorentino e la profezia su Carlo VIII
La fama di Savonarola giunge alle orecchie di Pico della Mirandola, suo grande estimatore, che convince Lorenzo il Magnifico a richiamarlo a Firenze e affidargli la prioria del convento di San Marco.

Lorenzo sa di aprire le porte a un uomo pericoloso, che si scaglia anche contro di lui e il suo mecenatismo, ma le parole del frate hanno una vena anticlericale che può fargli comodo, senza tralasciare che alla città serve un riferimento religioso, una forte guida spirituale.

Così, il 1° agosto del 1490, Savonarola inaugura il suo secondo periodo fiorentino e, negli anni successivi, promuove l’abbandono dei costumi paganeggianti di fine ‘400, ma non solo. Il frate attinge a piene mani dal libro dell’Apocalisse e arringa i fedeli con discorsi che sfociano in autentiche profezie. Quelle che fanno più scalpore riguardano la morte imminente di Lorenzo il Magnifico e la venuta di un conquistatore, che varcherà le Alpi e flagellerà l’Italia per i suoi peccati.

La prima si avvera l’8 aprile del 1492, con lo stesso Savonarola che presenzia al capezzale di Lorenzo; la seconda nel 1494, quando Carlo VIII di Francia scende in Italia per far valere i suoi diritti di successione al trono di Napoli.

La penisola cade nel caos e Piero de’ Medici, nel frattempo succeduto al padre, concede al re il possesso di Pisa e Livorno in cambio dell’incolumità di Firenze.

Il popolo insorge e il malcontento si concretizza con la famosa cacciata dei Medici, che dà vita a una Repubblica governata da un Gonfaloniere e otto Priori, ma, in realtà, la democrazia è solo una facciata e dietro c’è un uomo che, pur senza farne parte, controlla tutte le magistrature fiorentine.
Quell’uomo è Girolamo Savonarola

La discesa di Carlo gli ha conferito una grande credibilità profetica: lo ha presentato come l’incarnazione del castigo divino, lo ha predetto ed è successo. Da un lato ha incoraggiato il popolo ad assumere uno stile di vita più austero per non incorrere in altri flagelli, e la gente ormai pende dalle sue labbra, dall’altro, l’apparato governativo ha bisogno del suo appoggio, e il confluire di questi due aspetti lo rendono il vero signore di Firenze.

Come ha fatto un ecclesiastico che predica contro la corruzione dei beni materiali a conquistare il consenso della culla del Rinascimento?

La Firenze di Savonarola
La cultura umanistica si è sviluppata soprattutto negli strati alti della società, ed era lì che è fiorito il gusto per le arti, per la musica e, più in generale, per la bellezza, ma sotto c’è comunque un popolo ancorato alla mentalità arcaica; un popolo cristiano pronto ad accogliere visioni, miracoli e profezie.

Ovviamente, non tutti supportano Savonarola e Firenze si spacca in tre fazioni: i suoi seguaci sono i Piagnoni, così chiamati perché si dice che piangano a ogni sermone, seguono i Palleschi, che auspicano un ritorno dei Medici, e gli Arrabbiati, oppositori sia dei Medici sia di Savonarola e sostenitori del papa e della Lega anti-francese.

All’inizio di quella che potremmo definire la sua “signoria religiosa”, il frate continua a scagliarsi contro la dissolutezza della società e la corruzione ecclesiastica, con Roma che, intanto, ha visto l’ascesa al Soglio di Pietro di papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, che non ha bisogno di presentazioni.

Nei riguardi della Chiesa, fra Girolamo inasprisce i toni e arriva a definirla una “leonessa lasciva”, un’istituzione corrotta fino al midollo, proprio come chi la governa.
“Nella lussuria ti sei fatta meretrice sfacciata. Tu sei peggio che bestia, tu sei mostro abominevole”, diceva senza mezzi termini.

Se criticare apertamente il Vaticano e il Sommo Pontefice è un azzardo, sul fronte politico Savonarola è ambizioso, e vuole che la sua città sia un modello da seguire, una nuova Gerusalemme.
“E tu, popolo di Firenze– predica Savonarola- incomincerai in questo modo la riforma di tutta Italia, espanderai le tue ali nel mondo, per portarvi la riforma di tutti i popoli. Rammenterai che il Signore ha fato segni evidenti che esso vuol rinnovare ogni cosa e che tu sei il popolo eletto a cominciare questa grande impresa, purché tu segua i comandi di Lui che ti chiama”.

Fra’ Girolamo fa tutto alla luce del sole, e non si preoccupava di quanto siano pericolose le sue parole; anzi, si fa addirittura affiancare da uno scrivano incaricato di trascrivere parola per parola i sermoni e raccoglierli in opere da diffondere per il bene della cristianità.

E proprio per il bene della cristianità è emblematica una data: il 7 febbraio del 1497, quando ha luogo il Falò delle Vanità. Giorgio Vasari ce lo descrive così:
“Avvenne che, continuando fra Hieronymo le sue predicazioni, e gridando ogni giorno che le pitture lascive e le musiche e i libri amorosi spesso inducono gli animi a cose mal fatte, fu persuaso che non era bene tenere in casa, dove son fanciulle, figure dipinte d’uomini e donne ignude. Per il ché, riscaldati i popoli dal dir suo, il Carnevale seguente, fra Hieronymo condusse a quel luogo (in piazza della Signoria; n.d.r.) tante pitture e sculture ignude, molte di mano di maestri eccellenti, e parimente libri, liuti e canzonieri che fu danno grandissimo”.

Verso la scomunica
Come si è detto, nel 1494 Carlo VIII scende dalla Alpi e, praticamente senza colpo ferire, giunge a Napoli, ma il Papa, il Sacro Romano Impero, la Spagna, la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano si uniscono in una coalizione, la cosiddetta Lega anti-francese, che riesce a ricacciarlo in Francia l’anno successivo.

In questa Lega anti-francese, Savonarola ha due grandi nemici: Alessandro VI e Ludovico il Moro, signore di Milano. Firenze ricopre un ruolo fondamentale nello scacchiere italiano e chiedono il suo ingresso nella coalizione, ma la risposta del frate è un no, categorico. Un filo-francese come lui, che ha annunciato la discesa di Carlo come punizione divina, non può cambiare fazione: ne va della sua credibilità profetica.

Il 21 luglio del 1495, Alessandro VI lo invita a Roma per un pacifico confronto sulle sue idee, ma Savonarola fiuta la trappola e rimanda il viaggio, adducendo un problema di salute. L’8 ottobre il papa mette da parte i toni pacati e rinnova l’invito, pena la scomunica, poi, il 16 dello stesso mese, lo sospende da tutti gli incarichi religiosi. L’ordine, però, ha vita breve, perché la Repubblica fiorentina ha bisogno delle prediche di fra’ Girolamo per tenere a bada gli Arrabbiati e i Palleschi, ed esorta il Santo Padre a tornare sui suoi passi.

Il 16 febbraio del 1496, Savonarola riprende i sermoni, ma, anziché darsi una calmata, intensifica le critiche e continua a scagliarsi contro la Chiesa. Il 23 agosto, Ludovico il Moro denuncia di aver intercettato due sue lettere dirette in Francia.
Una di queste è per Carlo VIII e lo esorta a riprendere le armi per ripulire l’Italia dagli empi

Il papa, che, in realtà, non vuole la testa di Savonarola – gli basta che la smetta di esprimersi troppo liberamente – pensa di tenerlo a bada offrendogli la nomina a cardinale, ma, ancora una volta, la risposta del suo incorruttibile avversario non tarda ad arrivare.
“Non voglio cappelli, non voglio mitrie grandi o piccole. Voglio quello che hai dato ai tuoi santi: la morte. Voglio un cappello rosso, ma di sangue”.

E il cappello di sangue dei santi lo avrà, perché, il 12 maggio del 1497, Borgia lo scomunica, anche se c’è il dubbio che la lettera di scomunica non sia stata opera del papa, ma una macchinazione di suo figlio Cesare.

Per chiudere la faccenda Savonarola, Rodrigo mette Firenze davanti a una scelta:
O gli consegnano l’eretico o la città subirà l’interdetto papale

La Repubblica toglie il suo appoggio a fra’ Girolamo, ma questi fa orecchie da mercante e continua a predicare come se nulla fosse. La situazione precipita quando un francescano, tale Francesco di Puglia, lancia una sfida al suo discepolo fra’ Domenico da Pescia. Se Savonarola non è un eretico, deve vincere la “prova del fuoco”, che consiste nel camminare sui carboni ardenti e uscirne incolume per volontà divina.

La questione sembra prossima all’epilogo – basta fare quanto chiesto – ma un violento acquazzone impedisce la sua realizzazione e fra’ Girolamo perde credibilità.

La cattura, il processo e la morte
Tutto ciò che segue, il frate l’aveva predetto parola per parola in una predica del 1491.
Andranno gli empi al santuario
Senza l’appoggio della popolazione, gli Arrabbiati sono liberi di agire e si recano a San Marco, dove si è rifugiato Savonarola.

Con le scure e col fuoco le porte spezzeranno e abbruceranno
Circondano la Chiesa, bruciano la porta d’ingresso ed entrano con la forza.
E piglieranno gli uomini giusti e nel luogo principale della città li abbruceranno
Savonarola viene arrestato insieme ad alcuni suoi seguaci. Seguono interrogatori, torture e ben tre processi, tutti manipolati dalle forze politico-religiose in gioco. Dopo una confessione scritta in cui ammette di essere un eretico e di aver sfidato l’autorità del papa, lo condannano a morte insieme ai suoi confratelli fra’ Domenico e fra’ Silvestro. Il 23 maggio del 1498 i messi papali sconsacrano gli imputati e li portano a Piazza della Signoria, dove li attende un rogo con sopra una forca alta 5 metri.
Prima li impiccano e poi li bruciano

E quello che non consumerà il fuoco e non porterà via il vento, gitteranno nell’acqua
Quando il fuoco si estingue, i resti di Savonarola vengono raccolti e dispersi nell’Arno per evitare che diventino oggetto di venerazione dei suoi seguaci.

Leggenda narra che, mentre il suo cadavere brucia, la mano destra si stacca e pare alzarsi con le dita rivolte verso la folla, come a “benedire l’ingrato popolo fiorentino”; un popolo che lo ha venerato come santo e ucciso come eretico.
Fonti:
AA. VV., Chiaroscuro 1. Dall’età feudale al Seicento, Società Editrice Internazionale, Torino, 2010
Girolamo Savonarola – Enciclopedia Treccani
Girolamo Savonarola – Enciclopedia Britannica
Chi era Girolamo Savonarola? – Focus
Savonarola: Santo o Eretico? – Alessandro Barbero a Passato e Presente. Video disponibile su YouTube
Storia in Breve: Girolamo Savonarola – Video disponibile su raicultura.it
Girolamo Savonarola: biografia, opere e profezie – Studenti.it
Girolamo Savonarola – Wikipedia italiano