Con il primo anno di vita, il bambino raggiunge alcuni traguardi importanti, uno di questi è quello di imparare a camminare da solo. L’apparato motorio in questa fase occupa una posizione di rilievo e poiché, come abbiamo visto la scorsa volta, le abilità cognitive sono strettamente collegate, il suo sviluppo influenzerà anche altre sfere.
Camminando senza supporto aumenteranno le interazioni con gli adulti e il contatto con il mondo circostante, tutte occasioni per il nostro piccolo di osservare, toccare, manipolare oggetti e superfici diverse, ma soprattutto di esercitarsi a parlare.
Lo sviluppo motorio, in questa fase, riveste un ruolo fondamentale. Tra i 12 e i 15 mesi avvengono una serie di progressi dove il bambino manifesta un forte desiderio di imparare.
L’uso diversificato delle mani diventa sempre più consapevole, la capacità di afferrare richiede maggiore abilità e il bambino impara modulare la propria forza e a controllarla. Inoltre, camminare tenendo tra le mani un oggetto, per esempio, implica la coordinazione, l’equilibrio ed essere in grado di dosare la forza muscolare. Il desiderio di indipendenza cresce in maniera esponenziale e, con essa, la voglia di perfezionare ed affinare i movimenti.
Il quindicesimo mese di vita è contraddistinto da attività “frenetiche” come salire e scendere da sedie, divani e poltrone e lanciare oggetti stando in piedi e/o seduto. Inoltre, per quanto riguarda la motricità fine, è in questo periodo che inizia la fase dei travasi. Mettere palline e/o granaglie all’interno di bottiglie e contenitori per poi rovesciarle, aprire e chiudere scatole, diventano giochi ed esperienze per promuovere le competenze motorie… Ma non solo. In questo periodo, lo sviluppo del linguaggio subisce un’accelerazione e il vocabolario si arricchisce.
A 12 mesi, oltre a “mamma” e “papà” compaiono le prime parole, il lattante ne arriva a pronunciare circa 10, solitamente tutte collegate ad azioni di vita quotidiana o a persone famigliari; articola principalmente suoni nasali (m, n) e occlusivi (p, b, t, d, c). Arrivato a 15 mesi, la media si aggira intorno alle 15 parole.
In questa fascia è importante tenere presente anche altri aspetti: uno è senza dubbio il legame tra linguaggio e comunicazione. Si comunica non solo con le parole, ma anche attraverso sguardi, espressioni del viso, gesti ecc. Il bambino prima sviluppa l’abilità di comprendere il linguaggio, solo dopo lo produce. In questo percorso intervengono alcuni fattori che possono velocizzare, o al contrario, rallentare il processo.
È proprio intorno a un anno di età che si verifica un evidente balzo in avanti nella comprensione del linguaggio. Il piccolo riconosce il legame tra referente e parola ed è in grado inoltre di comprendere semplici istruzioni, soprattutto se collegate a un contesto specifico.
Come dimostrato da diversi studi, esiste una correlazione tra dotazione genetica e stimolazione ambientale: una dipende dall’altra. Lo sviluppo del linguaggio del bambino, sicuramente deriverà dal patrimonio genetico che differenzia ciascuno di noi, ma in assenza di stimoli adeguati, produrre parole potrebbe risultare assai difficoltoso.
Si sottolinea, infatti, che è il desiderio di comunicare emozioni e di dare il nome alle cose, oltre che alle persone care che lo circondano, che spinge il bambino a comunicare, a entrare in relazione con l’altro.
Il bambino è in grado di riconoscere la voce della mamma da quella di altre persone ancora prima di nascere, questo è possibile perché è esposto a suoni esterni, voci, musica, rumori. Alla nascita e durante i primi mesi di vita l’ambiente circostante è estremamente importante, sia per quanto riguarda l’aspetto linguistico, ma anche per gli altri ambiti cognitivi.
Dopo questa doverosa premessa, concentriamoci ora su Elena. Possiamo dire che il suo percorso si è leggermente discostato da ciò che abbiamo appena descritto.
Federica ha notato nella bambina una crescente comprensione sia della lingua cinese che di quella italiana. La voglia di comunicare non è mai mancata, ne sono una conferma i suoi “monologhi al telefono”. Nel tentativo di imitare gli adulti, faceva delle vere e proprie conversazioni in un linguaggio solo a lei conosciuto; alcune sembravano parole in cinese, ma niente che avesse avuto un significato vero e proprio. Fin dall’inizio sembrava che Elena preferisse proprio questa lingua, sia per il parlato che per la comprensione, nonostante la sua mamma avesse sempre usato l’italiano.
Malgrado l’incapacità temporanea di parlare, la bambina cercava di farsi capire, anche attraverso i gesti oppure indicando cose e persone. Ricordiamo che Elena è un’ottima osservatrice, quella sua curiosità per gli oggetti che incontrava non era altro che un primo tentativo di memorizzare parole nuove, immagazzinare concetti.
Portandola fuori tutti i giorni, i suoi genitori hanno notato fin da subito che altri suoi coetanei sembravano più avanti di lei: sarà perché molti “amavano”, in un certo senso, ripetere le parole dette a loro dall’adulto, parlando in continuazione e di conseguenza imparando molto più in fretta. Elena, invece, soprattutto quando era in mezzo ad altre persone, non apriva bocca. Più di una volta, a Federica è stato chiesto se la bambina capisse l’italiano e se non era il caso di parlarle solo in cinese per non mandarla in confusione. Tutti mostravano incredulità quando la mamma rispondeva che sapeva benissimo ciò che voleva e che l’apprendimento delle due lingue non avrebbe provocato interferenze. La bambina aveva solo bisogno del tempo per elaborare ciò che stava accadendo.
Elena oltre a osservare attentamente ciò che la circonda, molto spesso si muove con “cautela”, o meglio, prima di agire valuta la situazione e i possibili “rischi” e solo quando si sente sicura, agisce. La buona capacità di comprensione della lingua cinese e di quella italiana, l’attitudine a creare associazioni tra referente e parola facevano capire che Elena avrebbe iniziato a parlare ben presto e che non c’era alcun motivo per cui preoccuparsi. Era tutto lì, dentro di lei, un bel giorno sarebbe uscito e avrebbe lasciato tutti a bocca aperta… E così è stato, ma per saperne di più vi diamo appuntamento al prossimo articolo.
Articolo a cura di Haidi Segrada e Federica Mascheroni. Fotografia dell’articolo e in copertina di pubblico dominio via Unsplash.