In Italia esistono numerosi borghetti in stato di abbandono, luoghi che una volta pullulavano di vita oggi ridotti a una semplice massa di ruderi ed erbacce. Tra questi spicca su tutti un paese che, nonostante l’abbandono, accoglie tra le sue rovine migliaia di visitatori ogni anno: si tratta di Craco, la ghost town italiana a soli 50 km da Matera.
Nel cuore dei calanchi lucani, posto sulla cima di una collina di roccia biancastra, si erge il paese fantasma di Craco (o per lo meno, quel che ne rimane). Questo borghetto una volta era conosciuto come “il paese del grano”. La produzione era così intensa che i suoi 2000 abitanti non erano sufficienti alla coltivazione delle terre, così la manodopera cominciò ad arrivare dal Salento. Nonostante le sue strettissime e inospitali stradine, Craco brulicava di vita e lavoro.
Alle volte una crescente popolazione non è sufficiente a tenere in vita una città
Tra gli anni ‘60 e ‘70 il paese dovette essere evacuato a causa di una frana avvenuta nel 1963. Il cedimento delle strutture fu lento, il borgo venne infatti svuotato poco alla volta. Uno spopolamento annunciato che probabilmente con qualche accorgimento in più poteva essere evitato.
La frana del 1963 non fu la prima a colpire Craco, la storia del suo abbandono infatti sembra essere iniziata secoli prima, nel 1688. In quell’anno ci fu un terribile terremoto che ebbe come epicentro Craco-Pisticci, il quale causò circa 400 morti. Il sisma portò alla formazione di alcune frane latenti su un territorio che era già per propria natura instabile.
Più di 100 anni più tardi, nel 1888, si registrò a Craco la prima frana documentata. A dare vita al disastro fu la costruzione di un ponte ad archi, la cui edificazione avrebbe dovuto salvare l’attuale SS103 grazie ad alcune strutture fondali, la cui base poggiava a 18 metri di profondità. Subito dopo la costruzione, il ponte si abbassò di 20 centimetri.
La situazione rimase abbastanza stabile fino all’anno 1959, quando una pioggia considerevole (durata 5 giorni di seguito) riattivò il movimento franoso, il quale causò le prime crepe nelle abitazioni a monte del paese. Tra il 1963 e il 1965 la situazione cominciò a diventare critica, e le prime case vennero evacuate. Nel 1974 Craco disse addio anche ai suoi ultimi abitanti, i quali furono tutti trasferiti in alcuni alloggi popolari a Peschiera.
Nonostante il pericolo di crollo e la rovina portata dall’abbandono, Craco non ha mai smesso di esercitare un forte fascino nell’animo delle persone. Il paese fantasma infatti è diventato il set di moltissimi film, tra i quali il celebre “The Passion” di Mel Gibson. Famosa è la scena del suicidio di Giuda con Craco che maestoso si erge sullo sfondo.
Ma non solo! Nonostante oggi a Craco vecchia sembrino abitare solo pecore e tre asinelli, ogni anno è visitata da migliaia di turisti. Grazie a un’associazione è possibile visitare la città accompagnati da una guida esperta.
Nonostante le frane, Craco oggi vive ancora. A breve infatti, grazie ai fondi raccolti, il percorso guidato verrà ampliato. La speranza è che un giorno tutto il borghetto possa essere restaurato, in modo che i suoi vecchi abitanti possano riabbracciare le proprie abitazioni.
Sotto, in una scritta rossa e sbiadita, si legge “Pane e Lavoro”. A scriverlo furono i contadini prima della riforma agraria. La scritta si trova su palazzo Grossi, dimora dei latifondisti. Nel palazzo sono ancora presenti degli affreschi, ma non è visitabile.
Sulla sinistra, una cupola estradossata ricoperta di maioliche, ha la forma di un elmetto:
Fascio littorio sui tombini, sfuggito alla resistenza oltre che ai ladri e vandali:
Sotto un Asinello, uno dei tre che ancor oggi abitano il paese:
Fantastico: scritta da un vandalo, è diventata un luogo di ritrovo a Craco. Spesso i produttori dei film per incontrarsi dicono “ci vediamo al fantastico”:
Craco#15:
Craco#16:
Craco#17:
Craco#18:
Craco#19:
Craco#20:
Tutte le fotografie sono di Sonia Ricchetti, autrice dell’articolo.