Giasone e le donne: una storia di tradimenti e tremende vendette

Gli dei dell’Olimpo greco avevano, si sa, tutti i pregi e difetti degli umani. Dei loro pregi non si parla molto, mentre i difetti sono una fonte inesauribile di storie, a volte divertenti a volte drammatiche.

Lussuriosi, con in testa Zeus che non perde occasione di tradire la moglie Era, vendicativi come Atena, che trasforma in ragno una ragazza più brava di lei nel ricamo. Per non parlare di Eris, la dea della discordia che ama provocare controversie per un nonnulla e disseminare odio fra gli uomini: proprio a lei e al suo pomo della discordia, destinato alla dea più bella, si deve la guerra di Troia. Anche la dea dell’amore, Afrodite, di perfetta beltà, ha i suoi difetti: è parecchio permalosa e vendicativa.

Accade che le donne dell’isola di Lemno smettono di portare offerte al tempio e fare sacrifici in onore di Afrodite, disgustate dalla vita allegra della dea, che tradisce senza remore il non bellissimo marito Efesto. Lei se la prende e decide di punirle, non escogitando chissà quale tremenda vendetta, ma con un’astuzia sottile che avrà tragiche conseguenze.

L’isola di Lemno – Città di Mirina

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Tutte le donne di Lemno di colpo emanano un così cattivo odore da essere allontanate dai letti coniugali. I loro mariti preferiscono dormirci con le schiave, di origine tracia, che invece hanno pelle e alito profumati. Ma se Afrodite è una dea vendicativa, quelle donne umiliate e oltraggiate non sono da meno: uccidono tutti i maschi dell’isola, a partire dai padri fino ai figli piccoli, non trascurando fratelli e cugini. L’unico atto d’amore lo compie la regina Ipsipile che, di nascosto da tutte, mette su un piccola barca il padre Toante e lo fa scappare.

Ipsipile salva il padre Toante

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Passano gli anni, le donne di Lemno vanno avanti con la loro vita e intanto imparano a difendersi, perché chissà chi può arrivare dal mare. Infatti si preparano in armi quando vedono da lontano la nave Argo, dove ci sono Giasone, Ercole e gli altri guerrieri che devono procurarsi il Vello d’oro. Gli argonauti riescono a vincere la diffidenza delle isolane e sono invitati a una festa. Grazie al contributo di Afrodite l’amore trionfa tra gli eroi e le fanciulle di Lemno, che non disdegnano, dopo tanto tempo, la compagnia maschile. Solo Eracle non mette piede sull’isola.

La regina Ipsipile

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Giasone, neanche a dirlo, sceglie la regina Ipsipile, le giura amore eterno e la lascia incinta di due gemelli quando riprende il mare, dopo un po’ di tempo, per portare a termine la sua missione. In realtà gli argonauti si sarebbero fermati volentieri a Lemno, beati tra le donne, ed è solo per l’insistenza di Eracle che ripartono. Il fortissimo eroe deve usare parole di fuoco con i compagni, per convincerli: non avrebbero raggiunto la gloria rimanendo ad amoreggiare con quelle strane donne (perché erano tutte sole sull’isola?) e il vello d’oro non sarebbe caduto sulla loro nave per mano degli dei, dovevano guadagnarselo!

Gli Argonauti –  Tempera di Lorenzo Costa – Musei Civici di Padova

Immagine via Wikimedia Commons – Licenza CC BY-SA 3.0

Alla fine gli Argonauti si vergognano della loro debolezza e ripartono. Ipsipile è disperata, ma Giasone le promette di tornare una volta preso il vello d’oro. La regina forse gli crede, ma intanto chiede cosa fare del figlio o figlia che ha in grembo. Lui risponde che, se fosse nato un maschio, doveva portarlo a Iolco (la sua città) per prendersi cura dei suoi genitori.

Ipsipile mette al mondo due gemelli, ma Giasone non tornerà mai più da lei. Preferisce sposare Medea, principessa della Colchide che sa fare magie. Solo grazie al suo aiuto l’argonauta riuscirà a conquistare il vello d’oro. Anche a lei Giasone giura amore eterno, e la prende con sé nel viaggio di ritorno.

Medea – opera di Frederick Sandys

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Dopo una serie di peripezie finiscono a Corinto, dove Giasone si innamora (in fin dei conti è sempre colpa di Afrodite) della principessa Glauce, che sposa (per ereditare il trono), alla faccia delle promesse fatte a Medea, che nel frattempo gli ha dato due figli.

Medea però non è Ipsipile, è una donna capace di fare terribili magie, e molto molto vendicativa. Regala a Glauce una veste che prende fuoco nel momento in cui la indossa, e in quel rogo muore anche il padre, corso a salvarla. Non contenta, uccide i suoi stessi figli, quelli avuti con Giasone, e poi scappa sul carro del Sole verso altre avventure.

Medea e Giasone – opera di John William Waterhouse

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L’argonauta, ormai solo e disperato, muore forse di dolore per la morte dei figli o forse mentre dorme su quella nave, Argo, ormai consumata dal vento e dal mare, inghiottita dai flutti per volere degli dei: nemmeno loro sopportano più quell’uomo che non tiene mai fede alle promesse e che poi Dante metterà nell’Inferno tra i ruffiani e i seduttori (XVIII canto della Commedia).

A Lemnos, dopo molti anni, le donne scoprono che la loro regina aveva messo in salvo il padre. Vogliono punirla con la morte ma lei riesce a scappare e finisce in mano ai pirati, che la rivendono al re di Nemea, Licurgo. Le viene affidato il piccolo principe, che in un momento di disattenzione della donna viene morso da un serpente e muore. Ipsipile si salva dall’ira di Licurgo solo grazie all’intervento dei suoi due figli, Euneo e Toante, che per caso passavano di lì insieme alla spedizione dei Sette contro Tebe, guerrieri schierati con Polinice contro il fratello Eteocle, ma questa è un’altra lunga storia…


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