La storia di una delle donne ritenute fra le più sadiche di Spagna si intreccia con quella della “Semana Tragica” di Barcellona, nel 1909, anche se vedremo, più avanti, che potrebbe trattarsi non della vera storia di un’assassina ma di quella di un capro espiatorio. Per ora affrontiamo quella che è stata divulgata come vera fino a poco tempo fa, poi faremo tutte le pulci al caso.
La (presunta) storia della Vampira
Durante la Semana Tragica venne scoperto un bordello minorile gestito da una donna, Enriqueta Martí Ripollés, che intrecciava relazioni con i potenti della città. La Barcellona di allora era assai diversa da come la conosciamo oggi, e assomigliava più a una meta del turismo sessuale che alla splendida capitale europea dei giorni nostri. Fatto sta che la storia del postribolo venne insabbiata perché coinvolgeva un potente politico locale, ed Enriqueta venne lasciata libera.
Gli abitanti di Barcellona avranno di che rammaricarsi di quella “grazia”
Secondo la storia tramandata la Martì conduceva una doppia vita, che la portava a figurare come mendicante di giorno e gran dama di notte, quando vendeva a ricchi e facoltosi clienti pozioni e unguenti miracolosi, in grado di guarire persino la tubercolosi, e naturalmente operava come prosseneta, facendo prostituire i bambini rapiti. Gli unguenti poi non venivano dalle piante, ma avevano un’origine più cruenta.
Durante il giorno, vestita di stracci, la Martì si aggirava per le vie della città, in particolare fra “El Barrio Gotico” ed “El Raval”, adescando bambini fra i 3 e gli 8 anni con caramelle e balocchi. I piccoli la seguivano fiduciosi, e le sparizioni divennero via via più frequenti.
A Barcellona si mormorava di una strega/mendicante che faceva sparire i bambini
I tempi sono quelli che sono, e il popolo ha altro di cui occuparsi che sparizioni di bambini e dicerie sulle streghe.
La Martì continuerà a rapire bambini fino al 10 febbraio del 1912, quando le capita, non volendo, di confiscare la bambina sbagliata. Teresita Guitart Congost è la figlia di un uomo molto amato in città, e gli abitanti di Barcellona chiedono con un corteo alla polizia che approfondisca le indagini su tutti quei bambini scomparsi.
E’ in questo momento che Enriqueta compie un errore che le sarà fatale
Claudia Elìas, un’anziana che abita nel centro di Barcellona, è convinta di conoscere tutti nei palazzi vicino alla propria abitazione. Quando vede apparire alla finestra, per qualche breve istante, un viso ignoto, il dubbio assale la signora. Sarà Teresita? Oppure una bambina sconosciuta? La Elìas non corre rischi e avverte la polizia: in quella casa c’è una bambina che non è del quartiere, meglio indagare.
Al 29 di Calle de Ponent si nasconde qualcosa di strano, qualcosa che gli ispettori non immaginano neppure. Due agenti di polizia di Barcellona, comandati dall’ispettore Ribot, fanno irruzione nello stabile e trovano Teresita e un’altra bambina, che Enriqueta sostiene chiamarsi Angelita ed essere propria figlia.
Entrambe sono prigioniere della Vampira, ma le sorprese non finiscono certo qui
Gli agenti accedono a una stanza degli orrori, in cui i bambini venivano uccisi per essere utilizzati come materiale per creare le creme, e all’interno della casa si trovavano pezzi di cadavere conservati in barattoli per essere usati in seguito. Ossa, sangue coagulato, grasso e parti conservate intere suscitano l’orrore dei tre agenti di polizia.
Si cerca nei muri:
Durante le ricerche venne scavato anche il terreno:
La “Cronica Grafica” riporta la notizia:
Le bambine e Claudia Elìas racconteranno di Pepito, un loro compagno di prigionia, che avevano visto sparire nella stanza “degli orrori”. Disobbedendo agli ordini della Vampira, le due ragazze avevano aperto la stanza, trovando però un lago di sangue. Di Pepito nessuna traccia. Secondo il racconto delle bambine la sera, per cena, dal brodo spuntavano due piedini lessi, di cui non è difficile immaginare l’origine.
La ricostruzione degli ufficiali non lascia scampo a interpretazioni: Enriqueta rapiva i bambini per strada, li faceva prostituire con gli uomini più facoltosi della città e poi li uccideva, magari per aver scontentato un cliente o per averle disobbedito. I cadaveri non andavano buttati, ma servivano a preparare pozioni e unguenti “miracolosi” venduti spesso agli stessi ricchi che richiedevano le prestazioni sessuali dei bambini.
Teresita con i propri genitori ritrovati:
Il ritrovamento di Angelita:
La Ripolles durante l’arresto:
Con un velo sul visto durante l’arresto:
La donna venne processata e condannata alla pena capitale, ma fu trovata già morta nella sua cella il 13 Maggio del 1913, probabilmente uccisa da una delle sue compagne dopo esser fuggita, grazie alla polizia, al linciaggio popolare. Le ipotesi sulla conta delle vittime sono diverse, e le stime vanno da 40 bambini morti, fatte all’inizio dai giornali, sino a 11, numero ritenuto più congruo. L’ultima ipotesi, della ricercatrice e storica Elsa Plaza, vuole che Enriqueta non abbia mai ucciso nessuno.
La Vampira di Barcellona fu un capro espiatorio?
Lo sostengono gli scrittori Jordi Corominas, nel suo “Barcelona 1912”, e la storica Elsa Plaza nel suo libro “El cielo bajo los pies” (il cielo sotto i piedi). Secondo Corominas “Enriqueta non era un’assassina ma un paradigma di una Barcellona povera e disperata, non identificabile con il mostro che venne dipinto dalla stampa. La donna era in realtà segnata da un evento che le aveva sconvolto la vita: la morte del proprio figlio a soli 10 mesi a causa della malnutrizione. Disturbata dalla situazione, e sicuramente malata di mente, rapì Teresita per cercare un’amica ad Angelita, la bambina di cui si prendeva cura, figlia della sorella morta di parto“.
Secondo lo scrittore la presenza degli unguenti non fu mai dimostrata, e le ossa trovate nell’appartamento erano di una persona di 25 anni, probabilmente utilizzate come amuleti, e il sangue e i resti nei barattoli di origine animale.
Sulla stessa linea d’onda anche la Plaza, che sostiene che “Nessuno pensò che il sangue trovato nell’appartamento fosse di Enriqueta stessa, che soffriva di cancro all’utero“. Barcellona in quel periodo era piena di case destinate alla prostituzione minorile, dove si recavano spesso ricchi e potenti di tutta Europa. A Barcellona esistevano diversi studi per la realizzazione di fotografie pedo-pornografiche, vendute poi in tutta Europa e anche nelle Americhe.
Contestualmente all’arresto di Enriqueta venne chiuso un bordello sulla Botella Ramblas, attraverso il quale, sempre secondo la storica, si gestiva il vero traffico di minori, che partivano da Barcellona con destinazione tutte le località del mondo.
La Ripolles fu davvero la vittima sacrificale che giustificò tutto l’orrore che avveniva a Barcellona, compresi i rapimenti di bambini che venivano spediti a prostituirsi o a far gli schiavi all’estero, e che morì all’alba di un giorno di Maggio del 1913?
Le ipotesi di Corominas e Plaza sono tutte da confermare, ed implicano che Teresita e Angelita mentirono riguardo Pepito, che quindi sparì nel nulla. Ma, forse, pensare che la Ripolles venne usata per spiegare anche numerosi sparizioni non a lei imputabili non è un’ipotesi così azzardata…