La foto di una bellissima ragazza vista per caso su Internet, i riferimenti al castello di Brazzà vicino a Udine, due nomi di famose famiglie tedesche, i campi di concentramento. Chi era Fey? E la ricerca inizia…
Fey von Hassell:
Fey von Hassell era nata il 22 ottobre 1918 a Berlino in una famiglia della nobiltà tedesca. Il padre era Ulrich von Hassel e la madre Ilse von Tirpitz, figlia del grande ammiraglio della flotta imperiale. Fey era la figlia più giovane e aveva una sorella e due fratelli.
Il padre durante la prima guerra mondiale era stato gravemente ferito sulla Marna ed era stato congedato, divenendo segretario del suocero Alfred von Tirpitz. Nel 1917 fu uno dei fondatori del Deutschen Vaterlandspartei, partito di estrema destra fortemente nazionalista e conservatore, che venne sciolto nel 1918 con la nascita della Repubblica di Weimar, e confluì nel Deutschnationalen Volkspartei, il partito conservatore. Entrato in diplomazia fu impiegato dal Ministero degli Esteri in varie città europee fino al 1932, quando venne nominato ambasciatore tedesco a Roma.
Ulrich von Hassel:
La famiglia abitava a Villa Wolkonsky, sede dell’ambasciata tedesca (ora britannica) e qui nel 1936, durante un ricevimento, Fey conobbe il suo futuro marito Detalmo Pirzio-Biroli.
Nel 1933 Ulrich von Hassell aderì al NSDAP, come per molti tedeschi non era ancora chiara la vera faccia del nazismo ma con gli anni cominciò a rendersene conto. Da sempre assolutamente contrario all’asse Roma-Berlino-Tokyo, nel 1938 venne sostituito e richiamato a Berlino a seguito della nomina di Joachim von Ribbentrop a Ministro degli Esteri, con il quale von Hassell era in aperto contrasto. Fey restò a Roma con la sorella Almuth.
Detalmo Pirzio-Biroli
Dal 1939 von Hassell, pur restando nel servizio diplomatico che lasciò solo nel 1943, era in contatto con Carl Goerdeler e Ludwig Beck e i gruppi conservatori della resistenza tedesca che pianificavano un golpe per destituire Hitler.
Grazie alle sue conoscenze prese contatti con i britannici per la pace e la nuova organizzazione della Germania dopo l’eventuale successo del golpe che avrebbe visto Goerdeler come cancelliere e von Hassell come Ministro degli Esteri, ma le cose non andarono come previsto.
L’8 gennaio 1940 Fey sposò Detalmo Pirzio-Biroli, di nobile famiglia proprietaria del castello di Brazzà dove la coppia si stabilì, e fortemente antifascista. Nel 1940 nacque il primo figlio, Corrado, e nel 1942 il secondo, Roberto. Il castello venne occupato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, Fey era sola con i bambini mentre il marito era a Roma nella resistenza e faceva parte del CNL. Fey non aveva problemi con le truppe al castello, come dimostrano le foto, ma era preoccupata per il marito, ricercato, e per il padre del quale conosceva le attività nella resistenza.
Il matrimonio di Fey e Detalmo 1940
Il 20 luglio 1944 ci fu l’attentato a Hitler a Rastenburg, l’operazione Valchiria che fallì miseramente con il Führer che ne uscì illeso. Non ne uscirono invece gli organizzatori, in primis Claus Schenk von Stauffenberg che aveva introdotto la bomba nella Tana del Lupo, ma neppure i suoi collaboratori che vennero arrestati la notte stessa e fucilati alla schiena senza processo. Non si salvarono neppure quelli che, pur non avendo partecipato attivamente alla pianificazione, ne erano al corrente, come Ulrich von Hassell che venne arrestato il 29 luglio, processato, condannato e impiccato l’8 settembre 1944 a Berlino-Plötzensee.
Fey e Detalmo con uno sconosciuto
Fra agosto e settembre tutti i familiari e parenti dei “traditori” vennero arrestati, quasi tutta la grande famiglia von Stauffenberg, bambini compresi, e anche Fey von Hassell venne prelevata dalla SS il 9 settembre e informata dell’esecuzione del padre per alto tradimento.
