Dopo 31 anni il Giappone riapre la caccia commerciale alle Balene

Erano 31 anni che il Giappone faceva parte della Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene (Iwc), un organismo che si occupa di monitorare la popolazione dei cetacei e tenta di preservare le specie dall’estinzione. Come annunciato nel Dicembre 2018, il paese nipponico ha lasciato la commissione il 1° luglio, riaprendo ufficialmente la caccia alla balena per scopi commerciali da quando, nel 1988, era stata bandita.

Giappone, Norvegia e Islanda sono gli unici paesi in cui è consentita la caccia commerciale alle balene

Sotto, l’arpione di una baleniera, fotografia di Stahlkocher condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

Le attività di pesca contro gli enormi mammiferi marini in realtà non erano mai terminate, ma erano state nascoste come “ricerca scientifica” dalle autorità. Dal 1985 al 2017, infatti, le navi giapponesi hanno catturato, ucciso e mandato al macello circa 17.000 esemplari di balene, la cui carne è finita sui piatti di ristoranti e negozi.

Soltanto l’anno scorso le balene uccise per scopi di ricerca furono 333, di cui 122 incinte e 114 immature: non si erano ancora riprodotte

Su Vanilla Magazine abbiamo illustrato il disastro faunistico (perché non si può descrivere in altro modo) nell’articolo dedicato, dove veniva spiegato che le previsioni di caccia per il Giappone erano di 4.000 esemplari nei prossimi 12 anni.

Il cambiamento di rotta delle politiche di conservazione del paese sembrerebbe (in apparenza) risultare migliorativo rispetto alle previsioni. Gli esemplari di balena che dovrebbero essere uccisi quest’anno sono complessivamente 227: 52 balene Minke, 150 balenottere di Bryde e 25 balenottere boreali.

La balenottera boreale è considerata in pericolo di estinzione con soli 50.000 esemplari rimasti in tutto il mondo

Sotto, una balenottera boreale con il suo cucciolo:

La caccia delle navi verrà limitata alla zona costiera giapponese, e le baleniere nipponiche cesseranno le attività nella zona Antartica e in Australia, paese che da sempre denuncia le attività di pesca del Giappone.

Nonostante la caccia alle balene sia parte della cultura giapponese da centinaia di anni, la ripresa delle attività commerciali non può essere guardata che con preoccupazione dagli amanti della natura. Le garanzie che gli esemplari uccisi saranno soltanto quelli indicati dal governo sono praticamente nulle, e probabilmente le multe che verranno comminate ai trasgressori saranno molto inferiori al prezzo di vendita dell’animale ucciso.


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