Vivian Maier rimase praticamente sconosciuta durante tutta la sua vita, ma passerà alla storia come una delle fotografe più celebri, associata a nomi del calibro di Robert Capa e Henri Cartier-Bresson. La donna è stata il soggetto di un documentario candidato all’Oscar dal titolo “Finding Vivian Maier“, attraverso il quale si è narrata la sua incredibile storia. Vivian era una bambinaia che lavorò principalmente a Chicago fra gli anni ’50 e i 2000, e che nel tempo libero si dilettava nell’arte fotografica. Vivian sarà un’antesignana della fotografia di strada e dell’autoritratto, che spesso faceva mediante l’ausilio di specchi o vetrine.
La Maier era una persona estremamente riservata ma dall’animo eccentrico e creativo, che accompagnava i figli della classe borghese a esplorare le parti più vere e vissute della città. Nei suoi giorni di riposo la tata scendeva in strada e immortalava i protagonisti di quello che fu il miracolo americano, l’era fra gli anni ’60 e i 2000 in cui gli Stati Uniti diventarono il modello di ricchezza ed efficienza che conosciamo oggi. Le sue immagini di Chicago e New York sono spontanee, prevalentemente in bianco e nero e accese da una luce assolutamente creativa, una forza espressiva che consentiva al soggetto di esprimere al 100% la propria personalità.
Per scattare utilizzava una Rolleiflex a doppio obiettivo, che consentiva alla tata/fotografa di esprimere la propria spontaneità, il suo occhio compositivo e l’amore per l’architettura e la vita di strada. Vivian era in particolar modo attratta dagli ultimi della società, dai poveri e i senzatetto, da coloro i quali durante le sue ore lavorative era assolutamente lontana, ma cui forse in cuor proprio si sentiva più vicina.
Maier continuò a fotografare fino agli anni ’90, a poco a poco accumulando una vasta collezione di vecchi negativi e pellicole non sviluppate che teneva in una scatola. Con l’avanzare degli anni la donna divenne sempre più povera, e fu difficile per lei rimanere a galla. Proprio mentre stava per esser sfrattata due fratellini che aveva accudito si offrirono di pagarle una casa, nella quale abitò sino al 2008, quando cadde su una lastra di ghiaccio e subì un trauma cerebrale. Anche se sarebbe dovuta rimettersi, Vivian morì nel 2009, lasciando dietro di sé un tesoro fotografico forse di impareggiabile valore.
Accadde nel 2007, prima della sua morte, che un giornalista a caccia di storie si recasse a un’asta di oggetti. Viste le condizioni economiche della donna, non è difficile capire che i suoi magazzini di fotografie furono venduti quasi a peso. Jahn Maloof acquistò una scatola di negativi per 380 dollari senza neanche sapere cosa vi si trovasse all’interno. Quel giornalista trovò un tesoro, una documentazione fotografica di impareggiabile valore in buona parte ancora non sviluppata.
Iniziò la la scansione delle immagini e presto si incaricò della missione di ricostruire l’archivio della Maier, una documentazione fedele di tutte le fotografie che aveva scattato la donna in oltre 50 anni di attività. Alla fine riuscì a salvare circa il 90% di negativi e fotografie, consegnando al mondo una nuova stella fotografica da amare e ammirare. La celebrità della fotografa divenne mondiale quando Maloof condivise su Flickr la storia e le immagini di Vivian, che diventano ben presto virali e apprezzatissime online.
Oggi, a quasi sei anni dalla morte della Maier e mezzo secolo dopo lo scatto di alcune delle sue immagini più interessanti, la tata/fotografa è stata il soggetto per un film documentario recentemente scelto dall’Academy per la corsa agli Oscar. La celebrità che Vivian non ebbe in vita la sta travolgendo dopo la morte.
Sotto, il trailer del documentario: