Cosa succederebbe se esplodesse una Bomba Nucleare?

L’invasione russa dell’Ucraina ha da subito fatto paventare il rischio di un conflitto nucleare. Senza addentrarci nella diatriba politica, come sarebbe l’esplosione di una bomba nucleare per coloro i quali si trovano nei paraggi, e cosa accadrebbe in seguito?

La risposta dipende da quante armi vengono lanciate. La Russia e gli Stati Uniti posseggono il 90% delle armi nucleari del mondo, secondo la Federation of American Scientists. La Russia ha 1.588 armi schierate su missili intercontinentali, che hanno una portata di almeno 5.500 chilometri, in grado di raggiungere praticamente ogni angolo del pianeta, e basi di bombardieri pesanti, che ospitano aerei in grado di trasportare e sganciare bombe nucleari.

Gli Stati Uniti hanno 1.644 armi con la stessa potenzialità distruttiva

Una guerra nucleare su vasta scala potrebbe rappresentare un evento talmente epocale da portare alla quasi estinzione dell’umanità, non solo a causa delle morti iniziali ma anche a causa della crisi globale legata al raffreddamento, il cosiddetto inverno nucleare, che ci sarebbe in seguito.

Danger of nuclear war illustration with multiple explosions

Uno scenario più probabile, secondo alcuni esperti di geopolitica, prevede un conflitto nucleare su scala limitata che utilizza le cosiddette armi atomiche tattiche. Secondo il James Martin Center for Non-proliferation Studies, dal 30% al 40% degli arsenali statunitensi e russi sono costituiti da queste bombe più piccole, che hanno una portata inferiore ai 500 chilometri via terra e meno di  600 chilometri via mare o via aerea. Queste armi avrebbero comunque impatti devastanti vicino alla zona dell’esplosione, ma non creerebbero un’apocalisse nucleare globale.

Cosa accade quando esplode?

Una testata termonucleare funziona sia mediante fissione sia mediante fusione per creare un’esplosione. Esistono diversi tipi e dimensioni di armi nucleari, ma le bombe moderne iniziano innescando una reazione di fissione. La fissione è la scissione dei nuclei degli atomi pesanti in atomi più leggeri, un processo che rilascia neutroni. Questi neutroni, a loro volta, possono penetrare nei nuclei degli atomi vicini, scindendoli e innescando una reazione a catena fuori controllo.

L’esplosione di fissione risultante è devastante: sono state le bombe a fissione a distruggere Hiroshima e Nagasaki, in Giappone, con una forza compresa tra i 15 e i 20 chilotoni, vale a dire da 15.000 a 20.000 volte la potenza di un’esplosione di 1.000 tonnellate di tritolo (per appassionati di fisica, 1 chilotone libera un’energia pari a 4,184 TJ).

Le armi moderne farebbero sembrare tali esplosioni poco più di petardi

Le bombe termonucleari, o a idrogeno, utilizzano la potenza della reazione di fissione iniziale per fondere gli atomi di idrogeno all’interno dell’arma. Questa reazione di fusione innesca ancora più neutroni, che creano più fissione, che creano più fusione, e così via. Il risultato, secondo l’Union of Concerned Scientists, è una palla di fuoco che raggiunge temperature che corrispondono al calore del centro del sole.

Se ve lo steste chiedendo, le bombe termonucleari sono state sì testate, ma mai usate contro nessun obiettivo militare o civile

Ovviamente essere nei paraggi del punto zero di un’esplosione simile significa morte istantanea. Un’arma nucleare da 10 kilotoni, equivalente alla metà o poco più delle dimensioni delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, ucciderebbe immediatamente circa il 50% delle persone entro un raggio di 3 chilometri dalla detonazione al suolo. Quelle morti sarebbero causate da incendi, intensa esposizione alle radiazioni e altre lesioni mortali. Alcune di queste persone rimarrebbe ferite dalla pressione dell’esplosione, mentre la maggior parte sarebbe esposta a ferite da edifici crollati o da schegge volanti; la maggior parte degli edifici in un raggio di 0,5 miglia (0,8 km) dalla detonazione verrebbe abbattuta, o al minimo enormemente danneggiata.

A city showing the effect of Climate Change

Il sito web del governo degli Stati Uniti Ready.gov consiglia a chiunque possa trovarsi in una zona d’esplosione e che abbia preavviso, sia da comunicazioni ufficiali sia dalla vista di un lampo di una detonazione vicina, di spostarsi in un seminterrato o al centro di un grande edificio, rimanendo all’interno per almeno 24 ore per evitare la letale ricaduta radioattiva.

Ad ogni modo coloro i quali fossero vicini al centro dell’esplosione non potrebbero ricevere aiuti. Le vie di comunicazione sarebbero tagliate, gli ospedali rasi al suolo e chiunque avrebbe il terrore di avvicinarsi a causa delle radiazioni.

