Edith Cavell nacque a Swarderson, in UK, il 4 dicembre del 1865, la prima dei 4 figli del vicario del paese Frederick Cavell e di Louisa Sophia Warming, dimostrò sin da giovane un animo semplice e di grande altruismo. Di lei era nota la passione per la vita attiva, l’amore per i fiori e per gli animali, che era solita ritrarre dilettandosi nell’arte del disegno e della pittura. Fu proprio grazie ai proventi ricavati dalla vendita dei suoi quadri se potè dar vita alla scuola domenicale per i più bisognosi, a cui si dedicò insieme alla madre.
Edith Louisa Cavell:
Dopo un primo percorso di studi liceale iniziò a lavorare come governante presso varie famiglie, e proprio in quegli anni iniziò una relazione col cugino Eddie Cavell, che interruppe il rapporto perché affetto da violenti attacchi d’ira, ma che Edith non smise mai di ricordare, neanche in punto di morte. Nel 1888 visitando l’ospedale bavarese condotto dal Dottor Wolfenberg scoprì la passione per l’opera infermieristica, che maturò negli anni successivi.
Nel 1890 si trasferì a Bruxelles, dove grazie al suo fluente francese fu assunta per 5 anni sempre come governante. Successivamente trascorse alcuni mesi del 1895 al Fountains Fever Hospital di Tooting e nel 1896 completò gli studi al London Hospital, seguita dalla capoinfermiera Eva Luckes, una vera pioniera dell’organizzazione e dell’assistenza infermieristica.
Edith Cavell con i suoi due cani, Don e Jack (quest’ultimo, sulla destra, venne salvato dopo l’esecuzione della padrona):
L’anno successivo le fu riconosciuto il merito e la dedizione nella cura di più di mille malati affetti da febbre tifoide, che continuò a seguire anche dopo le loro dimissioni. Fu durante una di queste visite che ebbe modo di confrontarsi con il Dottor Antoine Depage, con il quale fondò il 10 ottobre del 1907 “l’École Belge D’Infirmiers Diplomés” , “La scuola belga d’infermiere laiche”, dove le studentesse volenterose venivano addestrate al lavoro ospedaliero ispirate dall’opera di Florence Nightingale, fondatrice dell’opera assistenziale e dell’organizzazione degli ospedali da campo.
Ma fu soltanto grazie alla regina del Belgio Elisabetta di Wittelsbach, bisognosa di cure personali, se l’istituto potè evolvere sia logisticamente che a livello di prestigio. Fino ad allora molte delle ragazze temevano di vedere screditate la loro reputazione ed il loro rango sociale. Edith si preoccupò personalmente delle lezioni da impartire alle giovani operatrici sanitarie, continuando ad assistere casi privati.
Ma con l’inizio della guerra nel 1914 Edith decise di adibire la scuola ad ospedale della Croce Rossa, ed insieme alla sua assistente Miss Wilkinson si occupò dei feriti indipendentemente dal fatto che fossero Tedeschi o Belgi.
Cavell con il dottor Depage e alcune infermiere dell’istituto medicochirurgico di Uccle:
Attraverso la struttura la Cavell insieme ad altri collaboratori fornì per diversi mesi un sistema di aiuti umanitari, circa 200 rifugiati tra cui soldati britannici e alleati francesi poterono quindi spostarsi nei Paesi Bassi; e soprattutto dopo l’invasione e l’occupazione tedesca del Palazzo Reale, all’insaputa del governo oppressore, la coraggiosa infermiera intervenne a sostegno dei più disagiati avvalendosi pure dell’appoggio della principessa Marie De Croy e della Contessa Jeanne de Belleville.
Quando venne alla luce il suo coinvolgimento nell’estate del 1915, Edith venne arrestata e raggirata al fine di estorcerle maggiori informazioni, e nonostante il suo tentativo di nascondere ogni prova o documento che avrebbe rischiato di portare allo scoperto altri complici, e malgrado l’intervento dell’ambasciata statunitense tramite il delegato Brand Wihtlock, la Cavell venne processata il 7 ottobre dopo mesi d’isolamento, durante il quale non rinnegò mai la sua responsabilità, l’aiuto offerto ai soldati britannici e l’estrema riconoscenza ricevuta.
Solo 4 giorni dopo la Corte sentenziò la sua pena di morte, per l’accusa di spionaggio, pena che il governo tedesco eseguì subito, incurante degli interventi delle ambasciate neutrali statunitense e spagnola a favore della donna.
Edith Louisa Cavell venne fucilata alle 2 del mattino del 12 ottobre 1915 in un poligono di tiro belga a Schaerbeek, dopo ore dedite alla preghiera
Pare che gli esecutori del plotone non fossero disposti ad eseguire il mandato d’esecuzione, ma non poterono opporsi. Quello stesso giorno venne fucilato l’architetto Philipe Baucq, coinvolto nella rete di aiuto, e fautore di diverse associazioni e manovre per sostenere i soldati e le loro famiglie. Le sue ultime lettere scritte in procinto di morire non vennero recapitate perché consegnate alla polizia tedesca, e come l’esecuzione anche la sepoltura fu tempestiva e senza riguardi.
In seguito all’avvenimento che condizionò negativamente la propaganda tedesca, ci furono una serie di aspre reazioni nell’ambito internazionale, soprattutto da parte degli statunitensi, convinti sempre più di dover entrare in guerra.
Manifesto propagandistico antitedesco: al centro, in basso, sono raffigurati la tomba di Edith Cavell e l’affondamento del Lusitania:
Fu soltanto a fine guerra, nel 1919, che a Edith Louisa Cavell fu concesso un degno funerale, a cui presenziò l’intera famiglia Reale britannica, e la salma venne scortata durante un viaggio di 2 giorni per la sepoltura prevista nella Cattedrale di Norwich, per volere dei familiari.
Oggi la scuola a lei intitolata continua la sua attività di formazione medica. A Edith Cavell sono stati dedicati francobolli, monumenti, scuole, strade e reparti clinici, in suo onore è stato denominato anche un asteroide, il 11073 Cavell.
Il memoriale a Edith Cavell a St. Martin’s Place, Londra, con le sue ultime parole incise sul piedistallo. Fotografia di Adam Carr condivisa via Wikipedia licenza pubblico dominio:
Diversi sono stati anche gli adattamenti cinematografici, tra cui “Dawn” , “Nurse and Martyr” e “La storia di Edith Cavell” del 1939, dove Edith è interpretata da Anna Neagle.
Di notevole intensità è il dipinto che la raffigura nella sua sofferenza realizzato da Franco Bugatti e custodito a Jesi. Anche da parte dell’Italia ci un intervento a sostegno della sua innocenza, l’anno dopo la sua morte, infatti Antonio Gramsci, fondatore del partito comunista italiano, reclamò pubblicamente attraverso un articolo de l”Avanti” edito in Piemonte, l’aspettativa di una giusta rivendicazione proletaria in onore dell’infermiera inglese.
Il 12 ottobre la Chiesa Anglicana commemora la sua morte, ricordando il lodevole esempio di patriottismo e devozione religiosa, la straordinaria propensione all’accudimento e alla protezione dei più deboli ed infelici. Il nome Edith si diffuse d’allora non solo nel Regno Unito, ma anche in Francia, la famosa cantante Edith Piaf ne è un esempio.
Persino nelle sue ultime ore pronunciò parole esemplari, di grande ispirazione sia a livello umano che professionale:
“Patriottism is not enough, I must have no hatred or bitterness towards anyone”