Fey con il padre
Dopo 10 giorni di interrogatori e detenzione a Udine venne rimandata a casa agli arresti domiciliari, ma il 27 settembre venne nuovamente prelevata, questa volta con i bambini.
Fey venne portata a Innsbruck dove le vennero tolti i figli, e il 22 ottobre trasferita a Grunwald (oggi Zieleniec) in Bassa Slesia e sistemata nell’ Hotel Hindenburg-Baude requisito dalle SS proprio per ospitare i “Sippenhäftlinge” ovvero i prigionieri di clan, familiari e parenti dei traditori del Reich.
Fey con i figli Corrado e Roberto
C’erano diverse categorie di prigionieri, i Sippenhäftlinge e i Sonderhäftlinge, questi ultimi prigionieri speciali, ovvero importanti personalità avversarie del nazismo ma non colpevoli di atti contro il Reich, come furono per esempio Mafalda di Savoia e suo marito Filippo d’Assia.
Ufficiali tedeschi giocano con Corrado al Castello di Brazzà 1943
Questi prigionieri godevano di un trattamento particolare, quasi ostaggi più che prigionieri, in quanto potevano tornare utili in caso di trattative come merce di scambio, ciò non toglie che la detenzione nei campi di concentramento fosse dura. Vivevano in baracche separate dagli ebrei e altri detenuti comuni, con il vitto delle forze armate e non costretti al lavoro forzato, ma erano comunque a rischio di malattie e in pericolo costante di esecuzione.
Fey con i bambini 1943
Il 30 novembre tutti i “prigionieri di clan” vennero internati nel campo di Stutthof, vicino a Danzica, dove infuriavano tifo, scarlattina e dissenteria che contagiarono molti di loro.
Con l’avvicinarsi dell’Armata Rossa vennero trasferiti in molti altri campi in viaggio verso Buchenwald, dove arrivarono il 2 marzo 1945. Qui le SS avevano già raggruppato altri prigionieri di clan e prigionieri speciali, e tutti vennero trasferiti e internati a Dachau.
Fey con i bambini e ufficiali tedeschi al castello 1944
Il 25 aprile ne vennero selezionati 140, i più importanti, che vennero trasferiti a Niederdorf, ovvero Villabassa in Val Pusteria, dove arrivarono il 30 aprile dopo aver percorso molti tratti a piedi e dormito in rifugi di emergenza sotto le bufere di neve delle Alpi. A Villabassa i prigionieri, sempre controllati dalle SS che diventavano sempre più nervose e minacciose, vennero ospitati nel municipio e in case private, perché l’hotel dove dovevano venir ospitati, l’Hotel Lago di Braies, era occupato da generali tedeschi. Il piano di Himmler di poterli usare come merce di scambio si stava rivelando impossibile, la questione ostaggi venne lasciata nelle mani di Ernst Kaltenbrunner e il loro destino pareva segnato.
Ulrich von Hassell a processo 1944
Secondo la testimonianza di Fey von Hassell il prigioniero Bogislav von Bonin, ex colonnello della Wehrmacht, captò una discussione fra due SS dalla quale apprese che il progetto era di uccidere i prigionieri facendo esplodere gli autobus durante un trasferimento. Von Bonin riuscì ad avvisare il generale della Wehrmacht Heinrich von Vietinghoff, suo vecchio amico, e questi diede l’ordine al capitano Wichard von Alvensleben, di stanza a Moso, di prendere in consegna i prigionieri per evitarne l’uccisione. Von Alvensleben con 15 uomini si schierò davanti al municipio a fronteggiare le SS e chiese subito rinforzi.
La pietra d’inciampo di Ulrich von Hassell
Con l’arrivo di 150 uomini della Wehrmacht von Alvensleben fece trasferire tutti i prigionieri all’Hotel Lago di Braies, nel frattempo fatto sgomberare da Anton Ducia, quartiermastro dell’alto commissariato di Bolzano, e qui restarono sotto la protezione della Wehrmacht fino all’arrivo degli americani.
