Erwin Rommel: il Suicidio d’Onore della Volpe del deserto

Secondo alcuni storici il generale Rommel era un esponente “pulito” del Reich, impressione sostenuta anche da qualche importante esponente delle Forze Alleate al termine della Seconda guerra mondiale, tanto che il militare viene considerato una vittima del Terzo Reich.

Erwin Rommel era un brillante generale e impareggiabile stratega, chiamato la “Volpe del deserto” dopo la vittoria delle Deutsches Afrikakorps, di cui era a comando, durante la campagna in Libia nel corso della seconda guerra mondiale. Rommel, classe 1891, si era già guadagnato numerosi apprezzamenti, seppur molto giovane, durante il primo conflitto mondiale, al termine del quale ricevette la più alta decorazione al valore dell’Impero tedesco, la Croce Pour le Mérite, grazie ai successi ottenuti con il suo reparto di truppe da montagna nella tragica (dal punto di vista italiano) battaglia di Caporetto.

Sotto, Rommel durante la Prima Guerra Mondiale con la Croce Pour le Mérite:

Immagine di pubblico dominio

Ma fu nel corso della Seconda guerra mondiale che Rommel si distinse come uno dei generali (Feldmaresciallo secondo i gradi militari tedeschi) più apprezzati da Adolf Hitler. Partecipò all’assedio di Tobruch del 1941, fu alla guida delle forze dell’Asse durante le battaglie di El Alamein del 1942, diresse l’occupazione dell’Italia settentrionale nel 1943 e fu a capo delle truppe durante la difesa tedesca, dopo lo Sbarco in Normandia del 1944.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

In quell’ultimo anno le utopie della Blitzkrieg, la guerra lampo, e le mire espansioniste della Germania erano ormai solo un ricordo, sia per gli uomini del Führer sia per le altre Potenze dell’Asse.

Rommel in Africa:

Immagine di Bundesarchiv via Wikipedia

È in quel 1944 che Hitler iniziò a decuplicare i sospetti verso tutti i generali che fino a quel momento lo avevano seguito e appoggiato in ogni decisione. Il Führer e i vertici del Terzo Reich erano sicuri che molti generali stessero tramando contro il governo nazista, consci della ormai inevitabile sconfitta tedesca.

I sospetti si rivelarono fondati quando il 20 luglio 1944 avvenne il fallito attentato ad Adolf Hitler. Al tentativo di uccidere il Führer parteciparono militari della Wehrmacht, tra i quali il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, il generale Ludwig Beck, il tenente Werner von Haeften e il generale Henning von Tresckow, che già aveva partecipato a un precedente attentato contro Hitler.

La congiura, passata alla storia come Operazione Valchiria, non andò a buon fine. Lo scoppio degli ordigni nel complesso della Führerhauptquartier Wolfsschanze (la Tana del Lupo) riuscì solamente a ferire Hitler, mentre restarono uccisi tre generali e lo stenografo.

Sotto, la stanza della Tana del Lupo dopo l’attentato:

Immagine di Bundesarchiv via Wikimedia Commons

Se Hitler fosse morto il governo tedesco avrebbe negoziato la pace con gli alleati evitando l’invasione della Germania

I predetti congiurati furono fucilati nella notte successiva, ma non furono gli unici a subire le conseguenze di quel fallito attentato: in migliaia, tra militari e civili, pagarono le paure di cospirazione che accompagnarono Hitler da quel momento fino alla morte, avvenuta per suicidio nel suo bunker berlinese il 30 aprile 1945.

La volpe del deserto con alcuni ufficiali:

Immagine di Bundesarchiv via Wikipedia

A pagare con la vita questi timori fu anche il Feldmaresciallo Erwin Rommel che, il 17 luglio 1944, tre giorni prima dell’attentato a Hitler, era stato vittima a sua volta di un attacco da parte di un aereo dal quale uscì con varie ferite ma vivo. Come autori dei colpi di mitraglia furono identificati uomini della RAF o dell’USAAF, ma secondo alcune fonti storiche il coinvolgimento della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, fu qualcosa più che una semplice ombra.

