La Regina Vittoria d’Inghilterra fu protagonista di ben otto attentati alla sua vita, tutti sventati e ad opera di mitomani, durante i 64 anni del suo lunghissimo regno. Tra gli otto squilibrati, il primo che attentò alla vita della sovrana fu Edward Oxford, che rimase impresso per la sua mente in totale balia della follia, e per le sue controversie.
Sebbene si possa pensare a Edward, nato nel 1822 a Birmingham, come a un criminale dalla scarsa istruzione, egli crebbe invece nella cultura; riuscì a frequentare la scuola di Lambeth a Londra, nonostante la morte del padre, George Oxford, quando aveva sette anni.
Sotto, Edward Oxford in una fotografia di Henry Hering (1814-1893), Bethlem Hospital Musem. Immagine di William Ellison, Pubblico Dominio via Wikipedia
La madre, Hannah Markelw, riuscì a sostenere la famiglia, ora composta da lei e i sette figli, trovando un lavoro e un buon salario. Una volta terminati gli studi, Edward si stabilì a Hounslow con una zia, dove lavorò come barista per qualche tempo. Successivamente, il ragazzo lasciò l’impiego, e si traferì per qualche tempo, con una sorella e la madre, a Camberwell.
Quando però la madre Hannah dovette tornare a Birmingham, per motivi familiari, Edward rimase a vivere da solo. Era il 1840 quando, a diciotto anni, Edward Oxford cominciò a vivere la propria follia e a maturare l’idea di uccidere la Regina Vittoria.
Sotto, la Regina Vittoria con indosso i gioielli dell’incoronazione nel 1897. Immagine di Alexander Bassano, Pubblico Dominio Wikipedia
Il 4 Maggio dello stesso anno, Oxford, senza mai aver preso in mano un’arma, acquistò due pistole e della polvere da sparo per due sterline. In seguito, si recò presso le gallerie da tiro di Leicester Square, Strand e West End, intento ad esercitarsi.
Qualche giorno dopo, Oxford fece visita al negozio di armi di Lambeth, proprietà di un suo ex compagno di studi, tale Gary. Qui comprò cinquanta berretti di percussioni di rame e della polvere da sparo. Non avendo però munizioni disponibili, Gary indirizzò l’amico altrove.
La sera del 9 Giugno, Edward Oxford mostrò a una piccola schiera di testimoni, per nulla timido, la sua pistola apparentemente carica. I curiosi chiesero all’uomo che cosa intendesse farci, ma egli mantenne per sé il mistero.
Dopo un’attenta osservazione di quella che era la tabella di marcia giornaliera della giovane Regina Vittoria, (allora incinta del primo figlio) alle sedici del 10 Giugno 1844, Oxford si appostò su un sentiero a Constitution Hill, nei pressi del palazzo reale di Buckingham.
Proprio di lì, la regina era solita passeggiare in carrozza col marito, il Principe Alberto, senza scorta
Sotto, Edward Oxford spara alla Regina Vittoria il 10 Giugno 1840 in un acquerello di G. H. Miles, British Museum. Immagine di Artsunlimited-commonswiki, Pubblico Dominio via Wikipedia
Allo scoccare delle diciotto, la coppia fece la sua comparsa, come previsto, in una carrozza scoperta. Lesto, Edward Oxford sparò in successione con entrambe le pistole in direzione del mezzo, mancando però il bersaglio prescelto.
Quasi subito, Oxford venne immobilizzato dai passanti, e senza opporre alcuna resistenza, gridò:
Sono stato io! Sono stato io a farlo
Il giorno stesso, Edward Oxford venne arrestato per tradimento e tentato assassinio verso i sovrani del regno. Quando venne scortato alla stazione di polizia, chiese concitatamente se la Regina Vittoria fosse rimasta ferita, ricevendo risposta negativa. Inoltre, egli ammise in seguito di aver caricato le sue pistole soltanto con la polvere da sparo, e quindi risultavano innocue.
Successivamente, la polizia perquisì l’appartamento dell’uomo con attenzione; conservati in un baule, vennero rinvenuti una spada con un fodero, uno stampo per proiettili, polvere da sparo, due sacchi da pistola, dei cappucci di percussione, cinque palle di piombo. Inoltre vennero trovati dei documenti di una fittizia società militare (frutto dell’immaginazione di Oxford), dal nome “Young England”, provvisto di un elenco di ufficiali confezionati (che dovevano venire muniti di spada, fucile, pugnale e due pistole) e di un’ampia corrispondenza.
