Egon Schiele: Eros e psiche dell’animo umano 

Il grande influsso innovativo che percorre la più recente storia europea attraversa anche Vienna, che all’alba del 900 è il cuore pulsante dell’impero Asburgico, simbolo del tanto auspicato progresso.

I nuovi edifici, costruiti per volontà di Francesco Giuseppe nel corso dell’ottocento, ridefiniscono l’architettura della città che accoglie la nuova classe proletaria nelle periferie mentre la ricca borghesia domina le vie principali tra edifici eleganti e salotti chic.

In questo clima di trasformazione anche l’arte ridefinisce il proprio canone e in una realtà complicata come quella di inizio 900 per molti si fa impellente la necessità di ampliare l’orizzonte stilistico ed è così che diciannove persone, tra artisti e architetti, decidono di abbandonare i canoni accademici per unirsi in un collettivo chiamato “Secessione Viennese”.

A differenza di molti altri gruppi scissionisti che si sono susseguiti nel corso della storia dell’arte, quest’ultimo non intendeva rinnegare o denigrare l’arte del passato bensì creare qualcosa di nuovo che comprendesse anche l’architettura, l’arredo e l’abbigliamento.

Le linee raffinate danzano tra fiori dai toni caldi stesi sullo splendore delle tele dorate che illuminano i soggetti ritratti portandoli alla vita. Le donne, eleganti muse, ci conducono in un mondo sfarzoso e solenne, che soltanto la mente di Gustav Klimt poteva creare.

Klimt è il principale rappresentante della Secessione: artista rivoluzionario, capace di stupire pubblico e critica con uno stile tutto nuovo. Egli intreccia rapporti con intellettuali, mecenati, artisti affermati e artisti emergenti di cui diventa maestro e mentore.

Tra questi si distingue Egon Schiele un giovane proveniente da Tulln, un paese vicino Vienna.

Nato nel 1890, Egon perde suo padre e si trova ad affrontare il dolore della perdita e lo spettro della morte quando è soltanto un adolescente. Suo zio, presolo in custodia, stimola il talento precoce del nipote e lo iscrive all’Accademia delle Belle arti di Vienna ma ben presto Egon si rende conto di non appartenere all’ambiente accademico.

Quando incontra Klimt, nel 1907, Egon ha 17 anni, è un giovane bello e dal portamento elegante.

Se l’aspetto esteriore ne riflettesse l’operato potremmo vedere in lui il successore di Klimt ma le sue opere non posseggono la bellezza dionisiaca tipica dei suoi dipinti.

I soggetti ritratti da Schiele fanno parte di un immaginario oscuro, adombrato dal tormento interiore tipico della corrente espressionista, che non intende immortalare la patinata superficie della realtà bensì scavare a fondo nell’animo umano per portare alla luce frammenti di desideri repressi. La mano di Egon incide sulla tela corpi ossuti dall’incarnato pallido e dal volto emaciato il cui sguardo sembra volerci incatenare a loro.

L’inizio del ventesimo secolo vede lo sviluppo della psicoanalisi, una scienza inedita della quale Freud diventa pioniere. Egli studia lo stretto legame tra psiche e sessualità, tema che viene ripreso da Schiele il quale ritrae corpi aggrovigliati in strane posizioni, connotati da una forte carica erotica palesata dai loro atteggiamenti espliciti.

Schiele dipinge nudi di sé stesso, di donne e di uomini e nel farlo non è mai volgare; riesce a cogliere l’intimità profonda dei suoi soggetti il cui sesso diventa specchio dell’anima.

Per tutto il primo decennio del novecento l’artista lavora e sviluppa uno stile totalmente personale, tiene la sua prima mostra per la Wiener Werkstätte nel 1908 e nel 1909 forma un gruppo chiamato Neukunstgruppe insieme ad altri 15 artisti uniti dal desiderio comune di diffondere un nuovo stile lontano dagli stilemi accademici.

È soltanto nel 1910 che Egon riesce a distaccarsi totalmente da questi e dall’arte di Klimt che comunque rimane un punto fermo nella sua vita. Ne Gli eremiti, realizzato nel 1911, Egon ritrae sé stesso tra le braccia di Gustav, sua unica figura paterna.

Schiele scandalizza con brutale sincerità: mette a nudo tanto i suoi personaggi quanto lo stesso pubblico smascherandone la grande ipocrisia. La rappresentazione di questi corpi dall’aspetto caricaturale e grottesco racconta ciò che è Egon, i suoi tormenti e le sue paure, un misto di fragilità e forza creatrice.

Il ragazzo ha realizzato circa 100 autoritratti durante la sua carriera; era solito ritrarsi nudo davanti lo specchio così da poter indagare, arrivare all’essenza della sua persona. Tratteggia le trame del suo corpo scarno, dello sguardo incupito e delle dita irrigidite a mo’ di protezione verso l’esterno ed il risultato è un Egon intirizzito, scomodo nel suo stesso corpo di cui sembra essere prigioniero e che a volte si sdoppia in un altro se, a riprova della sua personalità complessa e dalle mille sfumature.

