Franca Florio: l’immensa “Regina senza Corona” della Belle Époque Siciliana

Una spallina abbassata. L’ardita trama di un abito aderente a quel vitino fine, a quell’incarnato ambrato da tanti desiderato. Le suggestive pennellate del grande artista Giovanni Boldini, fotografavano così donna Franca, dea di una sicilianità florida e antica.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

Si diceva che il marito, geloso, avesse richiesto un intervento sull’opera originaria. Una donna del suo lignaggio certo non poteva apparire sotto tali provocanti spoglie a occhi sconosciuti, bramanti la di lei brillante essenza. Per tale motivo egli aveva richiesto che ella apparisse rivestita della più coprente cera di un sopraffino abito damascato; dando adito alla leggenda che narrava dell’esistenza di più quadri di Boldini a essa dedicati.

Sotto “Ritratto di donna Franca Florio” di Giovanni Boldini:

Ma una verità nuova è emersa recentemente dagli studi condotti sul quadro. Boldini non aveva realizzato più copie del medesimo dipinto, ma era intervenuto sullo stesso con arrangiamenti precisi. Aveva tagliato alcuni frammenti della regale veste omettendo parte dei copiosi ricami, lasciando così esposte braccia e caviglie. Un riadattamento questo che rendeva la mise della celebre donna, perfettamente aderente ai costumi in voga nei ruggenti anni venti. Il risultato fu la sovrapposizione di tre tele in una. Una e unica come donna Franca sola poteva essere.

Le due versioni del quadro, quella finale e quella del 1901 esposta alla Biennale di Venezia nel 1903:

Donna Franca, se mai vi fu regina più amata in quell’Italia ormai lontana, questa di certo fu lei

Aristocratica sì, ma non regina, o almeno non per titolo ufficiale. Ella era divenuta eppure regina di quel popolo che l’aveva consacrata a un luogo e a una memoria cui appartengono solo i grandi, coloro che sono stati grandemente amati per le loro gesta, per il loro cuore.

Fotografia della versione originale:

Eroina della “belle èpoque“, di una magnifica Palermo colta nel suo momento di massimo splendore, la nobildonna Franca Jacona di San Giuliano era nata a Palermo nel 1873.

Al suo cospetto imperatori e artisti si erano inchinati con pura dedizione

Intelligente, saggia ma soprattutto forgiata dal calore di un animo buono. A 24 anni era andata in sposa all’armatore Ignazio Florio Junior, non aristocratico, ma uno degli uomini più ricchi e inventivi dell’isola. Un uomo che nel suo patrimonio imprenditoriale poteva annoverare banche, cantieri navali, fonderie, saline, tonnare, cantine vinicole e in special modo una delle più grandi flotte europee, la Società di Navigazione Italiana, per non dimenticare poi le isole Egadi. Un genio imprenditoriale capace di tramutare in oro ogni cosa entrasse in contatto col suo mirabile tocco.

Fotografia di Franca Florio a venti anni circa:

Grazie alla sua passione automobilistica, aveva dato vita alla rinomata Targa Florio dando il via alla prima gara automobilistica disputata in Sicilia. Una corsa che concorreva a popolare il circuito delle Madonie dei più famosi piloti del mondo, ma che aveva anche favorito l’ingresso di nuovi investimenti e una valorizzazione del vasto territorio.

La prospera unione celava eppure le sue spine. Donna Franca avrebbe sempre onorato quel matrimonio pur conscia di avere al fianco un marito fedifrago che si profondeva con sonora costanza nella periodica elargizione di un dono e poi di un altro, dando atto alla taciuta richiesta di un rinnovato assolvimento delle  ripetute colpe.

Franca Florio a circa 30 anni:

E seppure gli occhi del mondo fossero puntati su questa giovane dal corpo flessuoso e dal gusto raffinato, capace di attrarre le attenzioni e le simpatie degli uomini più potenti del panorama internazionale, ella non si era mai concessa a nuove passioni.

Donna di classe che vestiva solo degli abiti del suo prediletto Charles Worth, possedeva una mente creativa e attenta. Per ogni suo abito, i suoi occhi agili e vivi danzavano nel giocoso accostamento di tinte e stoffe. Ammirava con fervore l’arte e i gioielli. Per lei i migliori orafi del tempo accorrevano per incastonare preziose gemme nelle future creazioni da lei indossate.

Due fotografie per giornali europei di Franca Florio in cui viene descritta come “the best looking woman of Italy”:

Oggetti d’inestimabile valore facevano la comparsa nello sfarzoso patrimonio della sua casata. Indossava con impavido orgoglio una collana in particolare. Era la rinomata “collana di perle di donna Florio”; di cui resta celebre testimonianza nel citato quadro di Boldini. Più di 365 perle unite in un corpo solo di maestosa e rara manifattura. Quale stupore doveva cogliere ogni suo spettatore! Certo un vezzo destinato a pochi, uno sfarzo che nemmeno la Regina d’Italia poteva vantare.

Si dice che dietro consiglio di Gabriele D’Annunzio, ella avesse cessato di indossare orecchini. Secondo il di lui solenne assunto, quei gioielli potevano solo alterare i lineamenti di quel volto miracoloso, ove il fascino non banale e intenso della donna trovava sua piena e massima espressione.

Il Kaiser Guglielmo II e Franca Florio:

Eppure nel destino di questa donna non vi erano solo merletti, festanti banchetti e lucenti gioielli. Quegli occhi verdi, così fulgidi e veri che seppero ammaliare regnanti, artisti e poeti, erano votati a un destino più grande, a un amore che supera i vincoli del tempo e che si imprime per sempre nella storia.