Rommel in Francia:

immagine di Bundesarchiv via Wikipedia

La conoscenza personale di Rommel con i traditori dell’Operazione Valchiria lo portarono, infatti, a essere al centro dei sospetti hitleriani. La Gestapo, la famigerata polizia segreta della Germania nazista, cominciò a tenere sotto stretto controllo Rommel e tutta la sua famiglia. Questa diffidenza andò a cozzare con i sentimenti di fiducia che il Cancelliere del Reich aveva nei confronti del suo fidatissimo generale. Un dissidio interiore che Hitler decise di risolvere in questo modo: concedere una possibilità onorevole a Rommel.

Suicidarsi invece di sottostare alla prassi dell’umiliante processo, che sarebbe comunque andato a concludersi con una condanna a morte

Rommel con Afolf Hitler nel 1942:

Immagine di Bundesarchiv via Wikipedia

Morire da solo, conservando la dignità, anziché essere giustiziato in pubblico. Non solo, però; con il suicidio, Hitler avrebbe garantito di non imprigionare il figlio e la signora Rommel e di lasciar loro la libertà. Il generale pensò in un primo momento di difendersi dinanzi a un tribunale ma, infine, consapevole di non avere molta scelta, optò per togliersi la vita. Il 14 ottobre 1944, a Herrlingen, Rommel, la “Volpe del deserto”, uno dei migliori uomini dell’esercito e fra i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale, decise di ingerire una capsula di cianuro insieme a due generali di Hitler, Wilhelm Burgdorf ed Ernst Maisel.

Morì per proteggere la sua famiglia

La parola di Hitler, difatti, fu mantenuta. La famiglia di Rommel sopravvisse al crollo del Reich: Lucia Maria Mollin, detta Lucie, coniugata Rommel, morì nel 1971, a settantasette anni, mentre il figlio Manfred Rommel morirà nel 2013 dopo esser stato per tre volte sindaco di Stoccarda.

Una fotografia di Rommel ricolorata:

Immagine di Bundesarchiv via Wikipedia

Subito dopo l’ultimo respiro di Rommel, gli uomini di Hitler, su indicazione del Führer, coprirono la sua azione suicida, tanto che il Feldmaresciallo, nonostante fosse morto praticamente subito dopo aver ingoiato la fiala di veleno, fu condotto all’ospedale militare di Ulm, dove vennero eseguiti anche degli inutili e farlocchi tentativi di rianimazione. L’obiettivo del Reich era di nascondere il suicidio di Rommel e far credere al popolo che il valente generale fosse deceduto improvvisamente a causa di un infarto e in seguito alle ferite riportate nell’attentato aereo di pochi giorni prima.

In onore di Erwin Rommel, Hitler organizzò imponenti funerali di Stato, celebrandolo come un eroe nazionale

L’esistenza di Hitler e del Reich si protrasse per appena altri sei mesi: l’ultima offensiva tedesca delle Ardenne fu ben controllata dagli Alleati; dall’altro versante europeo le truppe sovietiche avanzarono sempre più fino a penetrare a Berlino, e il 30 aprile 1945 il Führer decise di togliersi la vita con una capsula di cianuro, allo stesso modo di Rommel, insieme alla neo-sposa Eva Braun. La capitale fu occupata dall’Armata Rossa, e tra il 7 e l’8 maggio la Germania firmò la dichiarazione di resa incondizionata.

Sotto, il funerale di Rommel a Ulma:

Immagine di Bundesarchiv via Wikipedia

Il generale Erwin Rommel, fedele fino alla morte alla sua Germania, è sepolto nel cimitero di Herrlingen, la città dove si tolse la vita. Al Panzermuseum di Munster, invece, è conservata la sua maschera mortuaria.

Sulla vita di Rommel e su quel 1944 che portò alla caduta del Reich esistono molti film: citiamo Rommel, la Volpe del Deserto, regia di Henry Hathaway (1951), Rommel, con la regia di Niki Stein (2012) e Operazione Valchiria, del regista Bryan Singer (2008).

Sotto, un estratto dal film del 1951:

Tutte le immagini di Bundesarchiv sono condivise con licenza CC BY-SA 3.0


Pubblicato

in

da