In una fredda mattina inglese del 1850, Elizabeth Siddal uscì dalla casa popolare londinese, nella quale viveva coi genitori, quando il pittore preraffaelita Walter Hower Deverell la notò per la sua incredibile bellezza, presentandola alla Fratellanza dei Preraffaeliti, pittori che si ispiravano alla pittura medioevale precedente a Raffaello. Essi subito la guardarono con deferenza e ammirazione, poiché rappresentava il canone di donna eterea e di bellezza celtica-medioevale, epopea alla quale essi s’ispiravano.
Sotto, Elizabeth Siddal nel 1860:
Tra essi, Dante Gabriel Rossetti, pittore e profondo conoscitore di Dante Alighieri, la vide e se ne innamorò perdutamente. La ritrasse nelle vesti di donne dolci e fatali, anche se la Siddal era una ragazza forte e determinata, autrice di scritti contestanti la condizione femminile della donna nell’epoca.
Sotto, ritratto di Rossetti di Elizabeth Siddal nelle vesti di Regina Cordium, la Regina di Cuori:
Se nei dipinti di Rossetti appare come una fanciulla dal collo tornito e dalle labbra tumide, in John Everett Millais, che l’amò, forse, ma platonicamente, ella compare come la diafana e fragile Ophelia, distesa nell’acqua, in un presagio di morte imminente, per il tradimento di Amleto.
Sotto, Ophelia di Millais, quadro che costò alla modella e poetessa la propria salute:
Benché modella con ritrosia, Elizabeth ricambiò con passione l’amore di Dante, anche se questi indugiava a sposarla per la umile condizione della fanciulla, nonché per la contrarietà delle sue due sorelle. Elizabeth soffrì molto per il continuo rimandare le nozze da parte di Rossetti, e ipotizzò anche che egli avesse una relazione con un’altra donna:
Non si sbagliava
Sotto, Jane Morris nel 1865:
Dante Gabriel Rossetti aveva da tempo distolto gli occhi dalla bellezza diafana e ramata di Elizabeth per porli sul corpo più severo di Jane Bruden in Morris, dai capelli e gli occhi nerissimi. Si era sposata appena diciottenne con il pittore William Morris, il quale l’aveva ritratta nelle vesti della principessa medioevale Isotta, con la didascalia
Non riesco a dipingerti, ma ti amo
La bella Isotta, di William Morris:
Jane fu in breve assunta come modella anche da Dante Gabriel Rossetti, che se ne invaghì, quasi ossessionato dalla moglie dell’amico.
Jane Morris come Proserpina, di Dante Gabriel Rossetti:
Questi, tuttavia, mantenne la promessa fatta a Elizabeth quasi dieci anni prima, sposandola. Dopo le nozze, ella partorì una bambina che purtroppo nacque morta. Conscia dell’amore sfiorito e minata nella salute dalle sessioni come modella per la Ophelia di Morris, cadde in depressione e morì, probabilmente suicida, nel 1862, a soli trentadue anni.
Nonostante Dante Gabriel Rossetti si fosse invaghito della bruna Jane a scapito della rossa Elizabeth rimase sconvolto dalla morte della moglie.
Dante Gabriel Rossetti:
Forse solo dopo la sua morte s’accorse d’averla terribilmente amata: sosteneva che il suo spirito lo vegliasse, anche nella forma d’una bianca colomba, quella colomba ch’egli dipinse posarsi tra le di lei congiunte mani, nel dipinto, postumo, della Beata Beatrix del 1863.
Nella bara della moglie fece mettere il quaderno di scritti e poesie che le aveva dedicato nel corso degli anni. Ossessionato dal pensiero di diventare cieco e ormai provato da depressione e alcool decise che doveva pubblicare le proprie poesie insieme a quelle della moglie. Così, 7 anni dopo la morte di Elizabeth, nel 1869, fece aprire la sua bara. Charles Augustus Howell, agente del pittore, raccontò che il corpo della donna era rimasto come intatto, e i capelli rossi avevano continuato a crescerle a dismisura.
Come una Santa
Jane Morris rimase vedova nel 1896 e si spense nel 1914, a settantacinque anni. Di umili origini come Elizabeth è oggi uno dei volti dell’arte vittoriana. Entrambe bellissime, letterate, rivali in amore, furono eternate negli splendidi quadri della corrente dei Preraffaeliti, fratellanza votata ai temi storici e alla Bellezza.