Il sodalizio della coppia Florio era difatti destinato alla realizzazione di un sogno profondamente ancorato allo spirito e alla sapienza di questa donna travolgente e passionale:

donare a Palermo e a tutta la Sicilia un ruolo centrale negli assetti politici e strategici d’Europa

Attrarre capitali, investimenti, ricoprendo Palermo ed i siciliani di un benessere rinnovato, di una speranza ritrovata.

Un sogno che i Florio non tardarono a realizzare. Misero in campo la fitta rete di prestigiose conoscenze. Palermo divenne promotrice d’avanguardia dello stile Liberty ben prima che esso attecchisse nel resto d’Europa. Splendidi palazzi in stile Liberty fecero la loro comparsa nel centro della città, che esplose di una magnificenza assordante e memorabile.

Franca Florio in età adulta:

Non vi era aspetto di questa società su cui non influisse il disegno propositivo di donna Franca. Regnanti, artisti e colti d’Europa popolavano quella calda terra promessa, centro di un’esplosione artistica, culturale e sociale senza paragoni, in una mistura di frizzante compenetrazione tra mondo delle arti e dell’imprenditoria. Il kaiser Guglielmo II, la regina d’Inghilterra, lo zar Nicola II, i Rothschild, Maupassant, Caruso, Wagner, Puccini, Leoncavallo e Oscar Wilde erano solo alcuni degli illustrissimi ospiti protagonisti della regata sociale e culturale sapientemente intessuta dai Florio.

Sotto la regia Florio, le novità liriche trovarono la loro prima esemplare esposizione in quella Palermo aurea del teatro Politeama e del teatro Massimo di Ernesto Basile; il più grande edificio teatrale lirico d’Europa.

Eppure il cuore di questa donna, che aveva saputo apparire e conquistare, celava le fratture provocate da ben gravi terremoti. La prima figlia Giovanna era morta a soli 9 anni per una meningite. Ignazio, chiamato baby boy, unico erede maschio, le era morto a soli 5 anni. Infine Giacobbina, nata nove mesi dopo, era vissuta un’ora soltanto.

Le erano infine rimaste solo due figlie: Igea e Giulia

Quanto strazio doveva aver allora conosciuto quell’animo sempre generosamente offerto per il rinnovamento e lo sviluppo di un luogo, di un popolo. Nonostante le vicissitudini familiari, grazie ai Florio, Palermo era divenuta capitale di una bellezza rinnovata in cui ogni sogno sembrava poter trovare ora espressione. E tanto più grande era stato il successo, quanto più amara la disfatta.

Fotografia autografata:

Gli anni venti videro infatti il tracollo dello stupefacente impero dei Florio. Un impero che aveva dato origine a un nuovo tessuto urbano e che aveva offerto lavoro a oltre 16 mila persone.

Per questioni politiche e strategiche lo Stato Italiano aveva tagliato le convenzioni alla Società di navigazione Florio, decidendo di concentrarsi sul porto di Genova. Nonostante le difficoltà, Ignazio si era impegnato con instancabile tenacia nella ricerca di nuove strade. Ulteriori perdite economiche avevano però aggravato la situazione, sancendo  l’intervento delle banche nell’acquisizione di parte del vasto patrimonio. Alla fine ai Florio non era rimasto altro che l’onore di un nome unito all’amara consapevolezza di una costrizione economica inaspettata, che li spinse a lasciare il regno su cui avevano per tanti anni amorevolmente operato.

 

Era il 1950 quando “la stella d’Italia”, come il Kaiser Guglielmo II l’aveva soprannominata, chiuse per sempre i bellissimi occhi smeraldo. Aveva 77 anni e conduceva ormai la sua vita nel silenzio, cinta dall’amore dei suoi nipotini; unica gioia rimasta in quei giorni scarni, scanditi tra gli stenti e il triste oblio.

Quale spirito frizzante e inconsueto era stata nella sua vita donna Franca. Doveva certo averlo ben intuito l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, quando a suo tempo  le aveva fatto dono di una trombetta d’automobile. Un dono bizzarro da lei felicemente accolto. Ed è bello immaginarla ancora così, felice in capo alla sua vettura, solcante le strade di quella Vienna lontana. Al suono della regale trombetta tutti si arrestavano offrendo omaggi e saluti a colui che pensavano fosse l’imperatore ed ella, divertita, accoglieva gioiosa i solenni ossequi.

Una Fotografia in giovane età:

Ecco dunque la fine di colei che Gabriele D’Annunzio aveva definito “l’Unica. Una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino”. Una donna che aveva colto le avversità con dignitosa rassegnazione.

Sette anni dopo anche Ignazio, ormai malato, la seguì

Ecco dunque la fine di un sogno che aveva dato a Palermo e alla Sicilia una ricchezza che nessuno aveva prima d’allora osato sperare.

Busto di Franca Florio a Villa Borghese:

Immagine di Lalupa via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

E torniamo al meraviglioso quadro di Boldini. Un’opera posta per lungo tempo al centro di  diatribe sul dove e sul chi. Disperso tra innumerevoli passaggi di proprietà sino all’asta in cui è stato recentemente venduto per una cifra record.

Un quadro che, dopo contese e proteste, dovrebbe infine tornare in quella Palermo, quest’anno Capitale della Cultura, a cui di fatto è legato e che di certo donna Franca aveva tanto amato.

Giada Costanzo

Appassionata di arte, letteratura, cinema e fotografia, esprimo la mia creatività fra pittura, design e produzione di abiti. Amo le “antichità” sotto ogni forma e sfaccettatura. Ricerco le storie dimenticate della gente più comune e ammiro l’umanità che è nella persone più semplici.