Giovanni Battista Cerruti: l’esploratore che divenne Re di una tribù di cacciatori di teste in Malesia

Tutti conosciamo l’enigmatico personaggio di Kurtz, signore di quel regno di tenebra del capolavoro di Joseph Conrad. Tuttavia, sebbene ci si imbatta nel suo nome grazie a qualche via e a qualche istituto scolastico dedicatigli, quasi nessuno nel nostro Paese conosce la storia vera, a differenza di quella raccontata in “Cuore di Tenebra”, di un Kurtz italianissimo, che invece di trovare quel regno nel cuore profondo dell’Africa, lo trovò in quello della Malesia: Giovanni Battista Cerruti.

Nato a Varazze, in provincia di Savona, il 28 novembre 1850, Cerruti subì fin da bambino il fascino dell’esplorazione e il bisogno di conoscere realtà profondamente diverse da quella in cui viveva, probabilmente grazie anche all’attività di suo padre, commerciante di tessuti che intratteneva fervide attività commerciali con diversi stati americani.

Sotto, Giovanni Battista Cerruti:

Da giovanissimo si imbarcò come mozzo sulla nave di un prozio diretta a Buenos Aires e da allora continuò a solcare i mari fino a raggiungere l’Oceano Indiano. Nel 1881 ottenne la patente di Capitano di lungo corso, visse e viaggiò attraverso l’estremo Oriente esplorando aspri territori, e venne a contatto con molte popolazioni isolate, come i Semang, i Negriti e, soprattutto, i Sakai.

Ritratto di Gruppo dei Sakai. Fotografia di Giovanni Battista Cerruti:

Mancando le sue relazioni di un ordine cronologico preciso, è piuttosto difficile riuscire a ricostruire con esattezza i suoi spostamenti, ma sappiamo che nel 1891, dopo numerosi viaggi, tornò a Penang, dove aveva vissuto per un certo periodo, e iniziò a raccogliere informazioni sulla misteriosa tribù che viveva da qualche parte sui monti di Malacca, tra gli stati di Perek e Pahang, il popolo dei Mai Darat, chiamati dai malesi, in senso spregiativo, “Sakai”, un termine riconducibile al concetto di schiavitù.

Due Esploratori con due Sakai. Fotografia di Giovanni Battista Cerruti:

Estremamente affascinato dalle descrizioni che trovò su quella gente e speranzoso anche di riuscire a imbattersi in qualche giacimento aurifero, Cerruti partì alla ricerca dei Sakai accompagnato da cinque portatori con un bagaglio ristretto e una sola carabina per difendersi. Solo dopo molte peripezie e dopo essere stato abbandonato da tutti gli uomini della scorta tranne uno, riuscì finalmente a raggiungere la meta. Nel cuore selvaggio e sconosciuto della Malesia, dopo essere scampato a tigri e sanguisughe e dolorante per le ferite riportate, egli raccontò di aver avvistato infine il villaggio dei Sakai e di essere stato immediatamente raggiunto da una freccia scagliata dai suoi abitanti, collezionisti di teste.

La freccia però rimbalzò sulla placca metallica della sua cintura

Fu in quel momento che quegli uomini e quelle donne per i quali il tempo era rimasto immobile e uguale a se stesso, refrattario a qualunque forma di civilizzazione, si inginocchiarono al suo cospetto riconoscendo nella sua figura “il signore del male” ed eleggendolo “Capo Supremo con diritto di vita e di morte sui Sakai”. Tra questa gente egli rimase per ben quindici anni, interrotti solo da brevissime puntate nel mondo civilizzato.

Sotto, la mappa della zona della Tribù Sakai:

Una di queste rapide visite al mondo moderno toccò l’Italia, nel 1906, in occasione dell’Esposizione Universale di Milano, dove Cerruti presentò gli studi fatti fino ad allora, frutto della sua convivenza con la popolazione selvaggia che lo aveva nominato suo indiscusso Signore. Fu in questa occasione che presentò il volume dal titolo Nel Paese dei Veleni / Fra i Sakai, nel quale raccontava fedelmente la sua esperienza di convivenza con la tribù.

Sotto, Nel Paese dei Veleni:

In questo volume, un intero capitolo era dedicato ai veleni e alla cura meticolosa che i Sakai ponevano nella ricerca delle materie e nella loro preparazione. Dal libro, scritto in maniera snella e godibile, traspare tutta l’ammirazione e il rispetto che Cerruti nutriva per quella gente semplice e libera dalle costrizioni materiali della società moderna, che non conosceva l’amore ma neanche l’odio, che non beveva acqua perché in quel liquido viveva uno spirito maligno ma che piuttosto si dissetava solo con la frutta, anime nascoste al mondo civile e affatto desiderose di cambiare le proprie abitudini. Il volume andò letteralmente a ruba.

Una missione con alcuni nativi. Fotografia di Giovanni Battista Cerruti:

Nel 1900 il governo inglese aveva offerto a Cerruti il ruolo di Sovrintendente presso i Sakai del Perak, incarico che egli dapprima accettò ma che poi abbandonò gradualmente dopo l’arrivo di funzionari britannici inviati dal governo presso la tribù. Parallelamente all’allontanamento dai Sakai, Cerruti si dedicò con sempre maggiore dedizione all’impresa che pensava potesse renderlo ricco. Era infatti l’unico a conoscere l’ubicazione di alcuni giacimenti di stagno e wolframite che avrebbe voluto sfruttare attraverso compagnie che fornissero il capitale necessario.

Una trappola, Fotografia di Giovanni Battista Cerruti:

La sua morte, avvenuta il 28 giugno 1914 a causa di un’infezione intestinale, rimane avvolta in un’aura di mistero e potrebbe essere legata alla rete di trafficanti senza scrupoli in cui si ritrovò invischiato e che lo raggirò per mettere le mani su giacimenti. L’infezione intestinale che lo portò alla morte forse non gli sarebbe costata la vita se si fosse optato per una semplice operazione, invece fu lasciato morire nell’ospedale di Penang.

Le sue spoglie furono riportate in Italia solo nel 1933 grazie agli sforzi della sorella.

Barbara Giannini

Ho studiato Archeologia medievale a La Sapienza di Roma, dopodiché ho intrapreso la strada dell’editoria lavorando per una casa editrice romana come editor e correttrice di bozze. Sono stata co-fondatrice nel 2013 di un’agenzia letteraria per la quale ho continuato a lavorare come editor e talent scout, rappresentando autori emergenti in Italia e all’estero. Attualmente sono iscritta al secondo anno di Lingue e Letterature Straniere all’Università Roma Tre e nel frattempo mi occupo di politiche ambientali. Sono appassionata di letteratura, arte, storia, musica e culture straniere.