Il capitano Wichard von Alvensleben
Mentre avveniva il trasferimento arrivò l’ordine ad Hans Philipp, capo della Gestapo di Sillian, di trasferire immediatamente i prigionieri a Klagenfurt. Philipp non volendo eseguire l’ordine e sapendo cosa questo avrebbe comportato, preferì suicidarsi salvando le vite di 140 persone.
Anton Ducia
Il 4 aprile arrivarono gli americani e arrivarono pure i partigiani della “Calvi” che erano stati informati nel frattempo della presenza dei prigionieri.
L’hotel Lago di Braies, si vede al piano terra un gruppo di soldati a difesa dell’albergo.
I prigionieri che avevano un passato nazista (fra questi Filippo d’Assia e Hjalmar Schacht ex capo della Reichsbank che verrà poi processato a Norimberga ma giudicato non colpevole) vennero trattenuti, gli altri, liberi, vennero mandati a Capri da dove poi avrebbero raggiunto le famiglie.
Alcuni prigionieri sul terrazzo dell’albergo dopo la liberazione
A Capri Fey si riunì col marito e si stabilirono a Roma, una riunione agrodolce dato che non avevano alcuna notizia dei figli. Era impensabile poter andare a cercarli, ma in Germania si stavano muovendo già da tempo la madre e la sorella di Fey alla ricerca dei nipoti. La Germania era piena di orfani e di bambini senza nome, molti bambini ebrei erano stati affidati a famiglie per salvarli e non si sapeva più nulla dei genitori, molti non vennero mai identificati.
Ilse e Almuth ricominciarono da dove tutto era cominciato, a Innsbruck, e li trovarono in un vicino orfanotrofio, registrati come fratelli Vorhof e in procinto di essere dati in adozione.
Il maggiore, Corrado, riconobbe subito la nonna e la zia mentre il più piccolo, Roberto, si convinse solo dopo aver visto le fotografie nelle quali riconobbe il suo cavallo preferito.
La famiglia si riunì nell’estate del 1945 tornò al castello di Brazzà dove nel 1948 nacque la figlia Viviana.
Detalmo morì nel 2006 mentre Fey visse ancora fino al 12 febbraio 2010. Nel 1987 Fey pubblicò un libro con le sue memorie “I figli strappati” dal quale è è stata tratta la fiction TV del 2006 con lo stesso titolo.
Sotto, una clip dal film:
C’è un altro libro che parla di Fey , “The lost boys” di Catherine Bailey, molto accurato nella narrazione, dove la scrittrice racconta di una storia d’amore fra Fey e Alex Schenk von Stauffenberg, fratello di Claus e gemello di Berthold impiccato in agosto 1944, che si erano conosciuti durante la detenzione. Fey non ne fa menzione nel suo libro ma Bailey sostiene di averne avuto conferme durante i colloqui con i figli e dal contenuto delle lettere di Fey. Tutto è possibile, poteva essere solo una grande amicizia o un affetto figlio della disperazione e del bisogno di conforto. Che la relazione fosse vera o meno, Fey merita comprensione.
Alex Schenk von Stauffenberg
Alex era stato arrestato con la moglie Melitta Schiller a fine luglio 1944 ma non era coinvolto nell’attentato, i suoi fratelli lo avevano tenuto all’oscuro soprattutto perché Melitta era una delle due famose collaudatrici della Luftwaffe insieme ad Hanna Reitsch e aveva origini ebree.
Melitta Schenk von Stauffenberg
Melitta proprio grazie alla sua professione fu liberata il 2 settembre e riprese il suo lavoro, giudicato indispensabile, ma Alex restò prigioniero. Melitta fece il possibile per seguire gli spostamenti del marito e volò a Buchenwald solo per scoprire che non era più lì. Grazie ai suoi contatti ottenne un permesso della Gestapo per andare a trovarlo a Schönberg dove era detenuto e partì in volo l’8 aprile 1945, finendo abbattuta da un aereo americano e morì lo stesso giorno per le ferite riportate.
Il libro di Catherine Bailey “The lost boys”