Il primo a dar credito a Omero è il commerciante e aspirante archeologo tedesco Heinrich Schliemann, che individua l’antica città di Ilio dalle possenti mura usando l’Iliade come una guida turistica dove rintracciare indicazioni e descrizioni dei luoghi.
Nonostante la scoperta di Troia, l’Iliade ha continuato a essere considerata un capolavoro letterario dell’antichità, ma privo di veridicità storica, insomma un sublime poema sulla guerra, la forza, l’amore e l’onore, ma non certo una fonte attendibile sulla Grecia del XII secolo a.C. E d’altronde l’aedo racconta quelle vicende a distanza di quattro o cinque secoli, e dunque, come avrebbe potuto conoscere una realtà tanto lontana nel tempo, peraltro distrutta dalla “tempesta perfetta” che aveva causato il crollo dell’età del bronzo? Il suo è sempre apparso quasi esclusivamente come un racconto mitico sull’età degli eroi, ormai perduta per sempre.
Iliade, Libro VIII, versi 245-253 – da un manoscritto greco di fine V secolo o inizio VI secolo
Immagine di pubblico dominio
Eppure, le scoperte archeologiche in Grecia e in Anatolia hanno via via confermato quanto scritto nell’Iliade, mentre i leggendari palazzi micenei sono lì, a dimostrare che città come Micene, Tirinto, Pilo e Troia non sono un mito. E scavi degli ultimi anni dimostrano ancora una volta che la civiltà micenea continua a riservare sempre nuove sorprese.
Come a Iklaina (in greco Ίκλαινα), una città considerata di scarsa importanza, poco più di un villaggio all’epoca del suo ritrovamento, ma che negli anni si è rivelata un importante centro miceneo, al pari di Pylos, città più volte citata nell’Iliade insieme al suo leggendario re Nestore.
Sulla figura di Nestore, come personaggio reale, non ci si può pronunciare, ma è certa l’esistenza del Palazzo (chiamato appunto Palazzo di Nestore), dove sono state rinvenute qualcosa come un migliaio di tavolette incise in Lineare B, la scrittura dei micenei.
Palazzo di Nestore
Immagine di Jean Housen via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 4.0
Il Palazzo di Nestore, fulcro dell’antica Pylos sabbiosa, è un sito archeologico che si trova sulla collina Epanò Englianos, poco più a nord dell’odierna città di Pilo, in un luogo incantato che oggi attira migliaia di turisti: Costa Navarino
Vista sulla costa, dal Palazzo di Nestore
Immagine di Jean Housen via Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 4.0
La città, chiamata dai suoi abitanti Pylos, era il più importante centro di uno “stato” che, in epoca micenea, si estendeva per circa 2000 chilometri quadrati, e che arrivò a contare fino a 120.000 abitanti.
Al pari di Pilo, Iklaina è più volte citata nell’Iliade, è già questo poteva essere un indizio sulla sua importanza: non doveva trattarsi di un piccolo villaggio posto sotto il controllo della vicina città micenea, che sorgeva a una decina di chilometri di distanza.
Il Palazzo di Nestore, Iklaina (Iklena) e la moderna Pilo (Pylos), in una mappa della Messenia
Iklaina, che prosperò tra il 1600 e il 1200 a.C, oggi appare come poco più di un campo disseminato da vecchie pietre, in mezzo a una distesa di ulivi che digrada verso il blu del Mar Ionio. E’ una sorpresa inaspettata, tra la macchia di verde cangiante e l’aspra terra rossa, ma bisogna immaginarsela questa città, che un tempo lontano era ben organizzata, con ampi spazi, strade e piazze, edifici pubblici e un massiccio Palazzo tipico della cultura micenea, tutto circondato da imponenti mura. Al di fuori, abitazioni più modeste e botteghe di artigiani.
I resti della città di Iklaina
Immagine di Iklaina Archaeological Project
Particolare dalla foto sopra
Ma non è solo in questi resti che si riassume l’importanza della città.
Pare che Iklaina vanti un primato: probabilmente si tratta del primo esempio di città-stato della Grecia, e anche d’Europa. Potrebbe rappresentare “l’anello di congiunzione” tra quel mondo lontano dove non esisteva un potere centralizzato e quello più moderno dove lo “stato” assume il controllo di un territorio più o meno vasto, dando vita a una struttura che regola la politica e la religione, così come l’economia e l’amministrazione della cosa pubblica.
Sul sito di riferimento (Iklaina Archaeological Project) degli scavi, si legge proprio questo:
“Il passaggio da un mondo senza stati a un mondo in cui lo stato è l’istituzione politica dominante è uno dei capitoli più affascinanti della storia umana […]. Attraverso l’indagine sistematica e interdisciplinare di Iklaina, cerchiamo di gettare nuova luce sui meccanismi che hanno portato alla formazione dello stato miceneo di Pylos e di generare modelli interculturali che ci aiutino a comprendere i processi di formazione dello stato in tutto il mondo. […] Le nuove prove suggeriscono che la burocrazia e l’alfabetizzazione sono apparse prima di quanto si pensava in precedenza e che non erano limitate ai maggiori centri palaziali. L’interazione tra Iklaina e il vicino Palazzo di Nestore è cruciale per capire come si è formata una forma di governo a due livelli, con capitali centrali e distrettuali.”
