Se i dodici mesi costituiscono il giro di boa per le abilità motorie, i diciotto mesi rappresentano un punto di svolta per quelle linguistiche. Durante il primo anno di vita del bambino si verificano dei cambiamenti importanti che coinvolgono più ambiti. Il piccolo raggiunge una crescente autonomia nei movimenti, così come nelle azioni quotidiane e, certamente, qualcosa cambia anche sul piano comunicativo e relazionale.
Una volta che ha iniziato a camminare, aumenteranno gli scambi e le comunicazioni, imparando così a comprendere ciò che le persone attorno a lui dicono. Intorno ai diciotto mesi si registra una vera e propria esplosione nella comprensione linguistica: a diciotto mesi, le parole comprese sono tra 180 e le 200, mentre quelle prodotte tra le 20 e le 50. Inoltre, compaiono le prime frasi composte da due parole (ad esempio: mamma/pappa, andare/giardino, prendere/gioco, ecc…). Le frasi sono “telegrafiche” e comprendono quasi sempre un nome e un verbo. Potrebbe apparire banale ma è proprio in questo modo che il bambino inizia un vero e proprio scambio comunicativo partecipe e finalizzato.
A ventuno mesi, quando ci avviciniamo sempre più ai due anni, si può constatare una sorta di consolidamento dei termini appresi: il piccolo produce sempre più suoni e cerca di cimentarsi con nuovi vocaboli. L’ambiente, in questo frangente, riveste un ruolo particolarmente importante: tanto più è stimolante, tanto più il bambino imparerà e sperimenterà la gioia del comunicare verbalmente.

Sotto il profilo motorio, il periodo che va dai diciotto ai ventuno mesi (ma potremmo comprendere anche il periodo fino ai ventiquattro mesi) è all’insegna del perfezionamento delle abilità motorie.
Il nostro piccolo “esploratore” si mostra sempre più disinvolto e maggiormente concentrato soprattutto sulla manualità fine. In questi mesi, inoltre, il desiderio di imitare i gesti dell’adulto mostrano chiaramente la voglia di indipendenza del nostro piccolo.
Passiamo ora a Elena: cos’è cambiato rispetto a qualche mese fa? Dal punto di vista linguistico, la bambina è riuscita a tenere il passo con i propri coetanei?
Se le parole pronunciate, nella lingua cinese, all’inizio dei diciotto mesi superano le 25, con il passare delle settimane crescono vertiginosamente. Elena memorizza in media tra le 100 e le 120 parole al mese, arrivando alla fine dei ventuno mesi a produrne circa 440.
La lingua italiana sembra essere fin da subito in una posizione di svantaggio, ma la situazione sembra capovolgersi ben presto: se al termine dei diciotto mesi la bambina conosce circa 67 parole, durante il ventesimo e il ventunesimo mese si ha una media di 220-230 parole prodotte, arrivando a un totale di 628 parole conosciute nella fascia che va dai diciotto ai ventuno mesi. Elena in pochi mesi è riuscita a far emergere tutto ciò che aveva immagazzinato fino a quel momento.
Anche dal punto di vista motorio ci sono degli sviluppi interessanti. Ricordiamo che Elena ha iniziato a camminare intorno agli undici mesi, acquisendo fin da subito una certa sicurezza. Già verso i sedici mesi, la mamma, osservando attentamente la bambina e individuandone le sue necessità, ha iniziato a prepararle dei percorsi motori con scatole, sgabelli e aggiungendo ogni volta qualcosa di diverso, come cerchi colorati. Elena ha sempre amato e ama tuttora queste attività, tanto che a volte prende di sua iniziativa il materiale e lo dispone per terra (imitazione dell’adulto).
Questo tipo di lavoro costituisce una mini palestra per esercitare al meglio la coordinazione, l’equilibrio, l’ agilità, ma anche l’ osservazione e la logica.
Come sottolineato più volte dalla mamma, la bambina quando ha iniziato con questi percorsi, non solo voleva divertirsi, ma anche raggiungere un obbiettivo chiaro ed evidente, quello di imparare a saltare. “Lasciandosi andare” da superfici più alte, anche grazie all’appoggio di un adulto, oppure a piedi uniti da terra, provando e riprovando senza mai perdere l’entusiasmo, Elena ha imparato a saltare. Muretti e bordi dei marciapiedi sono diventati come delle travi per esercitare il suo equilibrio, mantenendo comunque quell’aspetto vigile che la contraddistingue e le permette di osservare e valutare attentamente la situazione, prima di entrare in azione.
A casa scatole, sgabelli, confezioni di pannolini e altro ancora sono diventati dei giochi che non potevano mancare nella quotidianità di Elena. In questo periodo la bambina ha seguito regolarmente le attività preparate per lei dalla mamma: materiali di scarto, oggetti naturali, qualche piccolo accorgimento per creare stupore e tanto divertimento.
Soprattutto in questa fase in cui i bambini imparano a parlare, il gioco può essere un elemento chiave che può aiutare molto grandi e piccoli. L’azione è sempre accompagnata da una parola, una frase dell’adulto che spiega ciò che sta facendo e ne dà una dimostrazione. Il bambino dev’essere al centro di tutto ciò: per trarne dei benefici è necessario che possa toccare con mano, sperimentare, sbagliare, provare e riprovare ancora, osservare ciò che sta accadendo e fare delle considerazioni utilizzando qualsiasi forma di linguaggio. Parole, gesti, postura, espressioni del viso sono tutti elementi che contribuiscono a creare un buon bagaglio lessicale…. Puro Metodo ACA…
Facciamo degli esempi pratici analizzando alcune attività svolte da Elena: la mamma ha creato dei percorsi motori fatti con i cerchi colorati, lasciando prima la bambina libera di saltarci dentro e spostarsi qua e là, poi guidandola negli spostamenti, chiedendole per esempio di andare nel cerchio giallo o in quello blu e così via. Un’altra consegna è stata quella di preparare delle costruzioni e chiedere alla bambina di metterle nel cerchio dello stesso colore. Attività semplici ma che nascondono un potenziale prezioso: permettono di allenare la sfera cognitiva, così come quella linguistica e allo stesso tempo le abilità motorie.
Anche attività di manipolazione come travasi, giochi nella sabbia con formine e secchiello, disegni di animali creati direttamente con foglie e rametti, ma anche pasta di sale, preparazione di biscotti sono ottime per lo sviluppo e la crescita del bambino. Mettere letteralmente “le mani in pasta”, preparando qualcosa da mangiare oppure giocando con sabbia, terra, sassolini ecc. ci regalano qualcosa che i giochi presenti sul mercato non potrebbero mai eguagliare. Questo perché più questi sono completi e più impediscono al bambino di dare libero sfogo all’immaginazione. Se diamo ai nostri piccoli la possibilità di toccare con mano, di osservare, provare, essere loro i protagonisti, noteremo fin da subito dei progressi. Spesso può sembrare più facile proporre qualcosa di già pronto all’uso, ma non è detto che la strada più facile da percorrere porti al risultato sperato.
A volte basta davvero qualche piccolo accorgimento per fare la differenza. Se pensate di non esserne all’altezza, non temete, i vostri bambini vi indicheranno la strada da intraprendere, in questi percorsi anche i grandi imparano cose nuove… Osservate il vostro piccolo… Mettetevi in ascolto e… Lasciatevi stupire… D’altronde l’azione non è il punto di arrivo ma quello di partenza…Come ACA ci ricorda, quindi non guardiamo al prodotto finito, al risultato ma piuttosto al percorso.
A cura di Haidi Segrada e Federica Mascheroni