Evariste Galois: la prematura fine di un piccolo Genio della Matematica

Carattere malmostoso, fissato con la matematica, sospetta sindrome di Asperger, ragazzo prodigio. No. Non stiamo parlando di Sheldon Cooper (the Big Bang Theory), lui indossa sempre e solo magliette di super eroi, a differenza di Evariste Galois: piccolo genio della matematica.

Evariste Galois era un ragazzino molto precoce nella sua genialità. Occhi furbi, di chi ha capito tutto della vita, bocca piccola e serrata in un sorrisetto enigmatico appena accennato, testolina di capelli bruni con la riga di lato, lineamenti assai delicati. Nasce a Bourg-la-Reine il 25 ottobre del 1811 e muore a Parigi, il 31 maggio del 1832.

La sua vita assai breve è costellata da soluzioni e metodi matematici a dir poco geniali. Il suo cervello è una macchina!

Riesce a risolvere un problema vecchio di oltre 350 anni, determinandolo attraverso condizioni necessarie e sufficienti di calcolo per radicali. Le sue tesi costituiscono la base di due delle più importanti branche dell’algebra astratta, grazie alla “teoria dei gruppi” e a quella che poi prenderà il suo nome, la “teoria di Galois”.

Evariste Galois a 15 anni (circa)

Esordio disastroso

A soli 15 anni, nel 1828, volle entrare alla Scuola Politecnica ma fallì miseramente e per ben due anni consecutivi, all’esame di ammissione. Leggenda vuole che il ragazzo, già non facile di carattere, considerasse noiosi gli esercizi di matematica che gli vennero sottoposti e quindi si fosse rifiutato di risolverli. Non un bel biglietto da visita per poter entrare in un istituto che si basava proprio sulla matematica! Molto più probabilmente Evariste perse la pazienza e scagliò contro il suo esaminatore un cancellino da lavagna per esasperazione. Secondo gli storici il suo comportamento così irrequieto sarebbe dovuto al suicidio del padre.

Il giovane Galois aveva ragione da vendere ma poca fortuna e la sua teoria sulle equazioni, seppur proposta diverse volte, non venne mai accettata per le pubblicazioni.

Un altro punto a suo sfavore fu il suo orientamento politico: era un fervente repubblicano e uno dei suoi brindisi in favore della repubblica lo portò persino alla prigione. Fortunatamente i suoi (pochi) amici riuscirono a farlo scarcerare testimoniando in suo favore.

Tornando alla carriera di matematico:

Galois non scriveva mai appunti su un solo quaderno ma usava foglietti sparsi che poi accumulava. Spesso era assorto in calcoli matematici che lo portavano ad isolarsi completamente dal resto del mondo.

Il matematico, in vista del Gran Premio indetto dall’Accademia delle Scienze, riuscì a far pervenire all’ingegnere Cauchy una sua memoria, che la esaminò ma gli consigliò di modificarla visto che somigliava a quella di un altro collega, Niels H. Abel, un matematico norvegese.

Galois la modificò e la spedì a Fourier, altro grande matematico, ma la sorte fu avversa ad Evariste perché Fourier morì e della sua formula se ne persero le tracce. Il premio fu vinto da Abel e Jacobi.

In quello stesso anno Galois lavorò ancora più intensamente e tentò nuovamente di presentare le sue teorie matematiche, che vennero respinte tutte quante.

Intanto la vita politica procedeva e il piccolo genio ebbe ancora guai con la giustizia, sempre a causa del suo orientamento politico. In carcere ebbe l’ennesima risposta negativa dal matematico Poisson che gli consigliava caldamente di semplificare la sua esposizione dei calcoli.

Si sospetta che Poisson non sia stato in grado di risolvere i calcoli sottopostigli da Galois e che quindi avesse trovato una scusa per non esser riuscito a comprenderli, liquidando il tutto proponendo una semplificazione.

L’ultima pagina del testamento matematico manoscritto di Galois

“NON HO PIU’ TEMPO”:

Galois morì il 31 maggio del 1832 per le ferite riportate in un duello. Almeno così dice la versione ufficiale, poiché quella ufficiosa solleva ipotesi inquietanti.

Evariste, nel fiore degli anni, gagliardo e sicuro di sé, (ottimo tiratore) non si fa passare la mosca per il naso quando accetta una sfida a duello per l’onore e l’amore di una fanciulla, Stéphanie. Questa però è fidanzata dello sfidante Peschex d’Herbinville. La ragazza è contesa tra due cuori ferventi di passione ma anche di rivalità.

Il duello ha inizio e da gentiluomini procedono al rito di cavalleria com’è da prassi. Una volta puntata la pistola uno contro l’altro partono i colpi. È la fine per Galois.

E qui si fa strada l’inquietante sospetto che Galois sia stato ucciso per motivi politici, usando come scusa proprio il duello: la prima versione vede la polizia segreta uccidere un personaggio scomodo come Galois, occultando questo assassinio di stato con un duello d’onore. La seconda, ancor più atroce, vede Stéphanie stessa fare da esca volontaria per compiere il delitto politico.

Una cosa è certa, né la polizia segreta né Stéphanie immaginavano che Evariste, invece, aveva previsto di morire: la notte prima del duello la trascorre a sistemare e organizzare tutte le sue annotazioni. E sotto queste annotazioni spicca una frase che, col senno di poi, assume un significato inquietante: “Non ho più tempo”. Prova che il genio aveva calcolato anche questo.

La Morte:

30 maggio 1832, prima mattina, il proiettile del rivale lo colpisce all’addome. Galois è agonizzante e viene soccorso solo dopo alcune ore dal fratello giunto sul posto. Nessuno dei presenti osa aiutarlo… nessuno dei presenti vuole aiutarlo!

Muore il giorno dopo, per una peritonite, nell’ospedale di Cochin, ma prima Galois rivolge al fratello le sue ultime parole:

Non piangere! Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent’anni

Magra consolazione:

i lavori di Galois furono studiati e pubblicati nel 1846 da Joseph Liouville che, dopo averli ricevuti, li sistemò in forma organica e li ritenne pronti per la divulgazione. Il manoscritto fu pubblicato sul Giornale di Matematica pura e applicata.

Si concluse così la vita di un giovane genio. Galois venne sepolto in una fossa comune, mentre il mondo perse un genio che molto aveva ancora da dare, mai apprezzato appieno.

Una vita spezzata per un carattere irrequieto ma unico nella sua genialità.


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