Dall’Oscurità la Luce del Riscatto: Gruppo di Ragazzi Riapre le Catacombe di San Gaudioso e San Gennaro

Il Rione Sanità, a Napoli, è conosciuto anche perché qui nacque il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò, che amava scendere nelle catacombe che si trovano proprio sotto il quartiere. Forse proprio qui nacquero quelle riflessioni sulla vita e sulla morte che lo portarono a scrivere la sua poesia più famosa, ‘A livella, dopo aver visto tante volte l’affresco che mostra come, ineluttabilmente, la morte rende inutili gli orpelli tanto amati durate la vita terrena.

Probabilmente però, a Totò sarebbe molto piaciuta l’iniziativa di un gruppo di ragazzi del suo quartiere, che dieci anni fa decisero di non arrendersi al progressivo degrado del Rione, alla mancanza di opportunità che lascia aperte poche strade. Tra emigrazione o miseria, questi ragazzi hanno scelta una terza via: “non cambiare città, ma cambiare la città”.

La spinta al tentativo di far rinascere uno dei quartieri storici della città, forse lo hanno trovato nelle parole di Sant’Agostino: “La Speranza ha due bellissime figlie: lo Sdegno e il Coraggio di cambiare le cose così come sono”, che la Cooperativa La Paranza fa campeggiare nella pagina web che li descrive. Per far questo sono partiti dal sottosuolo, ventre oscuro di Napoli, che rappresenta una realtà altrettanto importante quanto quella della superficie.

Sotto il presbiterio della Basilica di Santa Maria della Sanità, c’è l’accesso alle Catacombe di San Gaudioso: dalla fastosa ricchezza della chiesa barocca si passa repentinamente ad un altro mondo e un altro tempo, quello del silenzio e dell’oblio delle cose materiali, dove forse è più facile prendere coscienza del concetto espresso da Totò nella sua poesia.

San Gaudioso, un amatissimo vescovo del V secolo, fu sepolto in un’area cimiteriale fuori dalle mura della città (forse situata su una preesistente necropoli greco-romana), quando ancora il Rione Sanità non esisteva, ma era solo un vallone ai piedi della collina di Capodimonte. Le catacombe, che dopo la sua sepoltura presero il nome del vescovo, divennero meta di pellegrinaggio per i fedeli, e contribuirono al successivo sviluppo del Rione.

L’area cimiteriale fu rimaneggiata nel corso dei secoli, ma si possono ancora ammirare affreschi risalenti al V-VI secolo, oltre allo strano tipo di sepoltura effettuata nel ‘600 dai frati domenicani. Dopo aver fatto essiccare il corpo di un defunto, i frati ne conservavano solo il cranio, mentre il resto veniva gettato negli ossari. Il teschio poi veniva incastrato in un muro, sul quale veniva dipinto un corpo che potesse in qualche modo ricordare il morto; per ricevere questo trattamento il defunto doveva appartenere ad un ceto sociale abbastanza elevato.

Oltre alle catacombe di San Gaudioso, La Paranza ha curato il recupero, e oggi gestisce, le Catacombe di San Gennaro, ma opera anche alla luce del sole, con attività di accoglienza e di organizzazione di percorsi turistici guidati.

Nata dal sogno e dall’intraprendenza di cinque volontari, senza nessun aiuto istituzionale, oggi la cooperativa dà lavoro a venti persone (età media di 26 anni) che stanno “lavorando per l’immagine della città”.


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