Era l’inizio del ‘300, e in Italia infuriava la lotta fra Guelfi e Ghibellini. In quegli anni difficili fu scritta la Divina Commedia, e proprio Dante, nel Paradiso, parla dell’Alto Arrigo, un uomo savio che avrebbe dovuto porre l’Italia sotto il controllo imperiale ponendo termine al potere temporale della Chiesa, assoggettata da pochissimo alla Cattività Avignonese (1309-1377).
L’Alto Arrigo altri non era che Enrico VII di Lussemburgo (1275-1313)
Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:
Questi era l’Imperatore del Sacro Romano Impero, disceso in Italia nell’Ottobre del 1310 e impegnato per 3 intensi anni in lotte politiche e militari nel nostro paese. Incoronato a Milano re d’Italia con la Corona Ferrea il 6 gennaio 1311, tentò di farsi incoronare dal Papa Clemente V a Roma, una legittimazione funzionale al potere politico del sovrano. Clemente V però ritrattò il suo impegno, ed Enrico venne incoronato, in Laterano, il 29 Giugno 1312, da tre cardinali ghibellini a lui fedeli.
Da Roma diresse prima verso la Toscana per sottomettere le fazioni Guelfe. Poi, prossimo alla guerra con Roberto d’Angiò, durante la seguente discesa verso Sud, a Buonconvento, in provincia di Siena, Enrico VII venne fermato da un’infezione d’antrace che lo portò alla morte. Un recente studio del prof. Francesco Mallegni ha confermato la morte per avvelenamento da Arsenico, che veniva usato per tentare di guarire l’infezione da antrace.
La morte dell’Imperatore del Sacro Romano Impero e Re d’Italia portò grande sollievo a Roberto d’Angiò e a molti dei suoi rivali
Era il 24 Agosto del 1313, e in Toscana faceva un caldo pazzesco. Riportare le spoglie dell’Imperatore fino in Germania senza che si decomponessero era impossibile, e quindi si cercò una soluzione amica nei pressi di Buonconvento. Le viscere furono subito asportate e conservate all’interno dell’altare di Sant’Antonio nella chiesa locale, mentre il cadavere venne camuffato, in modo da sembrare ancora vivo, per il suo viaggio verso Pisa.
Il caldo di quel periodo e il conseguente immondo fetore emanato dal cadavere e dalla piaga dell’Antrace costrinsero i suoi servitori a una sosta a Suvereto, dove gli fu tagliata la testa e il corpo venne bollito per separare la carne dalle ossa. Queste vennero custodite in una teca portata poi a Pisa, dove l’Imperatore fu sepolto definitivamente nella Cattedrale della città.
Come riportato dal professor Mallegni, il corpo venne bollito separato dalla testa, che presenta una concentrazione di arsenico maggiore. Nonostante la pratica possa sembrarci inusuale, a quell’epoca era comunissima, e viene definita:
Mos Teutonicus
“Al modo dei Germani”, e prevedeva la bollitura completa del cadavere sino alla spoliazione delle carni, che venivano sepolte in loco o conservate sotto sale. Come avvenne per Enrico VII, le interiora venivano mal viste dalla nobiltà tedesca dell’epoca, e per questa ragione furono conservate nella piccola chiesa di Buonconvento, dove una lapide, rimasta sino al 1700, ricordava la loro presenza.
L’asportazione delle interiora consentiva anche una miglior conservazione del cadavere, che però nel caso di Enrico VII non fu sufficiente e costrinse i servitori al macabro rituale della bollitura.
Enrico VII non aveva ancora 40 anni quando era giunto in Italia per tentare di unificarla sotto l’egida del Sacro Romano Impero, ma il suo intento fallì, ponendo definitivamente fine al sogno di un’Italia pacificata e unita che tanto aveva fatto sognare Dante Alighieri.
Sotto, il professor Barbero dialoga con Piero Angela e spiega la fine di Enrico VII, l’ultima speranza per i ghibellini di vedere l’Italia sotto il potere imperiale: