“Fire Escape Collapse”: Storia di una Fotografia che sconvolse il Mondo

Il 22 luglio 1975 un incendio divampò in uno dei condomini di Marlborough Street a Boston, nel Massachusetts. La diciannovenne Diana Bryant e la figlioccia di due anni, Tiare Jones, erano intrappolate all’interno di un appartamento in attesa di essere salvate dai pompieri, rifugiate sopra una delle piattaforme antincendio esterne.

Un vigile del fuoco, Robert O’Neil, stava proteggendo Diana e Tiare dalle fiamme, mentre si avvicinava una scala che veniva eretta dal camion sottostante. Seguendo la procedura, O’Neil sarebbe stato il primo a salire sulla scala, incaricando Diana Bryant di passargli Tiare una volta salito. Ma non fece in tempo.

Robert aveva appena iniziato a salire sulla scala quando la piattaforma antincendio crollò, facendo cadere nel vuoto Diana e Tiare

Diana Bryant morì durante la notte per le ferite riportate ma Tiare, che era caduta sul corpo di Diana, sopravvisse miracolosamente alla caduta. “Fire Escape Collapse” è una serie di fotografie scattate da Stanley Forman, fotografo del Boston Herald, sulla scena dell’incendio. Quando l’immagine principale venne pubblicata vi fu una reazione scioccata da parte del pubblico. Naturalmente la fotografia si diffuse rapidamente in tutto il mondo, ma i media vennero accusati di ricercare il sensazionalismo e di invadere la privacy di Diana Bryant.

Fotografia condivisa via Wikipedia

Nonostante le polemiche che attanagliarono le fotografie, l’immagine di Stanley Forman vinse il Premio Pulitzer per “Spot News Photography” del 1976 e venne inoltre nominata al “The World Press Photo of The Year”. Il clamore suscitato dalla fotografia spinse la città di Boston, e più avanti anche molte altre negli Stati Uniti, a rivedere le norme delle leggi per la sicurezza antincendio.

Ancor oggi la fotografia è utilizzata dai gruppi di sicurezza antincendio per promuovere le proprie attività. Durante un’intervista del 2005, il fotografo Stanley Forman diede il resoconto dei tragici eventi che documentò quel giorno in un’intervista per la BBC, rimanendo assolutamente convinto dell’opportunità della pubblicazione della fotografia.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...