Prima di affrontare il processo, venne effettuata un’attenta analisi sul passato di Oxford, tentando di capire quali motivi potessero averlo mosso a compiere tale gesto.
Il 9 Luglio, presso l’Old Bailey (Central Criminal Court), il processo di Edward Oxford ebbe inizio; nonostante egli avesse detto di aver caricato le pistole con proiettili, questi non vennero mai rinvenuti. Di fronte a tali prove, egli ammise di aver utilizzato soltanto della polvere da sparo.
L’accusa aveva dalla sua parte molte prove di natura oculare, poiché l’attentato si era verificato in mezzo a una piccola folla. La difesa, al contrario, era gremita di amici e membri della famiglia Oxford, i quali testimoniarono che Edward aveva spesso dato segni di squilibrio mentale. A sostegno di tale tesi, poiché all’epoca l’alcolismo era considerato come ereditario e un fattore primario di squilibrio mentale, i testimoni raccontarono del padre e del nonno di Edward, entrambi alcolisti.
Hannah Markelw raccontò inoltre della natura violenta e intimidatoria del marito; del figlio Edward, menzionò alcune sue peculiarità, come strane risate isteriche, rumori singolari da lui emessi, e la sua forte ossessione per le armi fin dalla tenera età.
Alle testimonianze si aggiunsero le analisi di patologi e medici, i quali dopo aver esaminato il cranio di Oxford, lo bollarono come “imbecille mentale”, o non capace di autocontrollo.
Alla fine del processo, Oxford venne dichiarato “non colpevole per pazzia” e condannato a essere detenuto “fino a quando non si conoscerà il piacere di Sua Maestà”.
L’uomo venne rinchiuso allo State Criminal Lunatic Asylum di Bethlem, Southwark, dove rimase per 24 anni e divenne un “prigioniero esemplare”
Gli anni della sua reclusione, Edward Oxford li occupò con l’apprendimento del disegno, divenendo poi pittore e decoratore dell’ospedale, e di numerose lingue, tra cui francese, tedesco e italiano, spagnolo, greco e latino.
Nel 1864, egli venne trasferito all’ospedale di Broadmoor, dove al suo arrivo venne considerato come “apparentemente sano”; qui ammise di aver attentato alla vita della regina Vittoria perché in cerca di notorietà, senza nessuna intenzione di ferirla.
Sotto, dettaglio di una litografia di J. R. Jobbins dell’attentato di Edward Oxford alla Regina Vittoria, 1840. Immagine di Moonraker, Pubblico Dominio via Wikipedia
Nel nuovo istituto lavorò come falegname e pittore, e continuò a comportarsi con buona educazione, senza mai dare problemi. Nonostante ciò, l’allora Home Secretary George Gary, rifiutò di ordinare la sua liberazione. Dopo qualche anno, Oxford ottenne il permesso di tornare in libertà, a patto che si allontanasse dall’Inghilterra (pena, l’ergastolo) e raggiungesse una delle colonie oltremare dell’Impero Britannico.
Accettando dunque le condizioni, Oxford si trasferì a Melbourne, Australia, adottando un nuovo nome, rivelatore della rinnovata libertà:
John Freeman
Qui divenne un imbianchino e prese parte alla West Mutual Improvement Society. Nel 1881 sposò una donna, vedova e madre di due bambini, e divenne guardiano della cattedrale di St. Paul.
Prima di morire nel 1900, l’uomo si dilettò nel giornalismo, scrivendo con lo pseudonimo “Liber” (anche questo rivelatore), alcuni articoli per “The Argus” su alcuni fatti concernenti Melbourne, che divennero la base per il libro “Lights and Shadows of Melbourne Life”.
Figura controversa, la cui salute mentale rimane ancor oggi un arcano, Edward Oxford è riuscito, al prezzo di metà della vita trascorsa in manicomio, a raggiungere la tanto desiderata fama. Se avesse realmente voluto assassinare la Regina Vittoria non lo sapremo mai. Tuttavia, ella gli sopravvisse per un anno, morendo nel 1901 all’età di 81 anni.