Le donne sono un altro modello a cui Schiele fa riferimento. Giovani proletarie e prostitute popolano le opere dell’artista che le rappresenta in tutta la loro sfrontatezza, desiderio e promiscuità. Le donne di Schiele sono giovani, povere e dai corpi poco floridi a causa della precarietà della vita che conducono ma nonostante ciò sono comunque consapevoli della propria carica sensuale, ce lo dimostrano attraverso i loro sguardi disinibiti.

Nel 1910 incontra Wally Neuzil, modella ed ex amante di Klimt; i due hanno una relazione e nello stesso anno si trasferiscono a Kramau, un piccolo paesino della Boemia dove era nata la madre di Schiele. Qui la coppia non era ben vista dalla popolazione locale poiché condividevano la stessa casa senza essere sposati. Questo periodo è estremamente produttivo per l’artista che ritrae Wally ed altre modelle ma l’antipatia generalizzata diviene vero e proprio astio quando le persone iniziano a notare la giovane età di quest’ultime.

Wally ed Egon decidono allora di spostarsi a Neulengbach, nel Wienerwald e qui, due anni dopo, viene accusato di aver sedotto e addirittura rapito una quattordicenne che, in realtà, era scappata di casa e aveva trovato rifugio da Egon e Wally.

L’accusa fatta dal padre della ragazzina viene ritirata ma il ragazzo viene comunque arrestato a causa del ritrovamento di ritratti di giovani fanciulle che vengono considerati indecenti.

Durante questo breve periodo di detenzione Schiele realizza 12 opere che immortalano tutta la miseria del carcere.

Una volta fuori lui e Wally decidono di tornare a Vienna dove Egon ritrova colleghi e amici e ci mette poco a far parlare ancora di sé ottenendo nuovamente successo.

È il 1914 quando incontra le giovani sorelle Adele e Edith Harms, ragazze di famiglia benestante e figlie di un celebre fabbro. Poco dopo Egon lascia Wally per sposare l’abbiente Edith con l’intenzione di mantenere comunque un rapporto con la prima ma la giovane lascia per sempre Egon e abbandona Vienna per raggiungere il fronte come crocerossina. La loro turbolenta separazione viene rappresentata dall’artista nell’opera Morte e la fanciulla realizzata nel 1915.

I due non si vedranno mai più, Wally muore al fronte nel 1917.

Poco dopo il matrimonio con Edith il mondo assiste allo scoppio del primo conflitto mondiale che dilanierà l’Europa. Schiele viene arruolato ma i suoi superiori gli permettono di non operare in prima linea così da poter continuare a produrre lavori.

Il primo compito affidatogli è quello di sorvegliare e trasportare i detenuti russi e, successivamente, diventa scrivano in un campo di prigionia vicino a Mühling.

Durante questo periodo ritrae principalmente prigionieri russi e paesaggi rurali, celebre è Il mulino vecchio in cui la forza dell’acqua che distrugge il mulino sembra quasi prevedere il futuro sgretolamento dell’impero austro-ungarico.

Il conflitto termina e tra le macerie di un Europa distrutta Schiele torna a Vienna per riprendere la sua carriera di artista. Ottiene un successo crescente e numerose commissioni e nel mentre progetta la creazione di un centro artistico che comprendesse l’arte, l’architettura e la letteratura.

La scalata al successo si trasforma ben presto in una rovinosa caduta nell’abisso: la morte cancella tutti i sogni e le speranze del giovane artista quando Edith viene colpita dall’epidemia di febbre spagnola che invade il continente morendo durante il sesto mese di gravidanza. Egon la segue, tre giorni dopo, il 31 ottobre del 1918.

Egon Schiele muore a soli 28 anni ma ciò che è realmente stato rimane, la sua arte parla per lui e ci racconta l’amore e il tormento del suo animo malinconico, radice di una mente acuta, che indaga sé stessa scrutandosi allo specchio e cercando risposte tra le linee penetranti che incide sulla tela.

Questo giovane artista traccia il riflesso distorto non solo di sé stesso ma di tutto il genere umano perché siamo esseri fragili, fatti di carne e sentimenti in grado di scatenare vere e proprie tempeste.

In ogni singola opera Schiele si confessa, rivela sé stesso e smaschera noi che, ancora oggi, restiamo a guardare il suo grande tributo alla vita e alla morte.

Bibliografia

Selsdon, Esther, and Jeanette Zwingenberger. Egon Schiele, Parkstone International, 2011

Egon Schiele – The Life and Artworks of Austrian Painter Schiele (artincontext.org)

Schiele, Egon nell’Enciclopedia Treccani

Egon Schiele a Vienna: i capolavori per conoscere il tormento dell’artista (finestresullarte.info)

Egon Schiele: gli autoritratti, la nudità dell’anima – Arte Svelata


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