L’umanità ha un rapporto controverso con i lati più oscuri della propria storia: secondo alcuni è preferibile cancellare dalla memoria gli errori del passato, per riuscire ad andare avanti; altri pensano che ignorando, o rifiutando di riconoscere gli errori ed orrori commessi da chi ci ha preceduto, si compia una grave mancanza nei confronti di chi ne ha sofferto le conseguenze, e soprattutto lasci spazio ad un ripetersi di eventi analoghi e nefasti. Questo tipo di dibattito ha infiammato nei mesi scorsi l’Austria, dopo che il governo nazionale aveva annunciato la demolizione di un’insignificante casa gialla nella cittadina fluviale di Branau am Inn, edificio senza pretese, divenuto famoso solo perché fu il luogo di nascita di Adolf Hitler.
Il dittatore tedesco trascorse solo tre anni nel piccolo appartamento preso in affitto dai genitori, che poi si trasferirono a Passau, cittadina sul lato tedesco del fiume Inn. Anche se la residenza del futuro Fuhrer a Braunau fu breve, il desiderio di vedere il luogo di nascita di Hitler trasformò la sua casa natale in un luogo di pellegrinaggio per i suoi sostenitori, già a partire dal 1930.
Nel 1945 Branau fu occupata dalle Forze Armate degli Stati Uniti, che impedirono ad alcuni soldati tedeschi di distruggere l’edificio. La maggior parte dei residenti della piccola città avrebbero però preferito che gli americani non avessero ostacolato la demolizione della casa: la sua presenza, nel cuore della città, è un ricordo costante di un passato di cui si vergognano, senza contare l’imbarazzo per le visite dei simpatizzanti nazisti, che non sono mai cessate, soprattutto nella ricorrenza della nascita di Hitler.
Per scongiurare il pericolo di usi inappropriati il governo austriaco, fin dal 1972, ha preso in affitto l’immobile, destinandolo a diverse funzioni: museo, scuola, biblioteca, sede di un’associazione di aiuto ai disabili. Ma ormai da alcuni anni la casa è vuota, perché il proprietario rifiuta di eseguire i lavori di ristrutturazione necessari; così il governo austriaco, dal luglio scorso, ha iniziato a deliberare sul suo possibile destino: l’edificio sarà demolito, per lasciare posto ad una nuova struttura che non rammenti in alcun modo la storia passata; forse subirà delle modifiche per le quali “non sarà più riconoscibile”.
La decisione finale probabilmente non metterà fine ad un dibattito nato già nel 1945. Chi pretende la demolizione della casa adduce a motivo il fascino da essa esercitato sui gruppi neonazisti, i quali subirebbero così una simbolica sconfitta. Questa tesi è sostenuta dal Ministro degli Interni austriaco Wolfgang Sobotka, che ha esplicitamente espresso il desiderio di sradicare ciò che è diventato “un luogo di culto” per i neonazisti. Diversa l’opinione del vice-cancelliere Reinhold Mitterlehaner, che preferirebbe trasformare la casa in un museo, per educare le future generazioni sui pericoli dell’estremismo radicale.
L’unica verità incontestabile è che l’abbattimento della casa natale di Hitler non può certo cancellare le atrocità commesse dall’uomo che, casualmente, nacque in quel luogo. Ciò che in realtà è importante, attraverso la distruzione o la conservazione dell’edificio, è mantenere viva la memoria di ciò che accadde, come brevemente ammonisce una lapide posta davanti alla casa:
Fotografia condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:
Für Frieden und Freiheit Demokratie. / Nie wieder Faschismus. / Millionen tote mahnen. [Per la pace, la libertà e la democrazia. / Mai più fascismo. / Milioni di morti ci avvertono.]