Immagine di Archaeological Institute of America
Dopo vent’anni di scavi, condotti dall’archeologo greco Michael Cosmopoulos, professore presso l’Università del Missouri-St Louis (sotto l’egida della Società Archeologica di Atene con il finanziamento dell’UMSL e del National Endowment for the Humanities degli Stati Uniti, della National Science Foundation, della National Geographic Society e dell’Institute for Aegean Prehistory), una cosa appare certa:
Iklaina era suddivisa in tre zone, ovvero una amministrativa, una residenziale e l’altra manifatturiera
Una divisione che sottolinea quanto la struttura economica e sociale della città fosse avanzata.
Cosmopoulos spiega: “All’interno del quartiere amministrativo è stata trovata un’enorme piattaforma ciclopica che sosteneva una struttura di due o tre piani, e tra le sue rovine abbiamo scoperto circa 2.000 frammenti di un murale raffigurante scene nautiche, dame di corte e animali. Intorno vi erano strade lastricate – ancora in ottimo stato di conservazione – piazze pubbliche, un santuario a cielo aperto e una seconda struttura monumentale. […] Alcune delle case fuori del quartiere amministrativo erano villette con focolari circondati da quattro colonne. La cosa sorprendente è che avevamo un sistema fognario centrale, così presto nella storia, con fognature e un sistema di irrigazione di tubi di argilla. I laboratori risalgono alla fine del periodo di massimo splendore di Iklaina.”
Ricostruzione del Palazzo di Iklaina
Eppure, la scoperta più sorprendente, quella che in un certo senso ha segnato una svolta nella comprensione della storia della città e di tutta quell’epoca, è un piccolo frammento di una tavoletta d’argilla, con iscrizioni in lineare B, che è poi risultata essere “la più antica tavoletta in Lineare B mai trovata”, risalente al 1300-1350 a.C.
Il reperto è così importante perché “rivela l’esistenza dello stato indipendente di Iklaina”: le tavolette erano i documenti amministrativi dell’epoca, rinvenute solo nei Palazzi più importanti dei micenei.
Fronte e retro della tavoletta
Immagine di Iklaina Archaeological Project
Fino ad ora si riteneva che il primo stato organizzato in una struttura complessa, nell’antica Grecia, risalisse all’incirca a 3100 anni fa, ma gli scavi ad Iklaina spostano la datazione a 300 anni prima. Perché la presenza di una tavoletta dimostra “che questo governo aveva scribi, e gli scribi sono un prodotto della burocrazia. E questo suggerisce un certo grado di complessità politica e una crescente necessità di tenere traccia di materie prime, proprietà e tasse, tutto prima di quanto pensassimo”. (M. Cosmopoulos)
La tavoletta riporta da un lato un’elenco numerato di nomi maschili – forse una lista di lavoratori – e dall’altra un’elenco di prodotti sotto l’intestazione “fabbricato” (o “assemblato”).
Insomma, un documento burocratico che per gli archeologi è uno dei primi esempi del sistema di scrittura in Lineare B. Scrittura che veniva usata solo per tenere traccia di questioni economiche e amministrative, non destinate ad essere conservate per lungo tempo, forse giusto per il corso dell’anno fiscale. Il frammento è stato infatti rinvenuto in una fossa dove venivano bruciati i rifiuti: il fuoco ha cotto quell’apparentemente insignificante pezzo d’argilla, che si è invece rivelato così importante a oltre tremila anni di distanza.
Frammenti di affreschi da Iklaina
Iklaina era la capitale di una delle sedici regioni indipendenti che formavano le due province dello stato di Pylos, dove c’era la sede del governo centralizzato:
“Iklaina era la capitale di una delle regioni, l’unica a rivelare un insediamento ma anche l’esistenza di due livelli di governo, centrale e regionale, come avviene nei moderni stati federali“. (M. Cosmopoulos)
La città, quindi, pur subordinata a Pylos, aveva comunque una discreta autonomia, con un governatore proprio e una gestione indipendente dell’economia.
“Iklaina fu occupata dal sovrano del Palazzo di Nestore intorno al 1250 a.C. Il centro amministrativo fu distrutto dagli invasori e sopravvissero solo le officine, il che significa che fu retrocesso a polo produttivo. Queste furono poi abbandonate nel 1200 a.C. con la distruzione del Palazzo di Nestore”, è la conclusione di Cosmopoulos.
E se tutto questo può sembrare un esercizio di storia un po’ fine a stesso, le considerazioni dell’archeologo fanno luce sull’importanza di questi studi:
“Tutto questo ci interessa oggi perché ci racconta la nascita dei primi stati della Grecia continentale e dell’Europa, cioè nella civiltà occidentale. […] Non siamo tagliati fuori dal passato, ma l’ultimo anello di una catena molto lunga, e l’unico modo per capire il nostro mondo è scoprire come è stato creato“.
Come dire che senza lo studio del passato, anche lontanissimo, non si può comprendere e governare il presente… ma sono purtroppo in pochi, al giorno d’oggi, a tenerne conto.