I sopravvissuti trasporterebbero della polvere radioattiva e avrebbero bisogno di essere decontaminati, mentre la maggior parte subirebbe ustioni termiche dopo l’esplosione iniziale. La morte potrebbe anche venire a causa di una tempesta di fuoco; a seconda del terreno della zona dell’esplosione, gli incendi causati dall’esplosione iniziale possono combinarsi e crearne sempre di nuovi autoalimentati. Una tale tempesta di fuoco si è verificata a Hiroshima, secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, inghiottendo tra le fiamme circa 11,4 chilometri quadrati.

Conseguenze secondarie

Le radiazioni sono la conseguenza secondaria, e molto più insidiosa, di un’esplosione nucleare. Le bombe a fissione sganciate sul Giappone crearono delle ricadute locali, ma le moderne armi termonucleari fanno esplodere materiale radioattivo in alto nella stratosfera (lo strato intermedio dell’atmosfera terrestre), che creano delle ricadute globali di materiale radioattivo. Il livello di ricaduta dipende dal fatto che la bomba viene fatta esplodere sopra il suolo, in aria, che peggiora la ricaduta globale ma smorza l’effetto immediato a ground zero, o sul suolo, e risulta devastante per l’area sottostante.

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Il rischio di ricaduta è più grave nelle 48 ore successive all’esplosione. In assenza di neve o pioggia, che aiuterebbero a trascinare la ricaduta radioattiva a terra più velocemente.

A 48 ore dopo l’esplosione un’area inizialmente esposta a 1.000 roentgen all’ora (unità di misura per le radiazioni ionizzanti) subirà solo 10 roentgen all’ora di radiazioni. Circa la metà delle persone che sperimentano una dose totale di radiazioni di circa 350 roentgen in un paio di giorni rischiano di morire per avvelenamento acuto da radiazioni. (Per confronto, una Radiografia addominale può esporre le persone a meno di 1 roentgen.)

I sopravvissuti esposti alle ricadute saranno ad alto rischio di sviluppare il cancro per il resto della loro vita. Gli ospedali specializzati di Hiroshima e Nagasaki hanno curato più di 10.000 sopravvissuti ufficialmente riconosciuti alle esplosioni del 1945, e la maggior parte dei decessi è stato attribuibile al cancro. Nei 10 anni dopo l’esplosione il tasso di leucemia era di 4/5 volte quello rispetto alle persone non esposte.

La catastrofe ambientale

La radioattività e le ricadute avrebbero gravi effetti sull’ambiente e sulla salute non solo dell’uomo. A seconda delle dimensioni di un conflitto nucleare, le esplosioni potrebbero influenzare pesantemente il clima terrestre.

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Sotto, schema della ricaduta radioattiva:

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In un luogo come l’Ucraina, che produce circa il 10% del grano mondiale, le ricadute potrebbero finire su tutti i terreni coltivati della zona. Se le ricadute vengono assorbite da terreni utilizzati per la produzione alimentare potrebbero causare problemi a lungo termine, come il cancro. In particolare sarebbe letale lo iodio radioattivo.

Se venissero sganciate un numero elevato di bombe si creerebbe uno strato di cenere e fuliggine da creare un brusco abbassamento delle temperature. Mentre una o due esplosioni nucleari non avrebbero apprezzabili effetti globali, la detonazione di 100 armi delle dimensioni di quella lanciata su Hiroshima nel 1945 abbasserebbe le temperature globali al di sotto di quelle della Piccola Era Glaciale avvenuta tra il 1300 e il 1850 circa. L’impatto sarebbe un’oscillazione climatica selvaggia e improvvisa: le temperature durante la piccola era glaciale diminuirono di ben 2°C, un calo maggiore rispetto all’aumento del riscaldamento visto dall’inizio della rivoluzione industriale (che è stato di circa 1°C). Un freddo improvviso come quello al giorno d’oggi potrebbe avere un enorme impatto sull’agricoltura e sulla capacità di produzione degli alimenti. La piccola era glaciale causò diffuse carestie in un momento in cui la popolazione mondiale era meno di un settimo di quella che è oggi, ma aveva anche molte meno tecnologie per la produzione e la conservazione degli alimenti.

In definitiva, difficilmente di fronte a un elevato numero di esplosioni nucleari qualcuno sulla terra sarebbe al riparo da conseguenze. Forse quelli più fortunati si troverebbero al centro di una delle esplosioni, gli altri, sia che si trovassero in una zona di ricaduta radioattiva sia lontano, morirebbero velocemente di cancro o di fame. Da questa catastrofe si salverebbero soltanto pochissime persone, che combatterebbero la quarta guerra nucleare con mazze e bastoni.

Fonte: LiveScience.

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