Ferrante Aporti (1791 – 1858) nasce a Mantova da una delle tipiche famiglie borghesi del mantovano-cremonese che si dedicavano alle attività professionali (il padre era avvocato) e alla gestione di poderi terrieri. Il padre lo avvia alla carriera ecclesiastica e, così, nel 1804, Ferrante entra in seminario a Cremona e riceve i voti sacerdotali nel 1815.
Si distingue negli studi, tanto che, dopo i voti, si iscrive presso l’Istituto superiore per la formazione del clero secolare a Vienna e, contemporaneamente, frequenta il corso di specializzazione in pedagogia. Torna a Cremona nel 1819. In seguito l’amministrazione austriaca lo nomina direttore delle scuole elementari ed ispettore scolastico provinciale. È in questo particolare periodo che Ferrante Aporti inizia la propria “mission educativa”.
Secondo Aporti l’ignoranza rappresenta l’origine di tutti i mali, per l’uomo, per l’intera società e per la patria
Il pedagogista non si risparmia: attua nuovi modelli educativi, promuove corsi di formazione per gli insegnanti, cerca nuove strutture per ampliare l’offerta formativa, tanto da aprire scuole festive di disegno ed architettura. In altre parole: si impegna per combattere l’ignoranza e promuove con tutte le sue forze l’alfabetizzazione.
L’attenzione per i bambini
Nel 1828, Aporti apre il secondo “Asilo d’Infanzia” in Italia (a pagamento) per bambini dai due anni e mezzo ai sei anni, ma nel 1830 riesce a fondare la prima scuola d’infanzia gratuita (finanziata dal governo austriaco e con il concorso della beneficenza cittadina). Questa nuova apertura rappresenta un vero e proprio modello da seguire, tanto da diffondersi nel Lombardo-Veneto, in Emilia e Romagna e in Toscana.
In segno di riconoscenza e gratitudine verso il governo austriaco, Ferrante dedica la prima edizione del suo “Manuale” e del “Metodo per adoperare fruttuosamente l’abbecedario”, rispettivamente al Conte Hartig, governatore di Lombardia, e al vicerè arciduca Ranieri.
Aporti prosegue la propria missione, e nel 1834 apre la prima scuola infantile rurale a San Martino dell’Argine, ma non solo, si preoccupa di sostenere anche scuole per ciechi, sordomuti e orfani. Contemporaneamente, opera anche una fervida attività divulgatrice con scritti e articoli per diverse riviste. L’opera di Aporti si diffonde ovunque, tranne nello Stato Pontificio, a causa degli innumerevoli (oggi riconosciuti come totalmente infondati) pregiudizi.
Cremona, lapide a ricordo. Fotografia di Massimo Telò condivisa con licenza Creative Commons 3.0 via Wikipedia:
Viene chiamato da re Carlo Alberto di Savoia nel 1844 per condurre il primo corso di Metodo, più precisamente il “Metodo per insegnanti elementari” all’Università di Torino. In questo momento, Aporti viene considerato un punto di riferimento molto importante per l’organizzazione delle strutture infantili sia in Italia che all’estero, tanto che nel 1846 riceve la Legion d’onore Francese. La sua fama lo porta ad essere apprezzato negli ambienti liberali.
I moti del 1848 lo portano a firmare l’appello in cui chiede al re Carlo Alberto di intervenire a favore del Risorgimento italiano contro l’Impero asburgico, ma una volta rientrati gli austriaci a Cremona, è costretto a riparare a Torino e non ottiene la grazia al rientro. Il suo gesto, infatti, è ritenuto un reato di alto tradimento in quanto compiuto da funzionario dello Stato asburgico.
L’amore per l’educazione e la sua attenzione verso i bambini lo portano alla nomina di presidente del Consiglio universitario per la gestione della pubblica istruzione, il tutto suggellato nel 1856 con la sua proclamazione a senatore.
Il Metodo pedagogico
«Ho fondato e propagato le scuole infantili al solo scopo di propagare il regno di Dio…»
F. Aporti
È bene effettuare una piccola premessa: il primo asilo di Aporti è precedente al “giardino d’infanzia”di Fröbel (risalente al 1840), mentre sono palesi i riferimenti a Pestalozzi, dove emerge chiaramente l’idea di asilo come occasione irrinunciabile di socializzazione e come sorta di ancora per i disadattati che non potevano avvalersi di un’adeguata preparazione scolastica.
In quest’ottica, l’asilo per Aporti doveva prestare un’opera di accoglienza, in particolare per i figli dei lavoratori che non potevano permettersi un’adeguata assistenza e cura della prole. Per favorire ciò l’asilo doveva disporre di un refettorio per la distribuzione della mensa.
Lapide posta sulla casa natale di Ferrante Aporti. Fotografia di Massimo Telò condivisa con licenza Creative Commons 3.0 via Wikipedia:
Nell’asilo di Aporti l’ingresso avveniva alle ore 8.00 e l’uscita era prevista alle 17.00 (gli stessi orari della scuola elementare). L’educazione si divideva in fisica, intellettuale e morale e, nello specifico cinque ore erano dedicate all’educazione fisica mentre 4 a quella intellettuale e morale. La “Mission” di Aporti era chiara:
Migliorando le condizioni dell’educazione infantile, sarebbe migliorato il popolo e le sue condizioni sociali
Aporti aveva precisato che le attività dovevano variare ogni mezz’ora. I vari momenti previsti si dividevano in: appello, preghiera, canto, colazione, ricreazione, nomenclatura, gioco, preghiera, aritmetica, catechismo, sacre scritture, pranzo, ricreazione, preghiera, alfabeto, scrittura, ginnastica e merenda.
In particolare la nomenclatura è importante per presentare e nominare in maniera corretta gli oggetti e il loro utilizzo. Per Aporti è fondamentale l’uso corretto della lingua italiana in modo da non ridurre il bambino a parlare una sorta di “bilinguismo” fatto da dialetti e utilizzo scorretto della lingua madre, da qui l’importanza della giusta pronuncia dei suoni e il tracciare le aste per l’apprendimento anche della lingua scritta. L’abitudine di numerare le cose conduce al calcolo e, all’ultimo anno si utilizzano le quattro operazioni.
Infine, attraverso l’ausilio di tabelloni illustrati, si impartisce la storia sacra.
Punti di forza e di criticità
Se si riconosce il merito di Aporti nell’aver creato gli asili non solo come riparo a condizioni di svantaggio socio-culturale, ma soprattutto come luogo di educazione e crescita per sviluppo sano ed armonico, non possiamo non riconoscere che il Metodo era figlio del suo tempo.
Infatti, Lo stesso Aporti guardava i Giardini d’Infanzia di Fröbel come modelli per riformare i propri asili. L’insegnamento della scrittura e della lettura senza i fondamenti derivati dai prerequisiti, quelli che oggi denominiamo esperienze, fa dell’asilo aportiano qualcosa di molto lontano dal mondo del bambino, lo stesso mondo che l’Aporti desiderava tanto proteggere. Senza contare le innumerevoli nozioni di catechismo propinate ai bambini, tra cui i salmi che i bambini dovevano imparare a memoria. Ma come abbiamo detto, il Metodo era figlio del suo tempo e, in conclusione, dobbiamo dare atto che, in seguito, molti pedagogisti cercarono di migliorare ed ampliare il suo pensiero pedagogico.